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Giovan Battista Niccolini
Arnaldo da Brescia

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Scena nona. Pietro prefetto di Roma, Arnaldo

 

PREFETTO

Io qui non sono

Giudice tuo, ma ordinator di pena

Che ti fu stabilita. Al pentimento

Quel breve tempo che quaggiù t'avanza

Usar ti piaccia, e del presente angusto

Sul tremendo confin l'anima rea

Dai sogni dell'errore alfin si desti,

E si lavi nel pianto e nel perdono,

Prima che morte le disciolga il volo

Alla giustizia eterna.

 

ARNALDO

Io col pensiero

Vissi ognor nell'eterno: il tuo signore

Ha sì fisso nel tempo il suo desire,

Che sol mira alla terra.

 

PREFETTO

E mai d'Arnaldo

L'orgoglio cesserà?

 

ARNALDO

Mi credi altero,

Perché libero sono.

 

PREFETTO

Io qui non venni

A garrir teco: vuoi morir confesso?

Abiura l'eresia.

 

ARNALDO

Maifredo osava

Notarmi d'eresia: ma non ottenne

Dal concilio adunato in Laterano

Fede la sua calunnia, e si ripete

Da chi sa di mentir, da quei superbi,

Che son, Roma infelice, il tuo senato.

 

PREFETTO

Al pontefice io credo; e dalla Chiesa

Che milita nel mondo ei t'ha diviso.

 

ARNALDO

Ma non da quella che trionfa in Cielo,

Ovgiudice Iddio: la mia sentenza

Sta negli abissi del consiglio eterno,

Come quella di lui che mi condanna.

Tempo verrà ch'ei lo ricordi, e tremi.

 

PREFETTO

Non ti rimorde che la tua dottrina

Guerre fruttava, e ch'or di nuovo al sangue

Roma verrà?

 

ARNALDO

Figlio del sangue il vero.

 

PREFETTO

Cangia consiglio: solo a questo patto

Un ministro del Ciel dai tuoi peccati

Scioglier ti puote: ei qui t'aspetta.

 

ARNALDO

È reo

Ogni figlio d'Adamo, io più di tutti;

Ma eretico non sono: e s'io lo fossi,

Il maggior dei rei sceglier nel clero

Può l'uom che lo confessi; e a me si nega?

 

PREFETTO

Vuolsi così da quei che puote; ed io

Deggio in tutto ubbidirgli. Ho qui compito

L'uficio mio: fra brevi istanti udrai

Della tua pena il modo: il Sol novello

Non ti vedrà.

 

 

 




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