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Giovan Battista Niccolini
Arnaldo da Brescia

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Scena quinta. Federigo coll'esercito tedesco, e con Ottone vescovo di Frisinga, Ottone Palatino conte di Baviera, Roberto Principe di Capua, Sergio Duca di Napoli, gli Ammiragli pisani, ed altri Principi e Vescovi tedeschi

 

SOLDATI

Viva il re di Lamagna!

 

PRINCIPI

È suo retaggio

Tutta l'Italia.

 

SOLDATI

E di punir si giura

Chi vi resiste, e chi v'usurpa.

 

PRINCIPI

A Roma!

 

SOLDATI

È tua. Si affretti il successor di Pietro

A coronarti imperator: già fosti

Dai nostri prenci eletto.

 

PRINCIPI PUGLIESI

E allor potrai

Rendere a noi la patria.

 

FEDERIGO

Esuli illustri,

Principi della Puglia, or qui mi trasse

Il dolor vostro e la mia gloria. Invano

Non cadeste ai miei piè, quando in Vusburgo

L'armi invocaste dell'Impero. È sua

Quella provincia che usurpò Guiscardo. —

Sergio e Roberto, ognun di voi nel regno

Entri coi suoi vassalli, e lo sollevi

Ai danni del tiranno; allor che splenda

Su questa fronte la maggior corona

Che doni il mondo, ad accertar l'impresa

Cesare viene. —

(Sergio e Roberto partono. Federigo

rivolge le sue parole agli Ammiragli Pisani.)

O del romano impero

Possanza ed armi, e la sua causa avvezzi

Sempre a seguir, non la fortuna, abbiate

A perpetuo retaggio il mar Tirreno,

Pisane genti. Oro e navigli indarno

A Genova richiesi: i suoi tributi

Eran delizie d'Orïente, e deggio

Pascer di molta carne i suoi leoni,

Re del deserto; e fur la sola preda

Che lietamente mi donò l'avara.

S'armi Pisa fedele, e tosto sparga

Sopra le vie dei suoi trionfi antichi

Le belligere navi: i miei vassalli

Rechin nella Sicilia, e in feudo a voi

Io darò Siracusa.

 

AMMIRAGLI PISANI

A quanto brami

Siam preparati: già d'armate navi

Son pieni i lidi; ognun freme, ognun chiede

Che si spieghin le insegne, e venga meno

All'infida città ch'è a noi rivale,

Cesare, il tuo favore.

 

FEDERIGO

Invitti duci

Del marittimo stuolo, io vel prometto,

E a voi pegno ne sia questa possente

Mia destra, già per fede e per valore

Famosa al mondo… —

(Gli ammiragli Pisani partono.)

A più sublime altezza

Spero tornar l'Impero, e qui discesi

Vendicator dei dritti suoi. Volete,

Prodi Alemanni, che tra voi rinasca

Il destino di Roma, esser del mondo

Il popolo primiero, e sotto i piedi

Vedervi quanto l'Ocean circonda

Ed illumina il Sol? Fate retaggio

La corona ch'io porto, e qui s'impari

Quai siano i frutti d'un voler discorde.

Mobile Italia, che obbedir non vuoi

E reggerti non sai, pace non trovi

libertà. Ma pria compor si deve

I vani moti suoi: librar potrete

Il mio disegno allor che corsa avremo

Questa provincia di Germania, e il mare

Dell'opposta Sicilia ai piè s'infranga

Del tedesco corsiero, e dir si possa,

Siccome Autari un : Questi confini

Sol ci diè la natura, e pel Tedesco

Non vi son l'AlpiItalia è sua.

 

(Ottone Palatino a un cenno dell'imperatore

dice le seguenti parole:)

 

OTTONE PALATINO

Soldati,

Ite alle vostre tende; e voi, fedeli,

Snudate il brando a custodir l'ingresso

Del regio padiglione.

 

 

 




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