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LAUDI DEL CIELO, DEL MARE, DELLA TERRA E DEGLI EROI LIBRO SECONDO - ELETTRA 8 - La notte di Caprera V. |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Or liberati i cavalli di guerra
(ei palpitò forte veggendo selci
risfavillar sotto l'urto del ferro,
eco del gran galoppo senza freno)
or nella bianca stanza è solo con sé
il Dittatore, solo con sé fedele.
Guarda le bianche mura ch'ei fece, artiere
d'ogni arte, dopo che preso e difeso ebbe
quelle di Roma. È senza mutamento
la pace. Il sacco delle semente è a piè
del letto. L'arme, disopra l'origliere,
al vacillar della lucerna splende.
Palpita e guizza la fiammella. E gran vento
alle finestre, gran vento di maestro
sul mar che romba nelle anse di Caprera,
grande clamore a quando a quando, immenso
grido, selvaggio urlo come a Palermo,
come a Palermo urlo di popolo ebro.
«O cuore, balzi? Placato ancor non sei?»
L'Eroe sorride; ma gli occhi del veggente
veggono il sole su la città che ferve
colui che parla e l'ultimo suo gesto,
il furibondo palpito che solleva
tutto quel muto popolo come un petto
immortale, e tutto il sangue repente
sparir dai vólti innumerevoli, e
tutte le bocche urlanti, tutte le
mani distese in alto alla ringhiera;
Piazza Pretoria fatta dal travincente
amore vasta come l'Italia intera;
l'anima d'un popolo fatta un cielo
di libertà, eguale al giorno ardente;
una bellezza nuova per sempre accesa
nel triste mondo, un'imagine eterna
di gloria impressa nel vano velo, eretta
un'altra cima, ala data alla Terra!