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Giovan Battista Niccolini Arnaldo da Brescia IntraText CT - Lettura del testo |
Carcere nel Castello di Sant'Angelo.
Sulle ruine della tua ragione,
Forsennata Adelasia, il suo vessillo
Quest'empio clero alzò. Me sol credesti
Porre in man dei nemici, e i propri figli,
O misera, tradivi: or prigionieri
Gemon qui gl'innocenti. Oh se risvegli
Nel cor dell'egra la scintilla eterna,
Oltraggiata natura, alla infelice
Madre farai dono funesto e breve!
Più tremendo furor vien dal rimorso
Che segue all'opre onde il pentirsi è vano.
Provvide Iddio che nel castello avito
Non fosse Ostasio: dalle torri altere
Arder non vegga l'espugnata Astura,
E sia degno di Roma, e vi combatta
Per la sua libertà: pianger gli è forza
Sulla sua prole, e la fatal consorte.
Ma prema il duolo: a lui per me non chieggo
Una stilla di pianto: il mio destino
Non può mutarsi, ché da due tiranni
Vittima chiesta io son.. Chi giunge…