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Giovan Battista Niccolini Arnaldo da Brescia IntraText CT - Lettura del testo |
Guerrieri, e voi potete
In sì grand'uopo abbandonarci?… è questa
A noi giungea
Dello Svevo un araldo: egli c'impone
Lasciar l'Italia, o dall'Impero avremo
Il bando dei ribelli. Or via, ci segui,
(Gli Svizzeri si traggono in disparte.)
Tu mi comprendi, e m'ami. Or vanne al campo
Del superbo Tedesco: ei dal tuo labbro
Parole ascolterà degne di Roma.
Ripeterò le tue. Ma nei perigli
Senza difesa abbandonar l'amico
Viltà sarebbe. Io sul destin vegliai
Del tuo capo diletto; e pronto asilo.
Dal fido Ostasio, che t'aspetta, avrai,
E dai nemici tuoi sarai difeso.
Con intrepido affetto: e ben ricordi,
Poiché in Roma ei t'udiva, a te l'hai tratto
Colle sante parole, ed or possiedi
Sul puro cor del giovinetto ardente
Autorità di padre e di maestro.
Gli è consorte Adelasia, e non potei
Farla sicura nella mia dottrina,
Ed in calma ripor quel procelloso
Spirto che passa dall'amore all'ira,
E dall'ira all'amor; ché dei miei detti
Atterrita mi par, non persüasa.
Ora da Ostasio è lungi: il suo castello
Non è lontano; e senza rischio alcuno
Andar vi puoi, ché i miei vassalli io posi
In ogni lato a custodir la via.
(Giordano parte da un lato, e Arnaldo da un altro.)