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Molto Illustre Signore.
Non posso non esaggerare con V. Signoria una stravaganza, quale osservo tra
le maggiori che si veggono nel mondo, la principale. Questa è l'uso, non so da
chi introdotto di pagare le puttane con tanto pregiudicio dell'uomo, e della
superiorità del sesso maschile, obligato al pagare ciò che la femina, come
soggetta, ha debito di donare a nostro compiaccimento. E a qual fine è fatta la
donna, se non per servire a' nostri piaceri, e sottoporcisi, quando nella lotta
amorosa vogliamo prenderla alle strette? Dunque l'uomo sopportarà che viva
sotto sue sembianze nel mondo un mostro, che rende sprezzabile la umanità, e
neglette le sue maggiori pompe nell'operare senza ragione, e senza giudicio?
Dovrà tolerare le inscienze di questa schiava, alla formazione di cui dando una
costa l'ha annodata con una catena d'obligazione, come comperata col suo? Dovrà
pazientare tanta sua sciagura d'avere congiunta, e uniforme, la infelicità
animata, la tirannide viva, e l'Inferno compendiato? E poi quando pretenderà
trarne que' gusti, per i quali soli è nata, bisognarà isborsarne rigoroso
prezzo? Sarà dunque di mestieri all'uomo d'umiliarsi con la servitù, e quasi
con le adorazioni, assoggettirsi a moltiplicati stenti, affaticare l'animo nel cimento
delle passioni, e travagliare il corpo nelle amorose fatiche; e dopo in vece
d'attenderne premio, dovrà egli stesso prepararne il pagamento? Oh Dio, come
cieco è il mondo, e come allucinati gl'infelici mortali, che comperano le
maggiori sciagure, e li peggiori malanni quali scorrono in contanti nel
commercio con le meretrici, dispergendo le sue migliori sostanze, e profondendo
di più anche l'oro! Fu questo pure artificio di demone inimico delle
contentezze del nostro sesso, mentre essendo forse le più apprezzabili quelle
di lassivo godimento, volle amareggiarle col pensiero dell'isborso di ciò ch'a
noi è più necessario, o grato. A ragione potrebbero gli uomini invidiare lo
stato de' bruti, e desiderare l'autorità, con cui soprasede il maschio alla femina
nella propria specie, mentre ovunque la scorge stimolato dall'appetito, monta,
cavalca, gode, né senza altro riscontro s'obliga al dar la paga de' suoi gusti.
Un povero amante dovrà dunque essere peggio trattato d'un cane, e quando non
abbia denari, sarà privo di que' piaceri che non si negano ad una bestia?
Maledetto instituto, conforme il quale a suono di preziosi metalli si regola
l'amorosa danza, posta la gabella sopra quelle dolcezze, che sì abbondantemente
dona la natura. E quali angustie non soffre chi ama, e desidera, né può
sodisfare le sue brame per l'avarizia della sua Diva, la quale ha per esercizio
lo scorticare? Se anche giunge a godere, non è egli molestato dal debito che
allora contrae, onde, riflettendo sopra la necessità di pagare, perde ogni
gusto? È forse che insaziabili, e indiscrete, le cortigiane de' nostri tempi
non hanno collocato in alto prezzo la loro mercanzia? Forse che li momenti di
fugaci diletti non devono contrapesarsi con molto dispendio di ciò ch'in longo
corso di tempo s'acquista? Forse che non bisogna avere ferrate le borse, per
resistere a' colpi, ed esser saldi alle oppugnazioni delle femine avare?
Benedetto sia quel tale decreto de' Sacri Canoni, il quale prefigge per paga
d'una meretrice quanto può bastare al suo vitto d'un giorno. Prescrisse
saggiamente un limite alla loro indiscrezzione, nel modo stesso che alla
ingorda avarizia de' Preti, e de' Frati, nel pretendere lo stipendio delle
Messe. Volesse il Cielo che fosse osservato, di modo che quelle lupe voraci non
esigessero sempre tesori per una cosa alfine vilissima, e abominevole, e per
diletto imaginato, più che gustato. O almeno, come nelle ben regolate Cittadi
quanto si vende ha la metà del prezzo, così l'avesse anche la carne delle
puttane, ch'essendo la peggiore di quella d'ogni altro animale, m'assicuro che
poco ne sarebbe il valsente. Il licenziare altrimente la loro indiscretezza, è
un accumulare meretrici, poiché ciascuna donna avara, se non disonesta,
muoverassi per interesse al pratticare sì infame mestiere. Adescate dal
guadagno, verranno tutte le femine a gala nel mare delle lassivie; e se
continua l'uso d'arricchirle con tale eccesso non v'ha dubbio che rimarranno
spopolate le Cittadi di Matrone pudiche. Vivono quelle dissolute con ogni
maggiore lusso, e negli addobbi, e ne' vestimenti, e nella mensa, in guisa che
fatto prezioso, il vizio avvalorarà le sue violenze per rapire la inclinazione
d'ogni femina, proclive pur troppo al seguirlo. Influisca il Cielo rimedi
convennevoli ad un tanto disordine, per beneficio della umanità, e per sollievo
de' poveri amanti. Conceda a Vostra Signoria ogni bene, come gliel'auguro di
cuore; e per finire, etc.
«Non sa — disse il Cavaliere — questo sciocco che scrive, qualmente l'uomo
non avendo il freno del pagamento correrebbe con tanta immoderatezza alla
sazietà de' suoi appetiti, che consumarebbe la vita, mentre a crepa panza, come
suol dirsi, vorrebbe satollarsi di ciò di cui non isborsasse prezzo».
«Dite pure — soggiunse il Marchese — che mancarebbero le rendite a' Principi,
li quali vogliono tributo anche da' guadagni delle meretrici».
«Oh — disse il Conte —, non èvvi tra' Principi chi ciò faccia, altri che il
Gran Duca di Fiorenza, il quale con la sottigliezza infusa dal clima ha
chimerizata questa forma d'avanzo».
«Anzi credo che a beneficio de' bardassi — ripigliò il Barone — impongansi
colà questa contribuzione, essendo ordinario di far pagare rigoroso dacio a chi
entra in pregiudicio d'alcuna arte principale».
«Non è mal pensiero il vostro — replicò il Cavaliere — poiché da questo
aggravio scemato il numero delle cortigiane, resta più libero il traffico a'
negozianti in tondo; né conviene di danneggiare una professione universale, in
cui ciascuno di quella Città indistintamente è interessato».
«Sète voi forse ancora, o Cavaliere — parlò il Conte —, uno di questi
mercatanti, che tengono le balle in magazeno, e non in bottega? Ciò giovami di
credere, mentre sostenete sì puntualmente le ragioni di questa mercanzia».
«Ricordomi — risposegli l'altro — d'aver negoziato alcune volte con voi alle
strette». Sorrisero tutti, e per non dar luogo ad altra replica subito così ei
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