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LAUDI DEL CIELO, DEL MARE, DELLA TERRA E DEGLI EROI LIBRO SECONDO - ELETTRA 17 - Le città del silenzio 1 - FERRARA, PISA, RAVENNA |
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O deserta bellezza di Ferrara,
ti loderò come si loda il vólto
di colei che sul nostro cuor s'inclina
per aver pace di sue felicità lontane;
ove si chiude
la tua melanconia divina
E loderò quella che più mi piacque
e il tenue riso ond'ella mi delude
e l'alta imagine ond'io mi consolo
nella mia mente.
Loderò i tuoi chiostri ove tacque
l'uman dolore avvolto nelle lane
che conducono all'infinito chi va solo
e quel lor silenzio ove stanno in ascolto
tutte le porte
se il fabro occulto batta su l'incude,
e il sogno di voluttà che sta sepolto
sotto le pietre nude con la tua sorte.
O Pisa, o Pisa, per la fluviale
melodìa che fa sì dolce il tuo riposo
e il pianto delle stelle adamantino
e il filtro della luna oblivioso.
Quale una donna presso il davanzale,
socchiusa i cigli, tiepida nella sua vesta
che non è desta ed il suo sogno muore;
tale su le bell'acque pallido sorride
il tuo sopore.
E i santi marmi ascendono leggeri,
quasi lungi da te, come se gli echi
li animassero d'anime canore.
Ma il tuo segreto è forse tra i due neri
de la morte, incontro alla foresta trionfale
di giovinezze e d'arbori che in festa
l'artefice creò su i sordi e ciechi
Forse avverrà che quivi un giorno io rechi
il mio spirito, fuor della tempesta,
Ravenna, glauca notte rutilante d'oro,
sepolcro di violenti custodito
cupa carena grave d'un incarco
è invincibile, spinta dal naufragio
ove ogni orgoglio lascia un diadema.
Ti loderò pel mistico presagio
che è nella tua selva quando trema,
che è nella selvaggia febbre in che tu ardi.
O prisca, un altro eroe renderà l'arco
dal tuo deserto verso l'infinito.
O testimone, un altro eroe farà di tutta
sepolcro il Mare, cui 'l Tempo rapì quel lito
che da lui t'allontana; ascolterà il grido
della procella, ed ogni disperato
gemito della selva. «È tardi! È tardi!»
Solo si partirà dal tuo sepolcro