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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
quale di voi accompagnò la notte
d'estate con più dolce melodìa
tra gli oleandri lungo il bianco mare?
Sedean con noi le donne presso il mare
e avea ciascuna la sua melodìa
entro il suo cuore per l'amica notte;
e ciascuna di lor parea contenta.
dalle chiare acque, con beato il sangue
del fresco sale; e gli oleandri ambigui
intrecciavan le rose al regio alloro
su 'l nostro capo; e il giorno di sì grandi
beni ci avea ricolmi che noi paghi
indicibile al suo divin morire.
«Il giorno» disse pianamente Erigone
verso la luce «non potrà morire.
Mai la sua faccia parve tanto pura,
non ebbe mai tanta soavità.»
Era la sua parola come il vento
d'estate quando ci disseta a sorsi
e nella pausa noi pensiamo i fonti
dei remoti giardini ov'egli errò.
L'udii come s'io fossi ancor sommerso
e la sua voce avesse umido velo.
Ma reclinai la gota, e d'improvviso
tiepida come sangue dalla conca
dell'udito sgorgò l'acqua marina.
Pur, profondando nella sabbia i nudi
piedi, io sentia partirsi lentamente
il buon calor del tramontato sole.
E chi recise all'oleandro un ramo?
Io non mi volsi, ma l'amarulenta
fragranza della linfa della fresca
piaga mi giunse alle narici, vinse
l'odor muschiato dei vermigli fiori.
«O Glauco» disse Berenice «ho sete.»
Ed Aretusa disse: «O Derbe, quando
fiorì di rose il lauro trionfale?»
Ella ben sapea quando, ma non Derbe
inesperto in foggiar lucidi miti.
Ed il cuore profondo mi tremò,
Ond'io pregava: «O desiderii miei,
stirpe vorace e vigile, dormite!
E voi lasciate che nel vostro sonno
io mi cinga del lauro trionfale!»
Tutto allora fu grande, anche il mio cuore.
Ergevasi con mille cime l'Alpe
grande, quasi con volo di mille aquile,
per il salir d'impetuosa forza
dalle sue dure viscere di marmo
onde l'uom che non volle umana prole
trasse i suoi muti figli imperituri.
E le curve propaggini dell'Alpe
si protendeano ad abbracciare il mare;
ed il mare splendeva di candore
meraviglioso nel lunato golfo
con la bellezza delle donne nostre.
E quella luce un rinascente mito
fece di voi sull'irraggiato mondo,
Così ci parve riudire il canto
delle Sirene, dalla nave concava
di prora azzurra, fornita di ponti,
veloce, in un doloroso ritorno
spinta dal vento al frangente del mare,
né ci difese Odisseo dal periglio
con la sua cera; ma il cuore, non più