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Il veglio mi guardò, tra gli arboscelli
che di gemme coprìa la primavera.
La barba su quel petto placido era
dolce come la lana degli agnelli.
Mi guardò, mi sorrise. E i suoi capelli
mente nulla più candido in torno era.
Ed in torno cantavano gli uccelli.
Seguitò per i campi. Erano vasti
i campi. A quando a quando, di lontano
io lo vedea chinarsi, rilevarsi.
Né mai restava da l'affaticarsi
per la sua via, quel veglio! E tu, mia mano,
quale forma prostrata sollevasti?