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Molto Illustre Signor mio.
Mando per il corriere due scatole di balle per lavare qual si sia macchia.
Sono esperimentate, là onde non sono che di molta stima potendo riuscire di
singolar giovamento all'occasione. Desidero che V.S. mi
favorisca di presentarle all'Eminentissimo Cardinale, suo e mio Signore. Non
dovrà sua Eminenza sdegnarsi di così vile regalo, in riguardo massime della
buona volontà del servitore, che glielo invia. Non ho osato di scriverle
immediatamente, accioché l'eccedere in temerità non pregiudichi a questi
riverenti attestati della mia osservanza. M'assicuro che V.S.
accompagnarà questo mio picciolo dono con parole conformi al di lei
gentilissimo affetto, da cui sono stato mai sempre onorato. Se le aggradirà il
ricevere alcune di queste balle medesme per suo conto, m'avvisi, che sarò
prontissimo per compiacere ad ogni sua richiesta; con che per fine, etc.
«Oh come è ballotta costui — disse il Marchese — con le sue balle, mentre le
manda ad un porporato, e pure le porpore non ricevono macchia».
«Sì, quando sono di fina tempra — rispose il Conte —, ma alcune intinte in
furberie di mentito colore, pur troppo hanno necessità di buona lavanda».
«So pure — ripigliò il Barone — che i Grandi sogliono rinfrescare le loro
porpore nell'altrui sangue, ancorché ingiustamente, per rinuovarne le già
smarrite pompe. Quindi è superfluo il provedergli di balle che levino le
macchie».
«E questa è la ragione — disse il Cavaliere — per cui non si scorge
l'immondezza de' loro abiti, perché con la superiorità della forza nascondono
ogni loro demerito. Altrimente sonvi porpore tanto allordate, che riuscirebbero
abominevoli, quando non fossero occultate».
«Non però — replicò il Marchese — lascia costui d'essere sciocco in mandare
simili balle ad un Grande porporato, il quale, quanti cortigiani mantiene,
tante ballotte possede a questo effetto. Né ad altro servono per appunto,
mentre addossandosi loro la colpa di quanto succede con esito sinistro, leva il
Principe la macchia a se medesmo del mancamento ch'egli, e non il punito,
commise».
«In questo sentimento — ripigliò il Conte — servono ad ogni ora, mentre col
corteggio, e con la servitù, aggiungono decoro a tal Grande, che per i suoi
poco onorevoli natali, maggiormente per i suoi costumi apparirebbe più che
diforme».
«Truoviamo altra materia — disse il Barone — per non ridire più a longo le
nostre miserie». Aperse in questo dire altra lettera, in cui così era scritto:
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