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Carissimo Amico.
I gambari non avranno più che fare con la Luna. Le rane hanno fatti i denti,
e le tartarughe impennate le ali. Tutte le bestie hanno posto il cervello, e
gli uomini l'hanno perduto. Un asino mangiò l'altro giorno quello d'un
Dottoraccio già tutto putrefatto, là onde quel povero animale, principiando a
disputare de casibus infirmorum andò tombolone ad sepulchra mortuorum.
V.S. arranchi con le mani alle gambe d'Atlante, che se
occorresse a quello il piegarsi sotto il peso del Mondo, da lui sostenuto, ella
gli darebbe per appunto del naso in culo, come fece già a Morgante, nel terzo
dell'Ulissea. Prenda seco un corno grande, e quando altrove non sappia
provedersene, vada nelle case della Germania e sortirà quanto desidera. Io le
do questo avviso, perché ora è publicato un divieto che tutti gli becchi dopo
la morte passino il guado sovra corni, non più sopra la barchetta di Caronte.
Quindi è che il povero vecchio già gran tempo se ne vive ozioso, e scorre rischio
di morire famelico, già che non riceve più monete mentre ciascuno viene col suo
corno. Su l'Astrolabio studiai l'altr'ieri la genitura di
V.S. la quale è nella quadratura d'un cucumere, nel sestile
de' due gemini, che sempre vanno all'ombra. Ha la sua figura tra le coscie di
Venere, e sotto le spalle di Saturno ha gl'influssi d'ogni sua buona fortuna.
Si guardi dalle farfalle, e non s'affatichi per far preda di mosciolini, perché
le reti non sono buone, e Tantalo, che dovrebbe racconciarle, si va menando e
rimenando su e giù, per giungere i pomi bramati. La coda del dracone è infausta
per lei. Si guardi però dal seminar in giro, quando i carchiofoli fanno la
barba. V.S. s'avvalga di questi pochi avvertimenti, e riconosca
l'affetto che le professo, porgendomi commodità di maggiori dimostrazioni co'l
commandarmi, come la prego; e per fine, etc.
«Sarebbe buon Astrologo costui — disse il Marchese —, riuscendo egregiamente
in predire spropositi».
«Almeno costui in molti particolari — soggiunse il Conte — dice la verità,
là dove gli Astrologi predicono mai sempre menzogne».
«Credo — ripigliò il Barone — che l'ingegno di costui avrà speso ogni suo
miglior talento nella composizione di questa lettera».
«Oh, come bene — disse il Cavaliere — la simpatia cogli spropositi vi
trattiene tra questi, o compagni. Rintracciamo altra materia. Udite»:
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