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Giovan Battista Niccolini Arnaldo da Brescia IntraText CT - Lettura del testo |
Ponte sul Tevere davanti al Castel Sant'Angelo.
CORO DI ROMANI
All'armi, Romani! fra queste ruine
Udite la voce dell'alme latine,
Che, Sorgi, ti grida, o Popolo Re!
L'eterna Cittade non muore alla gloria:
Mirate quel tempio che avea la Vittoria;
Il cener dei forti vil polve non è.
I nostri sepolcri son pieni di fati:
Vi fremono l'ombre degli avi sdegnati
Di lungo servaggio col vile dolor.
Un Barbaro usurpa di Cesare il nome,
E mano straniera gli pon sulle chiome
La nostra corona, del mondo terror.
Qui grida il Tedesco ch'è spento il coraggio:
La spada romana risponda all'oltraggio,
E contro il furore combatta virtù.
Ritorni al suo nido, ritorni alla prole;
Dal dì che non segue la strada del sole,
Ha l'aquila appresa la vil servitù.
Il ferro divori i lurchi Alemanni:
Voliamo a quell'Alpi che mandan tiranni,
Si chiuda col petto l'infausto sentier.
Il nobile esempio ci diede Milano;
Ognuno, fratelli, si chiami Italiano,
Uguale sia il nome, concorde il voler.
Ma lunge il Britanno Pastor senza legge.
Che i lupi chiamava sul misero gregge;
Per gire sul trono, calpesta l'altar.
Vi sacra il crudele la spada omicida
Aspersa di sangue, di sangue che grida:
O nave di Pietro, è questo il tuo mar?
Ed hai sul vessillo il nome di pace!
Il mondo ingannasti, parola mendace,
E il Santo nel Cielo per gli empi arrossì.
O tu, che soffristi per tutti i mortali,
Che liberi hai fatto, fratelli, ed uguali
Col sangue che i ceppi dell'uomo abolì,
Percoti l'errante che il mondo ha diviso.
Col nome di Rege tu fosti deriso,
Ed ei questo nome dimanda per sé.
Lo chiede al tiranno che uccise i tuoi figli;
Al mostro tedesco consacra gli artigli…
L'Italia nel Cielo sol abbia il suo re.
CORO DI TEDESCHI
Ognor s'avvallano queste ruine
Che del teutonico valor son fede:
Più giace il popolo che le possiede.
Invan richiamasi quel ch'è passato;
Né torna all'apice chi al fondo cade:
Roma è lo scheletro d'un'altra etade.
Non ha quel popolo seconda vita:
Da polve gravida di sangue e pianto
Nol desta magica forza di canto.
UN PRINCIPE TEDESCO
Salmi e non fremiti sono per voi,
Figli degeneri di antichi eroi:
La stola vestasi, non la lorica
E il ferro Italia mi benedica.
CORO DI TEDESCHI
La Chiesa li atterra, li calca l'Impero:
Han l'alma prostrata dal Re del pensiero.
Correte alla gloria di squallide mura,
Correte a celarvi la doppia paura,
Che il petto vi scote con palpito alterno;
Sul collo il Tedesco, ai piedi l'Inferno.
A voi natura diè la messe d'oro,
Ed il tenero fior di primavera;
A noi diletta il sanguinoso alloro,
Di bellico furor la gloria altera.
Se ci fanno le nubi eterno velo,
Più possente la vita è sotto il gelo.
A noi tra i boschi il fremito dei venti,
E del mar nella notte il gran ruggito,
Mostra i tumulti delle pugne ardenti,
E suon di trombe, e di corsier nitrito:
Qui l'aura geme siccom'uom che prega,
Mormora sulla rosa, e non la piega.
CORO DI ROMANI
Di tedesca natura
Sono verace immago
Acque stagnanti in lurida pianura,
Che mai non sorge a colle, e resta umile,
Come bassezza di pensier servile.
La terra sconsolata
Un lutto par dell'universo; e l'alma,
Vedova desolata
Piange lacrime sue: ritrova il mesto
Occhio un vile confine
Anche in livide spine, e la deserta
Landa sparisce fra le nebbie: il sole
Sdegna mirarvi, ché dei corpi inerti
Nella mole tranquilla
Poca è la vita della sua favilla.