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Giovan Battista Niccolini Arnaldo da Brescia IntraText CT - Lettura del testo |
Destatevi… sorgete… il nostro sangue
Si traffica nel tempio; e son raccolti,
Tenebrosa congrega, i cardinali
A vestir del gran manto un altro lupo
Che pastore si chiami. Un dì sceglieste,
O Romani, il pontefice: gli antichi
Dritti il fero Innocenzo appien vi tolse,
E compì l'opra d'Ildebrando audace.
Cesare colla stola, ei far volea
Del mondo un tempio onde l'amor fuggisse,
Uno il pensiero, uno il volere, ed uno
Tiranno a un tempo, e sacerdote, e Dio.
Mirate l'opra sua! Roma deserta
Dal Laterano al Colosseo: guidava
Il normando furore e il saracino;
Fremea la sua preghiera, e maledisse
Colui che non insanguina la spada.
Imprecando morì: così perdonano
I vicari di Cristo ai lor nemici.
Barbari cardinali alzan dall'are
Colle man sanguinose un Dio di pace,
E coi rifiuti delle mense opime
Dopo i veltri ci pascono. Latino
Sangue gentile, sopportar saprai
Servitù così vile? ognor costoro
Sopra il vasto cadavere di Roma,
Come l'ïena, a divorar staranno
I detti suoi
Sono un blasfema: io con orror li ascolto.
Strugga le torri ai Frangipani.
È degno
Di seguirsi costui: le glorie antiche
Ricordi chi per avo ebbe un Giudeo.
Sia vostro re, poiché ubbidir sdegnate
Al vicario di Dio: non sei cristiano
Nemmeno d'acqua.
D'Anacleto german, Roma dividi,
Com'ei la Chiesa.
Pontefice di Roma: ai sommi onori
Del tuo papa Giudeo: certo in profano
Loco fu posto; un terren sacro avrebbe
Degli eterni consigli? Iddio, Romani,
Giudicava Anacleto, ed io l'ho pianto.
Lacrime infami! Egli col ferro aperse
Ogni tempio di Roma, e corse il sangue
Nella magion di Dio: fremer si deve
È noto a voi che i sacerdoti accolti
Pregato non avean riposo eterno
Sul fral d'Onorio, e nol chiudea la terra
Nel suo placido sen, quando le pronte
Il rival d'Anacleto, e poi sedea
Solitario tiranno in Laterano.
Né gli bastò: fra le ruine antiche,
Che hanno in rôcca converse i Frangipani,
Quel vil s'ascose, e allor venia dall'arco
Di Costantin, sempre funesto a Roma,
D'inulte morti alta ruina, e volo.
Mentre l'Europa parteggiar fu vista
Fra Innocenzo e Anacleto, e sempre incerta
Chi della sposa dell'Agnel celeste
In terra fosse adultero o marito,
E fu nei templi, e più nei cor, la guerra
Per licenza di spade e d'anatemi,
Mi creaste patrizio, ed una santa
Voce destovvi dal maggior letargo
Ahi questa voce
Ove Pietro morì, vivere Arnaldo?
Ben fuggiva costui: se morto ei fosse
Nella santa cittade, io nei sepolcri
Degli avi tuoi, che hanno da Giuda il nome,
Arnaldo è un empio: sostener gli errori
Ei d'Abelardo osò, folle scudiero
Di Bernardo il garrir: silenzio eterno
Or preme il labbro al menzogner profeta.
Non mai parlato avesse, o di sue fole
L'onor di Chiaravalle: è presso al trono
Della Madre di Dio: son le sue lodi,
Ch'ei scrisse in terra, ripetute in cielo;
E qui per lui si piange.
Agitator di Francia e di Lamagna,
E dei monarchi al fianco in ogni trono
Con umiltà fastosa, e le sue lane
Lieto agli stolti dispensando, Europa
Dentro l'Asia mirò precipitarsi.
Invan le donne nei desertï letti
Gridaro a quel feroce: I santi nodi
Rompi pria della morte, e tanto estingui
La carità di padre e di consorte,
Che di sette fanciulli un uomo appena
Consola il pianto. Abbandonate il mondo,
Costui rispose: le città sian vote,
Ma pieni i chiostri, onde su tutti io regni,
Poiché vinse Aladino, e d'insepolte
Ossa cristiane biancheggiar si vide
In Cilicia ogni rupe, il folle capo,
Che all'Europa mentì, Bernardo ascose
Ai fremiti del mondo; e dato avesse
Alle vittime sue silenzio e pianto!
Ma impudente e crudel, della superba
Voce a scusar gli oracoli bugiardi,
Quei prodi estinti a calunniar si pose
Ch'egli ingannato aveva, e i suoi devoti
Tormentò coi terrori e coi flagelli.
Fuggitelo, o Cristiani: vi sovvenga
Che sul capo a Giordan sta l'anatèma
Ch'Eugenio vi lanciò: parlar coll'empio
È delitto, e periglio. Io qui venia
A difender la Chiesa: e non udiste
Voi di Datano e di Abiron gli esempi
Rammentarvi dall'are? Un'altra volta
Alla vendetta delle sue ragioni
Iddio potrebbe spalancar la terra…
E non tremate?
Ai piè dell'empio, onde nascesti, aprirsi.
Ricordate Gelasio, il santo veglio,
Che dal voto comun le chiavi ottenne
Ch'ei serbò poco, e che volgea soavi:
La tïara io mirai del buon pastore
Splender sull'umil capo, e al suon degl'inni
Fumar gl'incensi a Cristo in sacramento,
Quando s'udia dai sacerdoti accolti
Del chiuso tempio rimbombar le porte
Che dai cardini suoi cadon divelte.
L'altar s'inonda di ladroni; appare
Il più crudel di tutti: era tuo padre:
Quindi un gridare, un correre, un celarsi,
E immobili restar per lungo orrore.
Sventurato Gelasio! e che ti valse
Scorsa così, che la vecchiezza è santa,
E l'abbracciato altare, e Dio presente?
Vile nel suo furor, stende la destra
Nel debil vecchio il Frangipan crudele,
E il suo tremulo collo afferra, e tutta
La persona gli offende, e a quel caduto
Pur col piede fa guerra e lo calpesta:
Moltiplicando l'ire e le percosse,
Vince l'oltraggio che fu fatto a Cristo.
UNO DEL POPOLO
È vero…
UN ALTRO DEL POPOLO
Dei Frangipani alle temute case,
Spelonca eterna di crudel masnada.
E Pierleone in libertà lo pose,
Il padre mio. Non v'accorgete? ei tenta
Ricordando il passato indur l'oblio
Dei perigli presenti, e vi trattiene
Con accorte parole, in cui l'umano
Va mescendo al divin: sì l'arti imita
Dell'empia razza che promette il Cielo
Per usurpar la terra. Or via seguitemi
Al Campidoglio.
Al Campidoglio!
UNO DEL POPOLO
UN ALTRO DEL POPOLO
Fra noi tornò?
(I più dei popolo seguitano Giordano
ed alcuni rimangono:
Leone Frangipani si ritira per altra parte.)