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Carissima figliuola.
Ho tolerata la divisione da voi nel punto in cui partiste da questa Città,
accompagnata da quel tal Cavaliere nostro amorevole, col rinforzo d'una felice
speme, da cui mi si prommetteva grande avanzo delle vostre fortune.
M'assicuravo qualmente il paese in cui sète è buono per il dispaccio delle
merci, che da voi possono dispensarsi. La quantità de' negozianti della vostra
specie, serve non già ad avvilire il traffico, ma ad insegnare con la
moltitudine degli essempi le regole più vere, dalle quali non si permette che
vada fallito. Non posso però non istupirmi all'intendere mal incaminati li
negozi della vostra bottega, avendovi riconosciuta in altre occasioni donna di
giudicio, e di maniere tali che non sapevo temere poco fortunato l'esito d'ogni
vostro impiego. Stimai pur anche fomento d'ogni buona speranza, l'esser voi di
stirpe, d'onde due vostre sorelle, e io vostra madre abbiamo sortito merito di
singolar applauso in questa professione, là onde supponevo non degeneranti li
vostri progressi. Dubito che nascano questi pregiudicii dall'inosservanza de'
precetti dell'arte, li quali devono tanto più accuratamente avvertirsi, quanto
che diversamente da ciascun altro si regolano le condizioni di questo traffico.
La merce che vendete è sempre la medesma, e quindi fa di mestieri l'usare
industria, per supplire al mancamento di quella diversità ch'è l'unica
attrattiva degli umani contenti. La misura, di cui v'avvalete, è invariabile
anch'essa, là onde non è che difficile il sodisfare a tutti mentre conforme
varii capricci la bramano o maggiore, o minore. Sia dunque vostra cura il non
essere tanto ristretta, che altri si dolga nel contrattare con voi, né tanto
larga, e prodiga, che traffichiate con vostro discapito. Un posto mediocre sarà
per voi più fortunato, non convenendovi il mancare in quella rigorosa strettezza
con cui avrete affrontato taluno su le prime. Il far buona misura non è
precetto per il vostro commercio, in cui, quanto sarete più scarsa, tanto più
avvantaggiarete li vostri guadagni. Avvertite di proporre mai sempre due drappi
diversi, l'uno de' quali esponendolo publicamente, potrà servire a persone
ordinarie, che hanno abilità a poca spesa. L'altro conservando con maggiore
riguardo, non proporrete che dopo molte preghiere, le quali assicurandovi un
ingordo desio, v'accertino dell'isborso di rigoroso prezzo. A' personaggi
grandi, che ne conoscono il valsente, e hanno commodo il darne il riscontro,
presentatelo di buona voglia, perché maggiore è l'utile, e minore il pericolo.
Ad uomini plebei, o di poco giudicio, li quali non conoscono il pregio di questa
merce privilegiata, offerite il drappo che suol tenersi in mostra, inanti la
bottega. L'uno però, come l'altro, sia ben guardato e custodito, in guisa che
chi traffica con voi non sia in necessità di vedersi avanti tarme, e taruoli,
con pregiudicio vostro di troppo rilievo. Per questo fa di mestieri tener la
bottega sempre monda, e pulita, non permettendovi né pure un filo di tela di
ragno, che potesse macchiare il capello di chi entra in essa. Non lasciate
scampare li corrivi, e quelli che ravvisarete esser di buona borsa, poiché con
modi lusinghieri vi riuscirà facile lo smungergli a vostro compiaccimento.
Trattenete questi con dolci maniere, usando sempre alcun vezzo singolare, per
maggiormente adescargli, essendo pesce che merita gittate un amo anche d'oro
per farne preda. Bandite all'incontro alcuni dirò scalda scagni, e galani, li
quali avendo tutto il loro avere in un vestito attilato, in un volto lassivo,
in un vago cimiero, dimostrano le proprie ricchezze, ch'in quelle piume vanno a
volo insieme col cervello, e con la borsa, tanto leggiera che può ben portarsi
dal vento. Fanno un dispendio di ciancio che, risolvendosi in aria, pascono di
nulla chi le riceve. Non è moneta questa per voi, la quale non dovete essere
tanto sciocca in stringer il pugno, quasi che abbiate fatta buona preda, quando
v'occorre il rinserrarvi adentro il niente. Segue altro pregiudicio che
costoro, dando a vedere occupata la bottega, sono d'impedimento a chi potrebbe
esservi occasione d'acquisto, distornando parimente chi forse brama di
negoziare con essa voi secretamente. Fa però di mestieri tolerare volentieri la
disgrazia di simile importunità, allor che questa s'incontra in alcun
personaggio, il quale, ancorché non ispenda, accresce stima, e riputazione alla
bottega. Molti merlotti corrono alla rete, scorgendovi incappati altri loro
maggiori. Affrontando persone tali, vantate vostra gran fortuna, perché
l'ambizione congiunta con la lassivia, dà spinta più gagliarda per dispendio
maggiore. Nel rimanente con buon viso invitate ciascuno, su la conchiusione del
negozio, eleggendo poi que' soli che conoscerete di poter scorticare. Siete
obligata all'usare termini di molta cortesia, ma pure devono sempre fraporsi le
regole dell'interesse, dal quale sète avvertita di non lasciarla degenerare in
sciocchezza. Abbassatevi conforme l'umore di tutti, con tratti vezzosi e
gentili, ma non in tal maniera che con una leggiera spinta possano farvi
cadere, prendervi sotto, come loro preda. L'amicizia sia, come suol dirsi, usque
ad aras. Quest'ara o altare per voi sia il letto, a cui quando si giunge,
per ultimare il commercio, imponendo fine alle cortesie, fermatevi su' rigori
del traffico. Non permettete ch'esca alcuno di bottega prima dell'avere
sborsato il prezzo, poiché il vostro negozio non admette il contrattare in
credenza. Segue il pentimento ordinario ne' negozianti, e quindi si forma
un'argomentazione che conchiude la volontà renitente al pagare. Accresceravvi
maggiore stima il mantenere in bottega chi faccia andare il vostro negozio, per
non perdere il sussiego necessario in questa mercanzia con alcune vili forme di
contrattare. A ciò servirà meglio alcun giovane vivace, la cui presenza sarà
forse un amo per attraere molti. Osservate però accuratamente di non permettere
ch'egli traffichi a suo conto, altrimente massime in cotesta Città il negozio
andarebbe fallito per voi. Ciascuno gli offerirebbe il suo capitale per
negoziare, là onde accumulando grossa somma per sé, lasciarebbe vuoto il vostro
fondaco, levando alla vostra bottega ogni commercio. Non mi si suggerisce altro
per ora, in che fondare nuovo avvertimento necessario a' vostri buoni
progressi. L'esperienza del paese, la cognizione de' trafficanti sono due punti
da' quali potete trarre precetti per ben incaminare la vostr'arte, dietro li
passi della consuetudine, procurando però mai sempre d'avvantaggiare fuori
delle orme ordinarie li piedi de' trattati, per far più longo viaggio in
maggiori acquisti. Nella vostra bottega si compra, e si vende merce
dilettevole, che però la varietà de' gusti varia anche il prezzo. Il vostro
traffico è una forma di pescare. L'amo deve gittarsi con bel modo; e benché
talora venga vuoto, non sète in obligo di sommergervi, per correre con violenze
a quella preda che non è giunta volontaria. Non siate inavveduta nel tenere
troppo longamente la verga in mano, per non essere tirata a fondo da alcun
pesce, il quale prenda forza sopra di voi con la possanza d'amore. Fuggite
questo scoglio, sola cagione de' naufragii di chi scorre il mare delle
lassivie, per truovar il porto del guadagno. Procurate sempre di tenere il
timone diritto, ma però in similitudine de' nocchieri, ponetevelo dietro alle
spalle, non facendone stima che come di cosa la quale potete facilmente
aggirarvi tra le gambe, avendo in questo mentre mira ad altri ogetti, e
principalmente al bossolo della borsa, allo splendore dell'oro, alla tramontana
dell'interesse, in riguardo di cui può riuscire felice il vostro camino. Se in
conformità de' miei desideri, e di questi consigli avanzarete le vostre
fortune, risolverò di venire costà, per consolare con la vista delle vostre
grandezze gli affanni di questa mia decrepita età. Concedavi il Cielo in questo
mentre que' più benigni influssi, che possono distillarvi le grazie d'una sorte
favorevole.
«Ottima educazione d'una madre», disse il Marchese.
«Privilegio — soggiunse il Conte — è questo de' nostri secoli, ne' quali le
sceleratezze sono inserte ne' figliuoli da' medesmi Padri».
«Era però superfluo — ripigliò il Barone — inviare simili insegnamenti a Roma,
dove non mancano maestri di vizii».
«Vi figurate forse colà — parlò il Cavaliere — moltitudine di maestri,
sapendo qualmente ciascuno anche de' più Grandi ha per unico trattenimento il
tener putti, e dar loro ad apprendere li propri documenti? E quasi
universalmente tutti insegnano sceleratezze?».
«Anzi sì — replicò il Barone — poiché la quantità de' Collegi che ivi
tengono gli Padri Giesuiti rende frequenti le scole, e copiosi somiglianti
maestri».
«Se entriamo sotto la disciplina di questi — conchiuse il Conte — bisognarà
discorrere così altamente che sempre ci aggiraremo all'intorno delle sfere».
«Dovete temere al sicuro — disse ridendo il Cavaliere — che venga occupato
il vostro posto, o invidiate ad altri eguale ascesa, ma però a torto, stando
che le sfere sono a commune, e a publico giovamento».
«Se tanto vi sollevate, o Signori — conchiuse il Marchese —, paventate la
disgrazia d'Icaro, poiché dal fuoco, se non dal Sole sarà dileguata la cera con
cui sono appese le ale per simil volo, e quindi miserabilmente voi
precipitarete».
«Lodato il Cielo — ridisse il Barone — ch'i rimorsi della coscienza vi
conducono al pentimento, almeno col timore de' meritati castighi».
Per non sentire ribattuto il colpo, principiò egli stesso subitamente nuova
lettera del seguente tenore:
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