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Giovan Battista Niccolini Arnaldo da Brescia IntraText CT - Lettura del testo |
Volere uman! poiché in Adamo osasti
Di ribellarti a Dio, come sei pigro
A un verace ubbidir! Costui che crebbe
In un cenobio, ove a servir s'insegna,
Al mio poter, che venerata ed una
Fa la Chiesa di Dio, sottrarsi osava!…
Sopra ogni grado onde quassù si ascende
Io trovava un dolor; ma sulla cima
Vi stanno tutti, e nascono le spine
Sulla cattedra mia più che sul trono…
Quanta fatica è nel guardar dal fango
Quel manto che i più forti omeri aggrava!
Oh queste gemme della mia tiara
Sono un fuoco che m'arde il travagliato
Capo, che a te, Signor, piangendo inalzo.
Ma non deggio temer: colui che seppe
La croce sopportar, ch'era sì grave
Dei peccati del mondo, al servo infermo
Soccorrerà… lo rappresento in terra. —
O silenzi del chiostro, o della mia
Isola nubi, che del Sol modesta
Fate la luce, siccome era un giorno
La sorte mia, qui fra i tumulti insani
Dell'empia Roma, e lo splendor superbo
D'ardente Cielo, io vi ricordo e piango.