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Giovan Battista Niccolini Arnaldo da Brescia IntraText CT - Lettura del testo |
L'onda del volgo che levommi in alto,
Fuggì fremendo, e m'ha, qual nave infranta,
Sopra squallide arene abbandonato:
Ed io vi movo affaticate ed arse
L'ignude piante… Arido è il labbro, e poca
Acqua non trovo che la sete estingua…
Arbor non v'ha, muta ogni valle; all'onda,
Che impoverì nell'arenoso letto,
Più la vita non mormora. — Coraggio,
Alma cristiana! a te conviene un pio
Soffrir tranquillo! Non hai tu promesso
Fede alla croce, e sollevarti a Dio
Fuor del mondo e dei sensi? A questa polve
La vita è ugual, che sempre il suo cammino
Segnasi con dolor… l'orme d'un piede
Un altro piè cancella, e tutti un vano
Simulacro qui siam, che appar per poco,
E soffre, e muore… — Io non combatta invano,
Figlio di Dio, coll'immortal parola
Quel tiranno del tempo e dell'eterno,
Che usurpa in terra il loco tuo, che i piedi
Tien negli abissi, e fra le nubi il capo,
E coi fulmini grida: — Il mondo è mio!
Leggi, virtudi e libertà tentai
Renderti, o Roma… Ahi sol dov'è la morte
Abita la tua gloria, e ben l'alloro
Qui fra i sepolcri nasce e le ruine! —
Su colonna atterrata il fianco infermo
Posar mi giovi. Ah più di lei giacete,
Alme latine, ed alla prima altezza
Chi tornarvi potrà? — Mi sento oppresso
Dal grave duol delle speranze altere
Sempre deluse nell'Italia, e trovo
Dentro l'anima mia maggior deserto
Che questo ove di già l'aër s'imbruna,
E m'annunzia la sera un suon di squilla
Da lontano cenobio: udir nol posso
Senza un desio che trema, e in cor mi desta
Una memoria che divien rimorso…
Ahi presto in noi langui, o ragione, avvezza
Fin dall'età primiera a tanti oltraggi…
Conosci i chiostri, e giovinetto entrasti
Nel sepolcro dei vivi, ov'è la guerra…
Ricorda e fremi… Questo crin canuto
M'agita il vento… al mar son presso… oh notte,
Più silenzi non hai! Dolce all'orecchio
Giunge dei flutti il mormorio lontano
In un vasto deserto, e più non sono
Le tenebre un confine… Or meno oscuro
Il ciel si fa che minacciò procelle,
L'aër men pigro ed insalubre, e tremula
Luce di stelle fra le nubi appare.
Oh sia lode al Signor! sento l'eterna
Armonia del creato; e se un'incerta
Luce qui sol mostra paludi e tombe,
L'alma dal peso che quaggiù la grava,
Non è vinta così, che pur sia tolta
La libertà del volo ai suoi pensieri…
M'alzo a scopo maggior: dell'uom le tende
Sono quaggiù, ma la città nel Cielo.
Or non dubito più: terror di chiostro
Più non m'assal: perché in Italia io volli
Libertade e virtù, farà ritorno
A Dio lo spirto, e andrà di stella in stella,
Eterno peregrin dell'infinito.
Oh Ciel, chi giunge? io di cavalli ascolto
Un calpestìo… Fosse Giordan!… Non volli
Ch'egli Roma lasciasse a trar l'amico
Fuor di periglio: assicurar coll'armi
Dee prima il Campidoglio, e poi raggiunga