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Giovan Battista Niccolini
Arnaldo da Brescia

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Scena terza. Un Sacerdote di Spoleto, e Detti

 

SACERDOTE

Strusser le fiamme

La chiesa mia presso Spoleto. È cinta

Già dai nemici la città superba:

Tardi pentita, sulle mura inalza

Il vessillo di Pietro, e a lui vassalla

Invan si chiama: del crudel Tedesco

È nel sangue la via, ché a niun perdona

Quella gente inumana;

Né v'ha fra l'are asilo, e già risuona

Nei templi desolati eco profana.

 

UN ABITANTE DI TORTONA

Invïolata dall'ostil furore

Roma sarà?

 

SACERDOTE

Quando fia spento Arnaldo,

Quel feroce lion che la minaccia

L'agnello bacerà: giustizia e pace

Abbracciarsi vedremo, e avrà riposo

Sotto l'ali di Dio la sua cittade.

Non possedea l'indomita

Nel braccio suo la terra:

Era il Signor che i popoli

A lei prostrava in guerra.

Nello spazio interminato,

Quando prima risonò

La parola ch'era fato,

La parola che creò;

Ragionava col Figlio, e gli dicea

Che fatto avrebbe un romano il mondo

Perché fosse di lui; che dato avrebbe

All'eterna Cittade un doppio impero;

Il tuo braccio, o Signore, e il tuo pensiero.

Al pontefice io vado.

 

UN ABITANTE D'ASTI

Esserci guida

Potresti?

 

SACERDOTE

Voi siete Lombardi: ancora

Non decise Adrian l'alta querela

Che coll'Impero avete: il papa è fonte

D'ogni giustizia, e i suoi decreti aspetto.

(Parte.)

 

UN ABITANTE DI TORTONA

Quanto è vile costui!

 

UN ABITANTE DI CHIERI

L'odio ai Tedeschi

Cresca così, che il sacerdote istesso

Cittadino divenga!

 

UN ABITANTE DI TRECATE

Abbiam speranza

Solo in Milano.

 

UN ABITANTE DI GAGLIATE

A lei conceda Iddio

Che come arma le mani un ferro istesso,

Un'alma sola in mille petti alberghi.

 

CORO

Del feroce Enobarbo

Il disegno interrompi, e fa che pera

La superba speranza; e la sua possa,

In cui tanto confida, ugual divenga

Ad impeto di fiume,

Che solo per brev'ora i campi inonda,

E che poi li abbandona e li feconda.

Ognun pendente dalle patrie mura

Esorti la consorte a' bei perigli,

E a chi si volge per fatal paura

Rimproveri la fuga, e mostri i figli.

Credete questa gente e la futura

Seco insieme vi preghi, e vi consigli

A morir pria che di tedesche some

Lasciar gravarsi, e perder patria e nome.

 

MESSAGGERO

Qui assai posammo. Ora maggior dai monti

L'ombra discende, e allo spirar del vento

Che il Tedesco accarezza e lo ricrea,

Langue nel Sol che ne farà vendetta,

La fervida potenza: i cavalieri

Gravan d'elmo le fronti, e il dorso premono

Al destrier che nitrisce… E ancor si tarda?

Or di mente v'uscì ch'è vil diletto

A quei crudeli premere le stanche

Orme dei fuggitivi, e calpestarli?

(Partono.)

 

 

 




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