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Giovan Battista Niccolini Arnaldo da Brescia IntraText CT - Lettura del testo |
Sull'umil servo d'abbassar degnasti
Il tuo sguardo, o Signore; e al mite agnello
Serve il leone, ed ha comun l'albergo.
Più lo Svevo non è fulmin di guerra,
E dell'Italia orror: tutti ha deposti
Gli spirti suoi feroci, e mi difende
Con zelo ardente; e son fra noi parole
Qual fra tenero padre e figlio pio.
Riverenza ed amore in ordin lieto
Ora il mio clero unisce, e non confonde
Coi duci suoi. Quei che in me spira e parla,
Con fiamma eguale i nostri petti avviva
In un voler concorde; e muove il mondo
Sulle vie del Signor, perch'io precedo,
E Cesare mi segue. Il tempo alfine
Ubbidisce all'Eterno… Io Federigo
Guidava a Roma, e quando a piè la vide
Tutta giacersi ove dechina il monte
Che tien dal gaudio il nome, a lui di Pietro
Mostrai la Chiesa: egli balzò d'un salto
Dal suo destriero, e nella polve ei volle
Adorarla da lungi. Ai lieti gridi
Che sorgean dalle schiere, allor successe
Un subito silenzio, e reverenti
Seguian del re l'esempio: a me nascea
Tacita gioia dentro il cor paterno…
Come ordinato, rapido, tremendo
È l'esercito suo! Traeva il sole
Dall'armi i lampi, e ne splendeano i monti.
Dall'intrepido volto i suoi Tedeschi
Spirano ardir: la signoria del mondo
Sta nel Settentrion: d'esservi nato
Or sento orgoglio anch'io… Nacque all'omaggio
La semplice Germania; è pei suoi regi
Prodiga della vita… Oh zelo uguale
Pei pontefici avesse: ella potrebbe
Dirsi il braccio di Dio! Quanto è diverso
Questo volgo latin: ci fuga, e chiama;
Ci adora, e calca; ci spaventa, e trema;
Ci uccide, e piange: che da lui derivi
Crede il nostro potere, e che soggetto
Sia Cristo a Roma come allor ch'ei nacque.
Salvo è il pastor, ma si è da lui diviso
Il gregge suo ribelle: e quel profano
Fiume del Tebro che da me lo parte,
Crede che parli di trionfi antichi;
Ma fra tombe e ruine in suon di pianto
Grida: Tutto perì… sol io qui resto,
Onda che fugge!… Ah certo io son che sparsa
Fia di sangue roman, quando s'ardisca
I Tedeschi assalir… figgon le tende
A quelle mura ove per l'aurea porta
S'entra nella città: qui presso al tempio
Solitudine e morte, ed oltre al Tebro
Fremito e vita. Ahi scellerato Arnaldo,
Nemico del Signor, per te non posso
Qui regnar senza stragi, e tu condanni
Pastor Britanno ad ignominia eterna!
Dalla vigna di Dio la volpe astuta
Pur fuggiva tremando, e alfin cadea
Nei lacci ch'io le tesi: or quell'empio
Che osò di liberarla, e l'ha nascosa,