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Non temere, o uomo dagli occhi
glauchi! Erompo dalla corteccia
Versilia, perché tu mi tocchi.
Passò per le scaglie e pe' nodi
l'odore che il cuore ti molce.
nari, o uomo, in legno sì grezzo?
Inconsapevole eri, e del rezzo
e dell'ombre cui fànnoti gli aghi
de' vènti, su gli occhi leggiere
cigli presso il tuo collo adusto.
che subitamente si schiude,
nell'ombra, a uno sguardo divino.
Io sono divina; e tu forse
mi piaci. Non piacquemi l'irto
e il panisco in van mi rincorse.
che il Sol feceti fosca. Snelle
riponi il tuo coltello adunco.
Poi co' miei labbri umidi induco
Riponi il ferro acre che attosca
i tuoi frutti. I peschi, i ciriegi,
i peri, i fichi in terra tosca
son di dolcezza carchi, e i meli,
gli albricocchi, i nespoli ancora!
Da tempo in cuor mio non è gaudio
di tal copia. Ahimè, sono scarsi
Ma io non ho se non la terra
pigna dal suggellato seme.
E a romper la scaglia che il preme
O uomo occhicèrulo, m'odi!
Lascia che alfine io mi satolli
che hai nel cesto intesto di biodi.
mi vale sol per iscagliarla
contro la ghiandaia che ciarla
rauca. Non s'inghiotte la ragia.
quantunque ha sapore amarogno,
allor che il tuo cuore nel sogno
dammi, ch'io mi muoio di voglia
e da tempo non ebbi a provarne.
se ben fresca come una foglia.
quelle ch'io so. Guarda: ho le chiome
Guarda: ho i denti eguali, più bianchi
che appena sbucciati pinocchi.
Non temere, o uomo dagli occhi
glauchi! Rido, se tu m'abbranchi.
Abbrancami come il bicorne
Ma come, Occhiazzurro, sei cauto!
Ora scende da Pietrapana
il lesto Settembre col flauto,
rosseggi la cornia afra e lazza.
Sei tu cacciatore? Sei destro
ad arco, esperto a cerbottana?
Ora scende da Pietrapana
Settembre. Tu dammi il canestro.
verso il Serchio correre il bosco!
Accomanda il nervo alla cocca.
Ne avrai della preda, s'io t'amo!
con un filo d'erba alla bocca.