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Giovan Battista Niccolini Arnaldo da Brescia IntraText CT - Lettura del testo |
Oh se qui fosse
Il dito del Signor! Misera donna,
Con terror disperato i passi affretta!
Padre, pietà! tosto m'assolvi; è sopra
Il capo mio la morte, e già l'Inferno
Chi ti minaccia?
Iddio….
A te ricorro.
Se lavarla io sol posso. E che facesti?
Son rea.
Ma come? egra mi sembri, o forse
Il nemico dell'uom la tua possiede
E chi per noi moriva.
Egli si muove, già la man trafitta
Liberata è dai chiodi, e n'esce il sangue,
E s'alza a maledirmi…. il suol vacilla.
M'afferri il manto, e vi nascondi il volto…
Tu vaneggi, infelice!… un rio di pianto
Or dagli occhi ti scorre… Ogni peccato
Rimesso vien, quando il dolore abonda….
Ahi forse udisti
Io son straniero,
E or non ha guari in Roma…Avvinta sei
Oh Dio! pur troppo.
Impallidisci, tremi? Al tuo consorte
Fosti infedele, o da maggior delitto
Nasce il terror che sì t'ingombra? Ah parla….
Ucciso l'hai?
Forse il dovea.
Che dici?
Voglio odiarlo, e non posso.
In lui qual colpa?
La più orribil di tutte.
E ancor t'è caro?
L'amo sì, l'amo, bench'ei sia diverso
Da quel di pria: cinge una nube oscura
Quel volto un di sì bello, e sotto i piedi,
Fatti deformi, inaridisce il fiore.
S'io vegli o dorma, ignoro; e quel ch'io miro,
Dir non saprei se visïone o sogno,
Tutto è tremendo: e più dal falso il vero
Distinguere non so; ché s'io ragiono,
Temo peccar: fuggo dal dolce letto
Ove madre divenni, e poi vi torno
Nell'orror della notte: al mio consorte,
Grave di un sonno che mi dà terrore,
Se batta il cor che della vita è fonte
Interrogando con la man tremante,
Gli do gelido un bacio, e poi l'abbraccio
Con una gioia paurosa, e fuggo,
Ché gli amplessi ne temo: e in quelle stanze
Precipitando ov'hanno i figli albergo,
Coi gemiti li desto, e poi li traggo
Ad una antica portentosa immago
Della Donna del Cielo, a cui sacrai
Lampade ardenti con vigilie eterne.
Piangon prostrati i pargoletti ignudi
Sopra la dura terra, e ognun ripete
Il nome di Maria ch'io sempre invoco;
E giurerei ch'ella li guarda e piange.
Allora io grido: Abbi pietà dei figli;
Tu fosti madre, e gl'innocenti al reo
Il tuo consorte
È un seguace d'Arnaldo: e reo lo credo
Più che detto non m'hai: tutto mi svela….
Nol sai? pesa il maggior degli anatèmi
Sopra quell'empio che sottrasse Arnaldo
Alla possanza mia… S'ei t'è consorte…
Creder non l'oso… era periglio e colpa
Al suo letto appressarsi, e ber potevi
Il furore di Dio nell'acqua istessa
Dal labbro suo contaminata….
Ahi lassa!
Pur troppo il so! lungo digiun sostenni:
Temei quei cibi che gustasse il padre
Fatali ai figli, e li nutrii non vista
Di ciò che sazia e noce, e quei gentili
Crudelmente pietosa ho reso infermi.
Benché la grazia onde natura è vinta,
Risplenda in te, d'ogni terreno affetto
Liberata non sei… paventi Iddio,
Non l'ami ancor… moglie rimani e madre.
Se nel nido profano, onde fuggisti
Atterrita colomba, ognor dimora
La tua prole diletta, a questo volo
So qual angue t'ha spinto… invan lo celi…
Io ti leggo nel volto… Arnaldo ottenne
Nelle tue case, ahi sventurata! asilo.
È ver, ma lo detesto, e orror mi crebbe
Placar tentando con parole accorte
Del mio core i tumulti… Alfin m'assolvi.
Nol posso… ignori che accusar si denno
Gli eretici alla Chiesa? a me tacesti
Del tuo consorte il nome! È ognun soggetto
Alla legge di Cristo: io pongo a lieve
Prova la tua virtù, quand'io ti chieggo
Ciò che ognuno può dirmi.
Egli d'Arnaldo
È difensor palese: Ostasio è detto.
Della Campagna.
E v'ha castelli?
Assai.
E li tien?
Dall'Impero.
In qual si cela
Or l'eretica belva, il fero Arnaldo?…
Taci?… perigli ha la dimora, e pensa
Che madre sei… non rade volte Iddio
Nell'ira avvolge della sua vendetta
Dirò… ma prima
Prometti a Ostasio perdonar: dall'empio
Se fia diviso, il riconduco a Dio
Sulla via dell'amore… io già lo stringo
Fra queste braccia; antica fiamma e santa
Nelle vene gli corre… ei sul mio seno
Palpita, e giura alla fatal dottrina
Un eterno abominio… io dei negati
Abbracciamenti lo fo lieto, e stendono
L'ali tremanti sul pudico letto
Gli angioli del Signore, e in Ciel si crea
Un'anima per me.
Ch'io qui l'ascolto?
Veglierò fra gli altari, e tutta io voglio
Nella dolcezza inebriar del pianto
L'anima consolata… Oh quanta gioia
Per quello spirto che sarà converso
Nel regno degli eletti!… allora, o Padre,
Quando l'ostia innocente al ciel sollevi,
Ricordati di Ostasio, e lo confermi
L'onnipotenza delle tue preghiere
Sul novello cammin… D'oro e di gemme
Il mio signore, in cui dovizia abonda,
I templi arricchirà: così palese
Al mondo fia quanto ei detesti Arnaldo
Ove costui si trova
Scoprimi alfin: perdono al tuo consorte,
Per quanto io posso.
Ah lieta io son! puoi tutto
Sulla terra e nel cielo. Arnaldo è chiuso
E perché mai?
S'appressa
L'imperator.
Qui rimanermi io voglio.
È feroce lo Svevo, e dentro il core