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Giovan Battista Niccolini
Arnaldo da Brescia

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Scena quarta. Federigo, e Detti

 

ADRIANO

(Alzando gli occhi al cielo.)

O Re del Cielo,

Come occulte le vie dei tuoi consigli

Sono all'occhio mortale! Egli sospinse

La mesta che rimane al tuo cospetto,

A scoprirmi

 

FEDERIGO

Che mai? Ti brilla in volto

Un'insolita gioia!

 

ADRIANO

Alfin di Pietro

La gran causa trionfa: e tu, che sei

Difensor della Chiesa, il suo nemico

Affrettati a punire; e tosto Arnaldo

In Astura sia preso.

 

FEDERIGO

Olà; scudiero,

Chiama i fedeli miei… Conosci, o Padre,

Chi d'Astura è signore?

 

ADRIANO

Il reo consorte

Di questa pia… della Campagna un conte.

 

FEDERIGO

Come si chiama?

 

ADRIANO

Ostasio.

 

FEDERIGO

Io questo nome

Obliar non potea: fra i miei nemici

È il più superbo: nel Roman Senato

Sceglier costui l'imperator volea:

Egli è più reo d'Arnaldo… A morte, e tosto

A morte infame, e prigionieri i figli

In Lamagna sian tratti.

 

ADELASIA

Oh Dio, che feci!

Pietà d'Ostasio.

(Si getta ai piedi di Federigo.)

Al giovinetto ardente

Perdona un sogno della mente audace,

Tu, che vago di gloria ancor nel petto

Gl'impeti senti dell'età primiera.

E i pargoletti che rapir mi vuoi,

In che son rei?… Questo crudel superbo

Sdegna guardarmi… egli sta fermo e muto,

Com'aspra rupe al di cui piede immoto

Mormora un rivo umíle in suon di pianto.

(Vedendo che Federigo non si muove per le sue preghiere, si alza.)

Adriano, Adrian, non mi soccorri?…

Pur dianzi a me non hai promesso i figli

E il consorte salvar? Tu che sapesti

Con sì lunghe parole il mio segreto

Trarmi dal petto, or qui tranquillo e chiuso

Stai davanti al monarca, e un solo accento

A pregarlo non muovi? Ah se di Cristo

Il vicario tu sei, cadi ai suoi piedi;

Rendivi i baci ch'ei vi diè; li abbraccia;.

Di lacrime li bagna, e mai più sante

Lacrime sparse non avrai… Che tardi?

Pregalo; piangi, o più non sia nel mondo

Chi doni a voi titol di padre.

 

ADRIANO

Ignoto

M'era che tanto il tuo consorte osasse:

O romana superbia! egli è tal reo

Che fia vano il pregar.

 

ADELASIA

Che fai? mi segui:

(Afferra il papa per il manto.)

Qui, qui ti prostra.

 

ADRIANO

Ella delira!

 

ADELASIA

(Cade novamente ai piedi dell'imperatore.)

Abbraccio

Le tue ginocchia un'altra volta, e spero

Ingannata non m'hai… Comprendo adesso

Io l'arti di costui… Quando fu certo

Che vassallo all'Impero è il mio consorte,

Quel perdono che a lui dar non potea

Prometter finse. — O sacerdote, è questa

La tua pietade?… Ora il dolor mi rende

La perduta ragione, ed io mi sveglio

Sull'orlo di un abisso; e a questo iniquo

Cade la larva che celògli il volto,

E in un'orrenda nudità si mostra

Alla luce del ver.

 

ADRIANO

Se puoi, Signore.

Ad Ostasio perdona.

 

FEDERIGO

Io son custode

Di sacre leggi, e a chi succede io deggio

Renderle illese, o vendicate.

 

ADELASIA

Aborro

Pontefici e monarchi.

 

ADRIANO

In te ritorna;

Ti abbandonò la Fede: in quanto io posso

Di giovarti cercai, ma non ottenni

Che la giustizia alla pietà cedesse.

Forse nol vuole Iddio: talora in fretta

Anche la spada di lassù ferisce. —

Ah tu vedi, o Signor, come ogni pena

Che l'anatèma impreca, ora s'adempie

Nella sua prole….

 

ADELASIA

Barbaro, non vedi

Che t'ascolta una madre?

 

ADRIANO

Or via, riprendi

Le tue sante virtù: colpa è il pentirsi

Di quel consiglio che dal Ciel ti venne.

Cristo diceva: I genitori stessi

Odia per me.

 

ADELASIA

Quando a una madre ei disse:

Odia i tuoi figli? io li ho traditi. Ahi lassa!

Qui resto invan: pietà di me non hanno

I due mostri del mondo. Oh Dio! si fugga

Presto, presto un destriero… a chi lo chieggo?

(Vedendo i soldati di Federigo.)

Del tiranno ai soldati? Ah se nel Cielo

V'è un Dio che i preghi delle madri ascolti,

Angioli del Signore, al mio castello

Recatemi sull'ali.

 

 

 




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