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LAUDI DEL CIELO, DEL MARE, DELLA TERRA E DEGLI EROI LIBRO SECONDO - ELETTRA 5 - Per i marinai d'Italia morti in Cina |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
detersa dal sangue e dal pianto,
Ecco, una madre nell'antica Ichnusa
dei pastori, nell'isola diserta
che stampa sul Tirreno dalla Nurra
al Campidano sua durabile orma,
ecco, la madre che filò la nera
e bianca lana, ecco, la madre a sera
vien su la soglia con la nuora pregna,
quando le greggi tornan di pastura.
Sta su la soglia con la nuora, e conta
le stelle prime nell'aria serena,
nell'aria dolce ove il colmigno fuma;
e sta con nel suo cor la sua preghiera;
e guarda sopra i gioghi di Gallura
la falce della luna che tramonta.
E guarda verso il mare la Caprera
ove dorme il Leone in sepoltura
con un respiro che solleva l'onda;
e guarda l'ombra della Maddalena,
sul dolce mare un'ombra di guerriera
che tutta armata a guerreggiare è pronta.
E prega, ignara della sua sciagura,
e prega e dice: «Chi me l'assicura?
Tu, Vergine Maria, Vergine pura,
tu guardalo dal male e tu l'aiuta!
T'accenderò quant'io potrò di cera,
quant'io potrò d'oliva, se sventura
non gli accade, se salvo mi ritorna.
Guardalo, Vergine, alla madre sua,
guardalo alla sua madre e alla sua donna.
Dov'è, dov'è? Che fa egli a quest'ora,
il buono figliuol mio, mentre che annotta?
Lo rivedemmo ch'era primavera.
La rondine non era anco venuta.
Giunse improvviso, giunsemi alla porta
gridando: «O madre, o madre, apri la porta!».
Eri al telaio sotto la lucerna...».
A lungo a lungo ella così racconta
al cuore che ben sa, che ben ricorda,
che ben ricorda ch'era primavera.
Così racconta la madre canuta;
e guarda sopra i gioghi di Gallura
la falce della luna che tramonta;
e guarda verso il mare la Caprera
ove dorme il Leone in sepoltura
con un respiro che solleva l'onda.
E un'altra madre viene su la soglia
d'un'altra casa e guarda un'altra altura
e un altro mare, il mar di Siracusa
e l'Etna grande che nell'ombra fuma;
e prega in cuore e dice: «O creatura
del sangue mio, quando ti rivedrò?».
con frutta d'oro; cantano alla luna
le ciurme prima ch'ella si nasconda:
trema la rete, palpita la vela.
E un'altra madre viene su la soglia
d'un'altra casa, là nella remota
Italia, là sul Garda ove Peschiera
sorge custode nella sua cintura
forte, ove il Mincio memore saluta
i campi di battaglia. E un'altra ancóra
prega in silenzio e guarda la pianura
tra l'Oglio e l'Adda ove la primavera
fu cerula di molto lino. E ancóra
un'altra prega dalla pampinosa
rama dei Monti d'Alba, dalla volsca
Velletri che disotto le sue mura
vide un mattino tempestar fra l'onda
dei cavalli il Leone ebro di Roma.
E un'altra ancóra sta su la picena
spiaggia, di là dal Tronto, e si ricorda
del bel naviglio che la prima volta
portò il fanciullo a Spàlato, a Gravosa,
a Sebenico, alla latina sponda
cui San Marco legò la sua galera
e prega in cuore e dice: «O creatura
delle mie pene, non ti rivedrò?».
Sì penano le madri in su la sera
al novilunio, alla dolce frescura.
E non, di qua dal Tronto, nella terra
d'Abruzzi, nella terra ove riposano
i miei maggiori con la rugginosa
àncora di speranza e di fortuna,
non prega qualche madre per ventura
guardando su la placida Maiella
tramontare la falce della luna?
Guarda greggi passare ad una ad una
lungh'esso il lito andando alla pianura
dell'Apulia, ai lor paschi, dall'altura
del Sannio che laggiù si fa nevosa;
migrar le greggi per la via saputa
dai primi avi la madre guarda, muta
presso la casa ove restò la cuna
di nostra prima gente in grembo dura;
e prega in cuore e dice: «O creatura,
creatura, che fai mentre che annotta?
Se sei grondante, ora chi ti rasciuga?
Forse hai tu sete, e la vigna ha tanta uva!
Figlio, che fai? Pensi alla madre tua?
Pensi alla madre tua che non t'aiuta?».
E guarda pel sentiere che s'oscura,
e il cor le stringe sùbita paura.
Tramontata è la falce della luna;
nell'ombra intorno altro non v'è che luca
se non il ferro pronto all'aratura.
È il mésso quei che per l'erta s'indugia?
Gran silenzio negli alberi s'aduna.
La madre ascolta, non respira più.
S'ode il campano in lontananza ancóra,
della greggia che valica la duna;
s'ode il passo per l'erta che s'oscura.
La madre attende, non palpita più.
Pochi erano contro molti.
non il piano, essi non hanno
risplendere sopra la morte.
d'Alba o l'Etna, non Peschiera
né il Garda, ma l'unica Italia.