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Molto Reverendo Signore.
Intendo dall'ultima vostra la risoluzione fatta d'attendere per l'avvenire
al governo di fanciulli, e coll'addottrinargli, e trattenergli a loro spese,
avanzarvi se non altro il vitto, per sfuggire la fame, e sodisfare all'appetito
senza scandalo. Appruovo il vostro pensiero, perché questo è trattenimento
proprio d'uomo già riposato, che non dovendo vagare qua e là, acquista lode con
l'industria del provedersi nella propria casa. Oltre che non vi converrebbe
l'andar cercando con che pascervi, allor quando una rabbiosa fame vi spinge.
S'aggiunge pur anche la necessità di vostro fratello, il quale, come mi
accennate, giace mai sempre, quasi infermo e languente, e se talvolta si leva,
insorge con appetito di vivande dilicate, e particolari, non aggradendo cibi
ordinari. Questi putti, che avete in casa, con la moneta che v'offeriranno a
vostro compiacimento, vi porgeranno commodità di sodisfare a' di lui desideri,
come commanda l'amore d'un fratello, massime in tale stato. Con la diligenza
pure della loro servitù, col passatempo de' loro giuochi, forse lo faranno
radrizzare di letto conducendolo a buon termine di salute. Ora non so se come
facilmente vi siete accinto a questa impresa, così vi prommettiate di
felicemente riuscire con la prattica di quelle regole, che a ciò si richiedono.
L'affetto, che vi professo, m'ha persuaso all'addottrinarvi con fondamenti
d'esperienza, accioché non erriate nella vera strada di questo vostro impiego.
Avvertite primieramente di non prendere sotto di voi fanciulli i quali, come
suol dirsi, abbiano ancora la bocca di latte. Ancorché questi rassembrino più
abili al suggere, quasi da poppe da' vostri insegnamenti ogni buon termine,
fallisce la speranza, perché la poca loro capacità non corrisponde alla buona
piega che hanno per accommodarsi al tutto. Hanno mira alle frascherie, più che
al sodo: là onde admettereste in casa un imbroglio di strepiti, una confusione
di grida, più tosto che un trattenimento di riposo. Dovendo voi pur anche
alimentargli, fa di mestieri che gli eleggiate in essere nel quale sappiano
masticare, né siano di così teneri denti che non possano mangiare una carne
nervosa, e anche roder un osso. Altrimente vi porreste in obligazione di
mantenergli solo a polpe di capponi, a stillati, e altre gentilezze, che vi
riuscirebbero di discapito, più che d'avanzo. Se occorresse tal volta insegnar
loro di porre il boccone in bocca, godete di questa simplicità, né ricusate la
fatica dell'addottrinargli in questo, accioché apprendano i particolari d'ogni
buona creanza.
Siano di buona età, in guisa che sappiano spogliarsi, e rivestirsi da loro
stessi, onde voi non siate necessitato di provedere a ciascuno d'un servitore.
Abbiano gli anni alla discrezione, onde diversamente mangino un pezzo di pane,
e un pezzo di carne. Voi nel rimanente, non mancate del vostro debito. Vi serva
di primo avviso il non rimirare in faccia ad alcuno, ma esser loro sempre alle
spalle, procurando instantemente che ricevano i vostri documenti. Fate che
prima tocchino con mano il punto della dottrina, la quale volete insegnare,
accioché non s'atterriscano alla prima proposta di materia dura, e difficile a
capirsi. Non persistete ostinatamente in pensiero di far loro apprendere tutto
ad un tratto ciò che proponete. Altrimente gli esporrete a necessità di
piangere, e lagnarsi quasi disperati. Non permettete però che s'avvezzino al
lagrimare, e a gridare alla sola mostra della verga, o bastone, che usate per
sferza, poiché questo soverchio timore è vizio da cui mai non vi si concederà
il giungere al vostro fine. Con chi non ha capacità corrispondente al talento,
che voi spendete, pratticate la gentilezza, e la discrezione, insinuando a
bell'agio e con piacevolezza ciò che rassembra mai non siano per apprendere.
Date loro passatempo, e trattenimento, onde nel maggior fervore dello studio
siano allettati anch'essi da qualche gusto. In tal modo compiaceranno più
arditamente a' vostri desideri, e prenderanno per costume il correre ad
abbracciare la vostra dottrina. Pratticate nel publico gli stessi trattamenti
con tutti. La parzialità sia privata con alcuni, i quali riconoscerete di più
graziose maniere, ed esperimentarete essere di vostra maggior sodisfazzione.
Esercitate tutti, o almeno i migliori universalmente, stando che il fermarsi
sempre addosso ad un solo, n'esce a lui di noia, a voi di poco piacere.
Procurate di rendergli vivaci, e arditi, là onde non quasi statue ricevano ciò
che in essi imprimete. Siano di leggiadro spirito, e maneggiandosi con un brio
che molto diletta, abbiano animo per far ripetere anche a' compagni la lezzione
che loro insegnate. Vostro fratello, in somma, rimeritando la carità che gli
faranno, potrà servire a scozzonargli gentilmente, usando sempre lusinghe, se
voi forse dall'autorità magistrale sète necessitato al pratticar il rigore. In
questa professione fa di mestieri l'essere giudicioso, e discreto, posciaché
guasta il lavoro chi non sa operare co' debiti modi. Avrete commodo il
satollare i vostri appetiti, quando per correre talvolta al boccone con troppa
ingordigia, non esponiate voi stesso a rischio di suffocarvi. Sono dannevoli
questi cibi a certi balordi, che se gli lasciano attraversare nella gola, onde
ricevono castigo maggiore del diletto. So che voi, abituato in quest'arte,
saprete non errare nelle regole. Bastami però l'avervi ricordato ciò che
l'amicizia nostra m'ha suggerito necessario ad ogni vostro buon progresso.
Bramo di cooperare a questo in ogni occorrenza; che però pregandovi ad
impiegarmi in cosa di vostro servizio, finisco, e vi bacio le mani.
«Costui — disse il Barone — è un buon pastore di questi agneletti, e quando
ponesse una catedra in Roma, mi do a credere che sarebbe concorrente co'
maggiori di questa professione».
«Colà — soggiunse il Marchese — s'insegna il modo di regger pecore, non
agnelli, come documento necessario al governo delle anime».
«Voleste dire — ripigliò il Conte — che s'insegna la forma di scorticarle».
«Non veniamo in grazia — conchiuse il Cavaliere — a questa dichiarazione». A
fine però di rimuovere questi discorsi propose altra lettera, che cosi diceva:
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