Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giovan Battista Niccolini
Arnaldo da Brescia

IntraText CT - Lettura del testo

Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

Scena prima. Arnaldo

 

ARNALDO

L'onda del volgo che levommi in alto,

Fuggì fremendo, e m'ha, qual nave infranta,

Sopra squallide arene abbandonato:

Ed io vi movo affaticate ed arse

L'ignude pianteArido è il labbro, e poca

Acqua non trovo che la sete estingua

Arbor non v'ha, muta ogni valle; all'onda,

Che impoverì nell'arenoso letto,

Più la vita non mormora. — Coraggio,

Alma cristiana! a te conviene un pio

Soffrir tranquillo! Non hai tu promesso

Fede alla croce, e sollevarti a Dio

Fuor del mondo e dei sensi? A questa polve

La vita è ugual, che sempre il suo cammino

Segnasi con dolor… l'orme d'un piede

Un altro piè cancella, e tutti un vano

Simulacro qui siam, che appar per poco,

E soffre, e muore… — Io non combatta invano,

Figlio di Dio, coll'immortal parola

Quel tiranno del tempo e dell'eterno,

Che usurpa in terra il loco tuo, che i piedi

Tien negli abissi, e fra le nubi il capo,

E coi fulmini grida: — Il mondo è mio!

Leggi, virtudi e libertà tentai

Renderti, o Roma… Ahi sol dov'è la morte

Abita la tua gloria, e ben l'alloro

Qui fra i sepolcri nasce e le ruine! —

Su colonna atterrata il fianco infermo

Posar mi giovi. Ah più di lei giacete,

Alme latine, ed alla prima altezza

Chi tornarvi potrà? — Mi sento oppresso

Dal grave duol delle speranze altere

Sempre deluse nell'Italia, e trovo

Dentro l'anima mia maggior deserto

Che questo ove di già l'aër s'imbruna,

E m'annunzia la sera un suon di squilla

Da lontano cenobio: udir nol posso

Senza un desio che trema, e in cor mi desta

Una memoria che divien rimorso

Ahi presto in noi langui, o ragione, avvezza

Fin dall'età primiera a tanti oltraggi

Conosci i chiostri, e giovinetto entrasti

Nel sepolcro dei vivi, ov'è la guerra

Ricorda e fremi… Questo crin canuto

M'agita il vento… al mar son presso… oh notte,

Più silenzi non hai! Dolce all'orecchio

Giunge dei flutti il mormorio lontano

In un vasto deserto, e più non sono

Le tenebre un confine… Or meno oscuro

Il ciel si fa che minacciò procelle,

L'aër men pigro ed insalubre, e tremula

Luce di stelle fra le nubi appare.

Oh sia lode al Signor! sento l'eterna

Armonia del creato; e se un'incerta

Luce qui sol mostra paludi e tombe,

L'alma dal peso che quaggiù la grava,

Non è vinta così, che pur sia tolta

La libertà del volo ai suoi pensieri

M'alzo a scopo maggior: dell'uom le tende

Sono quaggiù, ma la città nel Cielo.

Or non dubito più: terror di chiostro

Più non m'assal: perché in Italia io volli

Libertade e virtù, farà ritorno

A Dio lo spirto, e andrà di stella in stella,

Eterno peregrin dell'infinito.

Oh Ciel, chi giunge? io di cavalli ascolto

Un calpestìoFosse Giordan!… Non volli

Ch'egli Roma lasciasse a trar l'amico

Fuor di periglio: assicurar coll'armi

Dee prima il Campidoglio, e poi raggiunga

Me devoto alla morte.

 

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License