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Giovan Battista Niccolini Arnaldo da Brescia IntraText CT - Lettura del testo |
La chiesa mia presso Spoleto. È cinta
Già dai nemici la città superba:
Tardi pentita, sulle mura inalza
Il vessillo di Pietro, e a lui vassalla
Invan si chiama: del crudel Tedesco
È nel sangue la via, ché a niun perdona
Né v'ha fra l'are asilo, e già risuona
Nei templi desolati eco profana.
Roma sarà?
Quel feroce lion che la minaccia
L'agnello bacerà: giustizia e pace
Abbracciarsi vedremo, e avrà riposo
Sotto l'ali di Dio la sua cittade.
Nello spazio interminato,
Quando prima risonò
Ragionava col Figlio, e gli dicea
Che fatto avrebbe un dì romano il mondo
Perché fosse di lui; che dato avrebbe
All'eterna Cittade un doppio impero;
Il tuo braccio, o Signore, e il tuo pensiero.
Esserci guida
Potresti?
Voi siete Lombardi: ancora
Non decise Adrian l'alta querela
Che coll'Impero avete: il papa è fonte
D'ogni giustizia, e i suoi decreti aspetto.
(Parte.)
Quanto è vile costui!
Cresca così, che il sacerdote istesso
Abbiam speranza
Solo in Milano.
Che come arma le mani un ferro istesso,
Un'alma sola in mille petti alberghi.
Il disegno interrompi, e fa che pera
La superba speranza; e la sua possa,
In cui tanto confida, ugual divenga
Che solo per brev'ora i campi inonda,
E che poi li abbandona e li feconda.
Ognun pendente dalle patrie mura
Esorti la consorte a' bei perigli,
E a chi si volge per fatal paura
Rimproveri la fuga, e mostri i figli.
Credete questa gente e la futura
Seco insieme vi preghi, e vi consigli
A morir pria che di tedesche some
Lasciar gravarsi, e perder patria e nome.
Qui assai posammo. Ora maggior dai monti
L'ombra discende, e allo spirar del vento
Che il Tedesco accarezza e lo ricrea,
Langue nel Sol che ne farà vendetta,
La fervida potenza: i cavalieri
Gravan d'elmo le fronti, e il dorso premono
Al destrier che nitrisce… E ancor si tarda?
Or di mente v'uscì ch'è vil diletto
A quei crudeli premere le stanche
Orme dei fuggitivi, e calpestarli?
(Partono.)