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Giovan Battista Niccolini
Arnaldo da Brescia

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Scena quattordicesima. Ottone di Frisinga, Federigo

 

FEDERIGO

Otton, da me che brami? Un vil consiglio

Darmi oserai?

 

OTTONE DI FRISINGA

Mi guida al tuo cospetto

Zelo fedel.

 

FEDERIGO

Vuoi ch'io Lotario imiti,

Che ai pontefici schiavo, e vil nemico

Del padre mio, seppe rapirgli il trono

Con bassi accorgimenti? E tu non pensi

Che se costui, che andò di chiostro in chiostro

Mendicando la vita, e fu davvero

Allor dei servi il servo, addestro al freno,

Frenar non posso in sulla via superba

Roma, che già converte in suo diritto

La viltà di Lotario? Il nuovo esempio

Sarà dottrina; e il nostro antico Impero,

Ch'io dalla Chiesa liberar vorrei,

Feudo papal; dei suoi vassalli il primo,

Il Cesare Alemanno.

 

OTTONE DI FRISINGA

Al santo loco

Ove Pietro sedea, quel da Splimberga

Grato fu troppo: ma pietoso o vile

Fosse costui, che primo a tanto omaggio

Scender potea dalla suprema altezza,

Periglio or t'è non imitarlo. Il mondo

Dirà che vieni a rinnovar la guerra

Onde si piange ancora; e benché scorra

In te dei Guelfi e degli Arrighi il sangue,

Preferito ad Alfordio hai Ghibellina

Federigo ti chiami: è nel tuo nome

Un augurio di pace: or le mortali

Ferite antiche riaprir vorrai

Nel dolce seno della tua Lamagna?

Nel pontefice il Ciel dietti un compagno

Necessario e tremendo; e se speranza

Esser vi può che torni al nostro freno

Questa ribelle Italia, or si presenta,

Che libertà conosce a sé fatale

L'antico re dei sacerdoti. Afferra

L'occasïon che fugge, e l'empio Arnaldo

Una vittima sia che coll'Impero

Riconcilii la Chiesa.

 

FEDERIGO

Oh dove andaste,

Giorni della mia gloria? O fortunati

Monarchi d'Orïente, ove nel campo

Dell'esercito l'onde aduna e regge

Assoluto comando, e basta un guardo

Ad annunziar la morte, e col sorriso

La speranza vi mandi, e la fortuna!

Qui sul trono è servaggio: io son costretto

A divenir scudiero, e ai miei compagni

Pari in età sarò ludibrio.

 

OTTONE DI FRISINGA

Oh questo

Impeto giovanil che ti trasporta,

Raffrena, imperator…. Duci son molti

Nell'esercito tuo che nella Puglia

Seguian Lotario, ed han qui sparso il sangue

D'Innocenzo a difesa; e se or ti pieghi

A quell'ossequio che da lor fu visto,

Non puoi vile parer. Deh solo ambisci

Dei canuti il suffragio: un senno antico

Mostrasti in Aquisgrana.

 

FEDERIGO

E i santi dritti

Dell'Impero, ch'io tengo, andranno, Ottone,

Conculcati per sempre?

 

OTTONE DI FRISINGA

In me riposa.

Provvidi a tutto: tengo anch'io per fede

Che sol da Dio vien la corona il modo,

Onde l'omaggio che così ti grava

Maestà non le scemi, io nella mente

Ho già disposto, e tel farò palese.

Sappia Adrian che tu sei pronto

 

FEDERIGO

Ottone,

A che mi sforzi?

 

OTTONE DI FRISINGA

Onde così rimani

Fieramente ostinato? Or via, deh cedi

A quell'autorità che vien dagli anni:

Pensa che per amor padre ti sono.

 

 

 




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