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Ella piange da ieri il suo defunto
amore. Al fine, o giusta morte, è sola!
Ed ella piega il suo volto consunto,
senza parola.
Sta la parola nel suo cor profondo.
(Nessuno scioglierà quel dolor muto.)
Il suono de la sua voce nel mondo
è sconosciuto.
E piega ella il suo volto doloroso
e piange ella ne l'anima immortale
il suo defunto amore. Oh luminoso
il funerale!
Da ieri son tutti i miei sogni accesi
come torce, d'innanzi a le sue porte;
però che troppo lungamente attesi
io questa morte.
Se il mio potere occulto al fin la induce
a sollevare il volto sibillino,
ella pensa: - Che è mai questa luce?
Forse il mattino? -
A quando a quando pe 'l gran vento rotte
le fiamme attingono i veroni foschi;
ed ella pensa: - Chi mai ne la notte
(Tutti arderei, Citera, i tuoi felici
boschi di mirti, sol per rallegrarla!)
Ella pensa, temendo i malefici:
- Chi è che parla? -
Udendo nel suo cor la voce oscura
che vi trasfonde la fatal mia brama,
- Chi è che chiama? -
E surge; e viene su la soglia. Cede
il pallor de la morte al suo pallore.
Fuor de la nera tunica il suo piede
è come un fiore.
Come un fiore scolpito ne l'istessa
pietra di quella soglia resta immoto.
Ma in vano ella ripugna. Ella è promessa
Lei trarrà da la soglia il mio potere
occulto, come il turbo svelle un giglio.
Per la sua guancia è pronto un origliere
tutto vermiglio.
Ed ella incederà tra i luminari
meravigliosi, per giardini immensi.
Quasi alata, verrà senza calzari
sopra gli incensi.
Salirà l'alta scala, entrerà sola
ne l'alta stanza, andrà verso il mio letto
come verso una tomba. E sola, e sola
al mio conspetto,
al mondo mai fu sola (dentro i neri
occhi ella avrà la sua favola oscura,
tutti i misteri),
il fato. - Non sei tu, divina, l'urna
del Silenzio? La tua bocca è un'algente
Io non trarrò da la tua bocca mai
una parola un gemito un sospiro.
Ma questa notte al men tu mi darai
il tuo respiro.
Il mio letto è una tomba, o taciturna.
Tutto è profondo nel profondo impero
del sogno. Apriti al fine, o tu che l'urna
sei del Mistero! -