Gabriele D'Annunzio
Laudi

LAUDI DEL CIELO, DEL MARE, DELLA TERRA E DEGLI EROI

LIBRO TERZO - ALCYONE

46 - L'arca romana

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

46 - L'arca romana

 

Alpe di Luni, e dove son le statue?

I miei spirti desìan perpetuarsi

oggi sul cielo in grandi simulacri.

 

O antichi marmi in grandi orti romani!

Stan per logge e scalèe di balaustri,

con le lor verdi tuniche di muschi.

 

Negreggiano i cipressi i lecci i bussi

intorno alla fontana ove il Silenzio

col dito su le labbra è chino a specchio.

 

Vede apparire dal profondo il teschio

dell'eterna Medusa, la Gorgóne

vedefiso nel divino orrore.

 

Lamenta i fati il grido del paone.

Tutto è immobilità di pietra, vita

che fu, memoria grave, ombra infinita.

 

Un sarcofago eleggo, ovscolpita

in tre facce una pugna d'Alessandro;

pieno è di terra, e porta un oleandro.

 

Quivi masticherò la foglia amara

del mio lauro, seduto su quell'arca.

 

Quivi disfoglierò la rosa vana

dell'amor mio, seduto su quell'arca.

 

 

 


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2010. Content in this page is licensed under a Creative Commons License