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Giovan Battista Niccolini
Arnaldo da Brescia

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Scena terza. Adriano, poi Adelasia)

 

ADRIANO

Oh se qui fosse

Il dito del Signor! Misera donna,

Con terror disperato i passi affretta!

 

ADELASIA

Padre, pietà! tosto m'assolvi; è sopra

Il capo mio la morte, e già l'Inferno

S'apre ai miei piè.

 

ADRIANO

Chi ti minaccia?

 

ADELASIA

Iddio….

A te ricorro.

 

ADRIANO

È la tua colpa enorme,

Se lavarla io sol posso. E che facesti?

 

ADELASIA

Son rea.

 

ADRIANO

Ma come? egra mi sembri, o forse

Il nemico dell'uom la tua possiede

Anima afflitta.

 

ADELASIA

Ahi che dicesti, o Padre!

Tu mi cresci terror.

 

ADRIANO

Mira la croce,

E chi per noi moriva.

 

ADELASIA

Oh Dio! lo veggo!

Egli si muove, già la man trafitta

Liberata è dai chiodi, e n'esce il sangue,

E s'alza a maledirmi…. il suol vacilla.

 

ADRIANO

M'afferri il manto, e vi nascondi il volto

Tu vaneggi, infelice!… un rio di pianto

Or dagli occhi ti scorre… Ogni peccato

Rimesso vien, quando il dolore abonda….

Fa cor; chi sei palesa.

 

ADELASIA

Ahi forse udisti

Tu d'Adelasia il nome!

 

ADRIANO

Io son straniero,

E or non ha guari in RomaAvvinta sei

Di nodo maritale?

 

ADELASIA

Oh Dio! pur troppo.

 

ADRIANO

Impallidisci, tremi? Al tuo consorte

Fosti infedele, o da maggior delitto

Nasce il terror che sì t'ingombra? Ah parla….

Ucciso l'hai?

 

ADELASIA

Forse il dovea.

 

ADRIANO

Che dici?

 

ADELASIA

Voglio odiarlo, e non posso.

 

ADRIANO

In lui qual colpa?

 

ADELASIA

La più orribil di tutte.

 

ADRIANO

E ancor t'è caro?

 

ADELASIA

L'amo sì, l'amo, bench'ei sia diverso

Da quel di pria: cinge una nube oscura

Quel volto un di sì bello, e sotto i piedi,

Fatti deformi, inaridisce il fiore.

S'io vegli o dorma, ignoro; e quel ch'io miro,

Dir non saprei se visïone o sogno,

Tutto è tremendo: e più dal falso il vero

Distinguere non so; ché s'io ragiono,

Temo peccar: fuggo dal dolce letto

Ove madre divenni, e poi vi torno

Nell'orror della notte: al mio consorte,

Grave di un sonno che mi terrore,

Se batta il cor che della vita è fonte

Interrogando con la man tremante,

Gli do gelido un bacio, e poi l'abbraccio

Con una gioia paurosa, e fuggo,

Ché gli amplessi ne temo: e in quelle stanze

Precipitando ov'hanno i figli albergo,

Coi gemiti li desto, e poi li traggo

Ad una antica portentosa immago

Della Donna del Cielo, a cui sacrai

Lampade ardenti con vigilie eterne.

Piangon prostrati i pargoletti ignudi

Sopra la dura terra, e ognun ripete

Il nome di Maria ch'io sempre invoco;

E giurerei ch'ella li guarda e piange.

Allora io grido: Abbi pietà dei figli;

Tu fosti madre, e gl'innocenti al reo

Ottengano perdono. —

 

ADRIANO

Il tuo consorte

È un seguace d'Arnaldo: e reo lo credo

Più che detto non m'hai: tutto mi svela….

Nol sai? pesa il maggior degli anatèmi

Sopra quell'empio che sottrasse Arnaldo

Alla possanza mia… S'ei t'è consorte

Creder non l'osoera periglio e colpa

Al suo letto appressarsi, e ber potevi

Il furore di Dio nell'acqua istessa

Dal labbro suo contaminata….

 

ADELASIA

Ahi lassa!

Pur troppo il so! lungo digiun sostenni:

Temei quei cibi che gustasse il padre

Fatali ai figli, e li nutrii non vista

Di ciò che sazia e noce, e quei gentili

Crudelmente pietosa ho reso infermi.

 

ADRIANO

Benché la grazia onde natura è vinta,

Risplenda in te, d'ogni terreno affetto

Liberata non sei… paventi Iddio,

Non l'ami ancor… moglie rimani e madre.

Se nel nido profano, onde fuggisti

Atterrita colomba, ognor dimora

La tua prole diletta, a questo volo

So qual angue t'ha spintoinvan lo celi

Io ti leggo nel voltoArnaldo ottenne

Nelle tue case, ahi sventurata! asilo.

 

ADELASIA

È ver, ma lo detesto, e orror mi crebbe

Placar tentando con parole accorte

Del mio core i tumultiAlfin m'assolvi.

 

ADRIANO

Nol posso… ignori che accusar si denno

Gli eretici alla Chiesa? a me tacesti

Del tuo consorte il nome! È ognun soggetto

Alla legge di Cristo: io pongo a lieve

Prova la tua virtù, quand'io ti chieggo

Ciò che ognuno può dirmi.

 

ADELASIA

Egli d'Arnaldo

È difensor palese: Ostasio è detto.

 

ADRIANO

Non basta: il grado

 

ADELASIA

È d'alto sangue, e conte

Della Campagna.

 

ADRIANO

E v'ha castelli?

 

ADELASIA

Assai.

 

ADRIANO

E li tien?

 

ADELASIA

Dall'Impero.

 

ADRIANO

In qual si cela

Or l'eretica belva, il fero Arnaldo?…

Taci?… perigli ha la dimora, e pensa

Che madre sei… non rade volte Iddio

Nell'ira avvolge della sua vendetta

Gl'innocenti col reo.

 

ADELASIA

Dirò… ma prima

Prometti a Ostasio perdonar: dall'empio

Se fia diviso, il riconduco a Dio

Sulla via dell'amore… io già lo stringo

Fra queste braccia; antica fiamma e santa

Nelle vene gli corre… ei sul mio seno

Palpita, e giura alla fatal dottrina

Un eterno abominio… io dei negati

Abbracciamenti lo fo lieto, e stendono

L'ali tremanti sul pudico letto

Gli angioli del Signore, e in Ciel si crea

Un'anima per me.

 

ADRIANO

La moglie oblia

Ch'io qui l'ascolto?

 

ADELASIA

Ardo, ardo io sì… perdona.

Veglierò fra gli altari, e tutta io voglio

Nella dolcezza inebriar del pianto

L'anima consolata… Oh quanta gioia

Per quello spirto che sarà converso

Nel regno degli eletti!… allora, o Padre,

Quando l'ostia innocente al ciel sollevi,

Ricordati di Ostasio, e lo confermi

L'onnipotenza delle tue preghiere

Sul novello cammin… D'oro e di gemme

Il mio signore, in cui dovizia abonda,

I templi arricchirà: così palese

Al mondo fia quanto ei detesti Arnaldo

E gli empi errori.

 

ADRIANO

Ove costui si trova

Scoprimi alfin: perdono al tuo consorte,

Per quanto io posso.

 

ADELASIA

Ah lieta io son! puoi tutto

Sulla terra e nel cielo. Arnaldo è chiuso

Nella rôcca d'Astura.

 

ADRIANO

Al suol ti prostra….

T'assolvo, e parti.

 

ADELASIA

E perché mai?

 

ADRIANO

S'appressa

L'imperator.

 

ADELASIA

Qui rimanermi io voglio.

È feroce lo Svevo, e dentro il core

Sorge un dubbio tremendo.

 

 

 




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