Gabriele D'Annunzio
Laudi

LAUDI DEL CIELO, DEL MARE, DELLA TERRA E DEGLI EROI

LIBRO SECONDO - ELETTRA

17 - Le città del silenzio

1 - FERRARA, PISA, RAVENNA

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17 - Le città del silenzio

 

1 - FERRARA, PISA, RAVENNA

 

O deserta bellezza di Ferrara,

ti loderò come si loda il vólto

di colei che sul nostro cuor s'inclina

per aver pace di sue felicità lontane;

e loderò la chiara

sfera d'aere e d'acque

ove si chiude

la tua melanconia divina

musicalmente.

 

E loderò quella che più mi piacque

delle tue donne morte

e il tenue riso ond'ella mi delude

e l'alta imagine ond'io mi consolo

nella mia mente.

Loderò i tuoi chiostri ove tacque

l'uman dolore avvolto nelle lane

placide e cantò l'usignuolo

ebro furente.

 

Loderò le tue vie piane,

grandi come fiumane,

che conducono all'infinito chi va solo

col suo pensiero ardente,

e quel lor silenzio ove stanno in ascolto

tutte le porte

se il fabro occulto batta su l'incude,

e il sogno di voluttà che sta sepolto

sotto le pietre nude con la tua sorte.

 

O Pisa, o Pisa, per la fluviale

melodìa che fa sì dolce il tuo riposo

ti loderò come colui che vide

immemore del suo male

fluirti in cuore

il sangue dell'aurore

e la fiamma dei vespri

e il pianto delle stelle adamantino

e il filtro della luna oblivioso.

 

Quale una donna presso il davanzale,

socchiusa i cigli, tiepida nella sua vesta

di biondo lino,

che non è desta ed il suo sogno muore;

tale su le bell'acque pallido sorride

il tuo sopore.

E i santi marmi ascendono leggeri,

quasi lungi da te, come se gli echi

li animassero d'anime canore.

 

Ma il tuo segreto è forse tra i due neri

cipressi nati dal seno

de la morte, incontro alla foresta trionfale

di giovinezze e d'arbori che in festa

l'artefice creò su i sordi e ciechi

muri come su un ciel sereno.

Forse avverrà che quivi un giorno io rechi

il mio spirito, fuor della tempesta,

a mutar d'ale.

 

Ravenna, glauca notte rutilante d'oro,

sepolcro di violenti custodito

da terribili sguardi,

cupa carena grave d'un incarco

imperiale, ferrea, construtta

di quel ferro onde il Fato

è invincibile, spinta dal naufragio

ai confini del mondo,

sopra la riva estrema!

 

Ti loderò pel funebre tesoro

ove ogni orgoglio lascia un .

Ti loderò pel mistico presagio

che è nella tua selva quando trema,

che è nella selvaggia febbre in che tu ardi.

O prisca, un altro eroe renderà l'arco

dal tuo deserto verso l'infinito.

O testimone, un altro eroe farà di tutta

la tua sapienza il suo poema.

 

Ascolterà nel tuo profondo

sepolcro il Mare, cui 'l Tempo rapì quel lito

che da lui t'allontana; ascolterà il grido

dello sparviere, e il rombo

della procella, ed ogni disperato

gemito della selva. «È tardi! È tardi

Solo si partirà dal tuo sepolcro

per vincer solo il furibondo

Mare e il ferreo Fato.

 

 

 


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