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Giovan Battista Niccolini
Arnaldo da Brescia

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Scena undicesima. Adriano, Cardinali

 

ADRIANO, avendo indarno aspettato che FEDERIGO si addestrasse al freno, e gli reggesse la staffa nello scendere da cavallo, smonta coll'aiuto dei suoi ministri, e prima di sedere sul faldistoro, che gli vien preparato, così dice ai CARDINALI:

 

ADRIANO

Non più, fratelli:

Qui scenderò, ché omai sperar non posso

Da quel tumido Svevo il noto omaggio

Che i Cesari, se a Dio non son ribelli,

Con antica pietà finora han reso

Ai romani pontefici. M'assido

Sul faldistoro mio: sappia l'eletto

Re di Germania, e imperator futuro,

Ch'io qui starò.

(Partono i cardinali per annunziar ciò a Federigo.)

Svevo lion, gustasti

D'Italia il sangue, e nelle fauci ardenti

Ti crescerà la sete: orride guerre

Ancor nel tempio: ma il trionfo è certo.

Poiché Cristo morì, più non vacilla

Di Pier la fede; or ei con piè sicuro

Calca l'umide vie della procella.

 

 

 




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