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Giovan Battista Niccolini Arnaldo da Brescia IntraText CT - Lettura del testo |
Il CARDINAL GUIDO DI SANTA PUDENZIANA con altri cardinali a cavallo, e LEONE FRANGIPANI coll'insegne di prefetto di Roma.
A pontefice abbiamo il cardinale
E vescovo d'Albano; e a lui piacea
UNO DEL POPOLO
Il suo cognome?
UN ALTRO DEL POPOLO
La patria sua? Nol conosciamo.
UN CARDINALE
Ei presto
Conoscer si farà.
UN ALTRO CARDINALE
Empia razza, crudel, sceglievi a Roma
Un barbaro in pastore!… ei già col nome
Io mai non chieggo
Ove nacquer costoro; e a lunga prova
Voi, Romani, per Dio, saper dovreste
Che non han patria i sacerdoti.
Oh, fine
A queste voci irreverenti e stolte.
Lasciate il Campidoglio: ognun ritorni
Alle sue case: assai di due ribelli
L'eretiche parole. Or che si tarda?
Tosto di qui sgombrate, o a porvi in fuga
Con molti prodi che gli son fedeli
Adriano verrà.
E tu, Romano, allo stranier tiranno,
Se ascender osa il Campidoglio, addita
L'orme del sangue pontificio. Immobili
Qui come il sasso del Tarpeo si resti.
Cedete a questa venerata insegna
Di vetusto poter. Prefetto io fui
Della santa Cittade, e i dritti antichi
Costui ristora
UNO DEL POPOLO
Non più prefetto;
UN ALTRO DEL POPOLO
Viva la libertà! dal popol viene
Ogni possanza: quella spada infame
Franger vi piaccia, e calpestar nel fango.
Tinto del sangue di Crescenzio, e fatto
vile dai suoi rimorsi, Otton la diede,
Un Cesare Tedesco, alla tremante
Mano d'uom ligio, e fu pallore uguale
Nel volto dello schiavo e del tiranno.
Poi la spada crudele, e benedetta
Per ogni astuto, ond'è querela eterna
Fra corona e tïara, e croce e scettro,
Andò di schiavo in schiavo, e alfin pervenne
Al più vile di tutti.
(A Leone Frangipani è tolta e poi rotta la spada per alcuni del popolo, ed egli impaurito s'allontana.)
Un tanto oltraggio
Cesare offende, ed Adriano, e Dio.
Dal Ciel discende la virtù che spira
Nei nostri petti: a sostener sue veci
Cristo elesse Adrian, ché la sua fede
Nella barbara terra il crudo Olao
Quella dottrina che dal sangue aborre
Mal seminò col ferro. Esser potrebbe
Apostolo un tiranno? In sì remote
Genti io non so ciò che Adrian facesse:
Forse, come Ildebrando, al re Britanno,
Per la romana curia, omaggi ed oro
Chiesti vi avrà.
UN CARDINALE
Povere son.
Chi tanto
Povero fu che voi non siate avari?
Molto lor tolse il ferro, e colla frode
Certo Brechspiro li avrà fatti ignudi:
Son rapine le vostre, e sembran doni.
Costui m'è noto: da uno schiavo ei nacque,
E d'esser schiavo è degno: egli al Normando,
Che la sua patria opprime, è fatto amico.
Mendico errante d'Avignon nei chiostri
Giungea fanciullo, e ministrar fu visto
Negli uffici più abietti: ivi a quei falsi
Monaci piacque per dolcezza astuta;
Lor arti apprese, e fra gl'inganni e l'ire
Sorger potea dalla natía lordura
UN NOBILE
Da noi patrizi?
Rimaner più a lungo
Qui non dovremmo: ma pietà ci stringe
Dell'alme vostre. Sono al Cielo in ira
Ed Arnaldo e Giordano, ambo divisi
Dal grembo della Chiesa: è un gran peccato
La vostra libertade.
È nel Vangelo un ver che ci sublima,
E non ci avvalla nel servaggio; e Cristo
Uomo si fe' per sollevarci a Dio.
Teco non parlo, eretico. — Romani,
Se il gregge errante allo smarrito ovile
Non riconduce del Pastor la verga,
Ad esso è forza d'invocar la spada,
Che, se ai monarchi è data, alzar si deve
Al cenno sol dei sacerdoti. È presso
Lo Svevo Federigo: i suoi disegni
A voi noti esser denno: ei già da questi
Splendidi sogni, che fra voi rinnova
Un monaco infedel, colle sue fiamme
Desta i Lombardi, ed a riprender viene
Ciò che Italia usurpava, e nel furore
Del suo lungo soffrir, colle ruine
Gode farsi la via. Quanta diversa
È la Chiesa con voi! soffre ed aspetta,
Imitando l'Eterno. Ah! più non pianga
Su i figli che delirano; tornate
Al suo materno sen: qui venni i giusti
A separar dai reprobi. Già rugge
La tempesta di Dio: fedeli agnelli
Stringetevi al pastor, ché dirgli io possa:
Eran smarriti, ed a perir vicini
Li ritrovava.
UN CARDINALE
(Questi versi sono detti in disparte dal cardinale ai suoi confratelli.)
Qui venuti non siam… piange il devoto
Femineo sesso, e lacrime caduche
Stan sul ciglio dei vecchi… Ecco che molti
Abbandonano Arnaldo, e ognor più rara
Divien la plebe che gli fa corona.
Mobili son gli affetti suoi… si tragga
Tosto con noi pria che la muti Arnaldo.
Qual fulmine che dorme entro le nubi
Era il silenzio in lui: schiuder lo veggo
A tremenda risposta il labbro audace,
Che incenerisce colla sua parola. —
Chi è Cristiano ci segua; e voi tremate,
Che qui ardite restar. Cesare viene
Del papa i dritti a sostener: punirvi
Più dei Lombardi ei dee. Siete ribelli
Alla Chiesa e all'Impero. — Or qui rimani,
(Queste cose dice sommessamente all'Annibaldi.)
Annibaldo fedel: nei petti imbelli
Tu, con un falso che somigli al vero,
Cresci i terrori del vicin periglio.