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LAUDI DEL CIELO, DEL MARE, DELLA TERRA E DEGLI EROI LIBRO SECONDO - ELETTRA 8 - La notte di Caprera XX. |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Or s'è placato il cuore in quel suo puro
atto di fede e in quell'offerta. Il giusto
seminatore, innanzi ch'ei s'induca
al meritato sonno, innanzi ch'ei chiuda
gli occhi da tanta visione consunti,
getta il buon seme del dolore futuro.
Ascolta il vento, esplorator notturno
che indaga gli antri, che visita le rupi,
che parla e poi tace, tace e poi rugge.
Pensa il piloto: «Reca lungi l'augurio
tu che ben sei vento italico, più
nostro che ogni altro, Maestrale, robusto
che tra Ponente e Borea spiri, giù
dalle Alpi insino al Peloro, per tutta
la Italia e segui l'Apennino e le punte
dei promontorii tutte sul mare giungi
in libertà, Maestrale, tu lungi
in questa prima notte reca il saluto
dell'uomo a quella che sta nella pianura
oltre Argentaro, nell'Agro taciturno
che divorò le stirpi, e l'assicura
che a lei pensò l'uomo quando la prua
sciolse da Quarto, ed a lei quando fu
presa la riva, e sempre in ogni pugna
a lei, dal Pianto dei Romani, laggiù,
da Gibilrossa, dal Faro, dal Volturno.
E, come attende l'uomo, tu l'assicura
che a lei verrà se pur sempre all'autunno
segua l'inverno e dall'inverno surga
la primavera. Intanto ei veglia e scruta».
Così promette il piloto di altura
e di rivaggio, l'uomo tirrenio, instrutto
di sapienza pelasga, che misura
senza fallire con l'occhio l'azzimutto
e su la linea di fede sa condurre
il suo naviglio con bussola vetusta,
col buon pinàce di manico sicuro,
privo dell'ago, dell'ago che si turba
strepita impazza smarrisce sua virtù.
«Andremo a poggia e all'orza. Orza di punta!»
pensa il piloto. E il sorriso si schiude
nel suo oro. «Alle mure dei trevi! Mura!»
Silenzioso ride: pensa la susta
che tiene a segno l'antenna latina. Una
minaccia arguta par che il suo riso aguzzi.
Ei sa che avrà vento traverso, buffi
di vento obliquo; ma sa come si muri.
E crolla il capo incolpevole. «Orsù
via, che domani si semina!» Nel suo
pensiero ondeggia di biade il sasso brullo.
S'accosta al letto placido ove il lin rude
par che di sale odori, male asciutta
vela che quivi posi dalle fortune.
Il sacco è a piè del letto; l'arme luce
su l'origliere: il sogno eterno illude
quella divina anima di fanciullo.