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Ferrante Pallavicino
Il corriero svaligiato

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  • 3 - IL CORRIERO SVALIGIATO
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Molto Illustre Signor mio.

La necessità m'astringe all'attendere di costà ciò che bramo. La confidenza m'obliga all'importunare V.S. per esserne proveduto. Il granfo non mi permette riposo, né mi si concede il ritruovare in questa Città unghia della gran bestia per applicare il rimedio. O che ciascuno la tiene radicata nel piede, senza permettere che si svella, o che per la moltitudine delle Grandi bestie ch'in questa sono, è fatta così familiare che ha perduto ogni virtù, privata della rarità, che fa preziosi gli ogetti. Comunque ciò sia, ogni mia diligenza è riuscita vana, onde è stato necessario il ricorrere a lei, per essere favorito. So che la gentilezza di V.S. soccorrerammi prontamente, per non avere impotente, e contratto un servitore, il quale brama esser agile per servirla ad ogni occorrenza. Non lasci però di commandarmi anche in questo tempo, poiché ho libera la volontà, se non il corpo, per muovermi a gl'impieghi, a' quali verrò destinato dall'onore de' suoi commandi; de' quali pregandola, etc.

 

«È possibiledisse il Barone — che chi scrive non abbia nella sua Città alcun Principe, o personaggio di stima, che per carità se non per altro, gli somministri picciolo taglio delle sue unghie?».

«La miseria de' Grandi ne' nostri secolirispose il Cavaliere — è tale, che per giovare ad altri negano di donare ciò ancora che come superfluo s'esprime fuori dalla natura».

«M'assicuro ben sì — disse il Conte — ch'in Roma il bisogno di costui non incontrarà tanta strettezza, come che le grandi bestie di quel paese, oltre l'essere abbondanti, hanno necessità di recidersi sovente le unghie, essendo feconde di simili escrementi sotto quel clima».

«Per la moltitudine de' Principi ch'ivi abitanosoggiunse il Marchese —, avrà opportuno il ritruovare, se non il medicamento, il rimedio convenevole a questa infermità: come che sogetti si veggono sovente ad essa li grandi, avendo arrancate le mani, e attratti li nervi in occasione di donar premio alla virtù, e al merito. E pure ad un tratto di poi si veggono risanati, estendendo, e allungando anche di soverchio il braccio, quando vogliono perseguitare, o punire».

«La medicina da cui provengono questi effettiripigliò il Barone —, ha singolare simpatia con la loro natura tirannica, e crudele, onde non sortirebbe l'esito stesso in questo misero cagionevole».

«Il granfo di costui — conchiuse il Barone — ha intirizzato il nostro discorso con queste noiose freddure, rimemorando li mali, e ingiusti trattamenti de' grandi. Cerchiamo però altro sogetto, che dia spirito per muoverci ad altri sentimenti, e non communicare del male di chi scrisse la lettera». In conformità di ciò così principiò a leggersi:

 




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