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LAUDI DEL CIELO, DEL MARE, DELLA TERRA E DEGLI EROI LIBRO SECONDO - ELETTRA 8 - La notte di Caprera XXI. |
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Or mentre giace, sopra il vento intermesso
ode un belato. Belare ode un agnello
forse smarrito nelle rupi deserte;
per la notte ode una voce innocente
che chiede prega geme trema si perde.
Già sollevato in sul cubito, teso
l'orecchio, ascolta nelle pause del vento.
La voce trema prega geme. «È un agnello
smarrito; cerca la madre» E balza in piedi
il Dittatore. Indossa le sue vesti,
rapido come allor che il pro' Daverio
il tre di giugno entrò dov'ei giaceva
pesto e ferito, urlando «La bandiera!».
Durano affé i buoni usi di guerra,
se bene tace la diana, a Caprera.
Anche allora brillavano le stelle.
Il Dittatore cammina contravvento.
A quando a quando sosta, tende l'orecchio
se mai distingua, tra i colpi del maestro,
sopra gli schianti della risacca, il segno
di quel belare. Conosce dall'altezza
dell'Orse l'ora. Tutto il cielo è sereno.
Le sette Guardie tramontan sul Tirreno.
Il buon piloto mira le chiare stelle
dei marinai, le dolci Gallinelle
sul collo al Toro, nell'ala pegasèa
Markab, in bocca al Cane Sirio ardente,
e su la spalla d'Orione Adhaèr,
e Vega e Arturo e Canòpo e la Perla.
D'antico tempo or gli sovviene. Regge,
nella memoria, col pollice l'anello
dell'astrolabio e studia come ascenda
un astro e come si colchi, nel silenzio
dei mari. Gira sul capo il ciel sereno.
L'isola acclive è come una galèa
grande che sola navighi verso terre
lontane. Il vento cade. Ed ecco l'agnello
chiama la madre nelle rupi deserte:
s'ode la voce che trema prega geme.
«O creatura di Dio, dove sei persa?»
Ed ecco un che di bianco, un che di lieve
nell'ombra, come una falda di neve
intiepidita da una pena vivente.
L'uomo si china verso la pena, sente
il vello, prende con le mani leggiere
la creatura di Dio, l'alza, la tiene
fra le sue braccia, l'accoglie sul suo petto.
Non fu pastore ei forse? Gli sovviene
d'antico tempo quando migrò col gregge
alle pianure su l'ampia orma paterna,
quando di fuochi notturni cinse il gregge,
fatta la sosta intorno alla cisterna.
L'anima sua ora è come la terra,
è come il mare, è come il firmamento,
come la forza delle stirpi guerriere
e pastorali che nel cominciamento
furono, come la verginità fresca
del primo sguardo che dalla cosa espresse
il mito, come la meraviglia ingenua
animatrice che d'ogni cosa fece
una bellezza e la favola breve
dell'uom fallace converse in gioia eterna.