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LAUDI DEL CIELO, DEL MARE, DELLA TERRA E DEGLI EROI LIBRO SECONDO - ELETTRA 24 - Canto augurale per la nazione eletta |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Il mattino balzò, come la gioia di mille titani,
Come una moltitudine dalle innumerevoli mani,
con un fremito solo, nei monti nei colli nei piani
Un'aquila sublime apparì nella luce, d'ignota
le penne. Ed ecco splendere un peplo, ondeggiare una chioma...
Non era la Vittoria, l'amore d'Atene e di Roma,
La volante passò. Non le spade, non gli archi, non l'aste,
Spandeasi nella luce il rombo dell'ali sue vaste
e bianche, come quando l'udìa trascorrendo il peltàste
su 'l sangue ed immoto l'oplite.
Lungo il paterno fiume arava un uom libero i suoi
Sotto il pungolo dura anelava la forza dei buoi.
Grande era l'uomo all'opra, fratello degli incliti eroi,
La Vittoria piegò verso le glebe fendute il suo volo,
la nuda fronte umana, la stiva inflessibile, il giogo
ondante. E risalìa. Il vomere attrito nel suolo
Parvero l'uomo, il rude stromento, i giovenchi indefessi
eternati dal cenno divino. Dei beni inespressi
gonfia esultò la terra saturnia nutrice di messi.
La Vittoria disparve tra nuvole meravigliose
dei cieli. Vide i borghi selvaggi, le bianche certose,
presso l'ampie fiumane le antiche città, gloriose
E giunse al Mare, a un porto munito. Era il vespro.
alberi antenne sàrtie negreggiavano in un gigantesco
intrico, e s'udìa cupo nel chiuso il martello guerresco
Una nave construtta ingombrava il bacino profondo,
Tutta la gran carena sfavillava al rossor del tramonto;
e la prora terribile, rivolta al dominio del mondo,
Sopra quella discese precìpite l'aquila ardente,
Una speranza eroica vibrò nella mole possente.
Gli uomini dell'acciaio sentirono subitamente
Così veda tu un giorno il mare latino coprirsi
e per le tue corone piegarsi i tuoi lauti e i tuoi mirti,
o Semprerinascente, o fiore di tutte le stirpi,