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LAUDI DEL CIELO, DEL MARE, DELLA TERRA E DEGLI EROI LIBRO TERZO - ALCYONE 62 - Sogni di terre lontane 4 - LACUS IUTURNAE |
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Settembre, chiare fresche e dolci l'acque
ove il tuo delicato viso miri;
e dolce m'è nella memoria il mio
natale Aterno in letto d'erbe lente,
e l'Amaseno quando muor domato
presso l'Appia col fratel suo l'Uffente,
e la Cyane ascosa tra i papìri,
e la Vella sì cara alla vitalba.
E pien di deità dai colli d'Alba
lo specchio di Diana ancor mi luce.
Ma un'altr'acqua al mio sogno è più divina.
Quella m'attingi e ne riempi l'urna.
presso il Tempio di Castore e Polluce,
occhio di Roma è il Fonte di Iuturna.
Deh mio misterioso amor lontano!
silenzio stan le tre colonne parie
come d'argento cui salsezza infoschi.
Gli elci neri sul colle imperiale
sembran ruine dei primevi boschi.
Di ferrigno basalte arde la Via
Sacra tra gli oleandri giovinetti
e i sepolcreti dei Latini prisci.
Si tace il Fonte ne' suoi marmi lisci
come quando Tarpeia la Vestale
vi discendea con l'anfora d'argilla.
Tremola il capelvenere sul tufo
e sul mattone, l'acqua è glauca, tinge
il suo letto lunense; una lucerta
su l'ara dei Diòscuri tranquilla
gode in grembo alla dea di lunga face.
Ombre delle farfalle in quella pace!
Poc'acqua accolta, santità dell'Urbe!
Le custodi del Fuoco sempiterno
scendono alla marmorea piscina?
strage, per beverare i due cavalli?
Deh lauri nuovi! Presso il puteale
crescono, nel sacrario di Iuturna.
Li veglia la Speranza taciturna.