Gabriele D'Annunzio
Laudi

LAUDI DEL CIELO, DEL MARE, DELLA TERRA E DEGLI EROI

LIBRO QUINTO - CANTI DELLA GUERRA LATINA

7 - Per i combattenti

II.

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II.

 

Udimmo i loro gridi nella notte,

udimmo i loro canti nel mattino

pieni del grande zefiro latino

come vele tesate dalle scotte.

 

Ascoltammo nell'alba dell'insonne

urbe, nell'ora della tua rugiada,

crescere l'inno e rimbombar la strada

sotto lo scalpitìio delle colonne.

 

Il cuore delle madri coraggiose

rosso balzava innanzi al lor coraggio,

ed era un sole più che il sol di maggio

fervido; e il nido al chiaro inno rispose.

 

S'oscuraron nell'ombra tutti i marmi,

risplendettero tutte le fucine.

Le città ridivennero eroine

fumide, ansarono: Armi! Armi! Armi!

 

Le città ebber l'anima d'acciaio

sfavillanti d'acerrimo travaglio.

Taluna fu dismisurato maglio;

taluna, innumerevole telaio.

 

Ed eglino passavano cantando

per le diritte vie, verso le porte:

prima la Gloria ed ultima la Morte,

duce e seguace. Ed era il primo bando.

 

Erano i primigeniti del sole,

erano le primizie, eran le offerte

virginee, le vittime più certe,

Signor di sangue, la più maschia prole.

 

Erano l'ostie ai sacrifici tuoi

su gli altari terribili dei monti,

grandeggiando da tutti gli orizzonti

la madre delle messi e degli eroi;

 

ché, ubertà di Dio, lungo le strade

degli eserciti già spigava il grano

alto e vedeasi contra il flutto umano

ripalpitare l'onda delle biade,

 

e la madre era bella come i figli,

era la prole come le colline

e le ripe, era bella come il crine

dell'alpe, come il grano e come i gigli.

 

Ed era il sogno simile alla vita

com'è simile al mosto il sangue ardente,

quando il genio di tutta la tua gente

raggiò dalla primissima ferita.

 

Il valor rise come il fiore sboccia.

Ala, una città presa per amore!

E l'eroe d'Ala avea nome Cantore!

E il suo canto è scolpito nella roccia.

 

 


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