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Giovan Battista Niccolini
Arnaldo da Brescia

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Scena seconda. Adriano

 

Volere uman! poiché in Adamo osasti

Di ribellarti a Dio, come sei pigro

A un verace ubbidir! Costui che crebbe

In un cenobio, ove a servir s'insegna,

Al mio poter, che venerata ed una

Fa la Chiesa di Dio, sottrarsi osava!…

Sopra ogni grado onde quassù si ascende

Io trovava un dolor; ma sulla cima

Vi stanno tutti, e nascono le spine

Sulla cattedra mia più che sul trono

Quanta fatica è nel guardar dal fango

Quel manto che i più forti omeri aggrava!

Oh queste gemme della mia tiara

Sono un fuoco che m'arde il travagliato

Capo, che a te, Signor, piangendo inalzo.

Ma non deggio temer: colui che seppe

La croce sopportar, ch'eragrave

Dei peccati del mondo, al servo infermo

Soccorrerà… lo rappresento in terra. —

O silenzi del chiostro, o della mia

Isola nubi, che del Sol modesta

Fate la luce, siccome era un giorno

La sorte mia, qui fra i tumulti insani

Dell'empia Roma, e lo splendor superbo

D'ardente Cielo, io vi ricordo e piango.

 

 

 




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