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O grande Estate, delizia grande tra l'alpe e il mare,
tra così candidi marmi ed acque così soavi
nuda le aeree membra che riga il tuo sangue d'oro
odorate di aliga di résina e di alloro,
o voluttà grande nel cielo nella terra e nel mare
e nei fianchi del fauno, o Estate, e nel mio cantare,
tu che colmasti de' tuoi più ricchi doni il nostro giorno
e prolunghi su gli oleandri la luce del tramonto
Ardevi col tuo piede le silenti erbe marine,
struggevi col tuo respiro le piogge pellegrine,
tra così candidi marmi ed acque così soavi
alzata; e grande eri, e pur delle più tenui vite
gioiva la tua gioia, e tutto vedeva la tua pupilla
grande: le frondi delle selve e i fusti delle navi,
e la ragia colare, maturarsi nelle pine
le chiuse mandorlette e la scaglia che le sigilla
pender nel fulvo, e l'orme degli uccelli nell'argilla
dei fiumi, l'ombre dei voli su le sabbie saline
vedea, le sabbie rigarsi come i palati cavi,
al vento e all'onda farsi dolci come l'inguine e il pube
e l'osso della seppia tra le brune carrube
biancheggiar sul lido, tra le meduse morte
brillar la lisca nitida, la valva
tra il sughero ed il vimine variar la sua iri,
qual molle donna che si giaccia co' suoi schiavi,
scorrere la gómena nella rossa
viva di palpitanti pinne, curvarsi al peso vivo
la pertica, la possa
dei muscoli, gonfiarsi nelle braccia vellute,
piegarsi il bordo, come la gota del nuotatore,
tremolar come alti paschi al fiato di ponente.
quanto t'amammo noi per t'assomigliare,
per gioir teco nel cielo nella terra e nel mare,
per teco ardere di gioia su la faccia del mondo,
figlia di Pan diletta, amor del titan Sole,
che accordi il curvo golfo sonoro
come la citareda
che di te si duole
per Proserpina sua perduta primavera!
o infiammata leonessa dell'Etra,
che incrudisci la sete,
innumerevole gioco dei vènti
silenziose, acre ne' tuoi torpori,
o tutta bella ed acre in mille nomi,
fatta per me dei sogni che dalla febbre del mondo
trae Pan quando su le canne sacre
delira (delira il sogno umano),
divina nella schiuma del mare e dei cavalli,
nel pianto aulente delle selve assetate,
io ti dirò divina in mille nomi,
in mille laudi
se soffri che un mortal ti domi,
ch'io mortal ti goda sul letto dell'immensa piaggia
nuda le fervide membra che riga il suo sangue d'oro
odorate di aliga di résina e di alloro!