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Molto Illustre Signor mio.
La necessità m'astringe all'attendere di costà ciò che bramo. La confidenza
m'obliga all'importunare V.S. per esserne proveduto. Il
granfo non mi permette riposo, né mi si concede il ritruovare in questa Città
unghia della gran bestia per applicare il rimedio. O che ciascuno la tiene
radicata nel piede, senza permettere che si svella, o che per la moltitudine
delle Grandi bestie ch'in questa sono, è fatta così familiare che ha perduto
ogni virtù, privata della rarità, che fa preziosi gli ogetti. Comunque ciò sia,
ogni mia diligenza è riuscita vana, là onde è stato necessario il ricorrere a
lei, per essere favorito. So che la gentilezza di V.S. soccorrerammi
prontamente, per non avere impotente, e contratto un servitore, il quale brama
esser agile per servirla ad ogni occorrenza. Non lasci però di commandarmi
anche in questo tempo, poiché ho libera la volontà, se non il corpo, per
muovermi a gl'impieghi, a' quali verrò destinato dall'onore de' suoi commandi;
de' quali pregandola, etc.
«È possibile — disse il Barone — che chi scrive non abbia nella sua Città
alcun Principe, o personaggio di stima, che per carità se non per altro, gli
somministri picciolo taglio delle sue unghie?».
«La miseria de' Grandi ne' nostri secoli — rispose il Cavaliere — è tale,
che per giovare ad altri negano di donare ciò ancora che come superfluo
s'esprime fuori dalla natura».
«M'assicuro ben sì — disse il Conte — ch'in Roma il bisogno di costui non
incontrarà tanta strettezza, come che le grandi bestie di quel paese, oltre
l'essere abbondanti, hanno necessità di recidersi sovente le unghie, essendo
feconde di simili escrementi sotto quel clima».
«Per la moltitudine de' Principi ch'ivi abitano — soggiunse il Marchese —,
avrà opportuno il ritruovare, se non il medicamento, il rimedio convenevole a
questa infermità: come che sogetti si veggono sovente ad essa li grandi, avendo
arrancate le mani, e attratti li nervi in occasione di donar premio alla virtù,
e al merito. E pure ad un tratto di poi si veggono risanati, estendendo, e
allungando anche di soverchio il braccio, quando vogliono perseguitare, o
punire».
«La medicina da cui provengono questi effetti — ripigliò il Barone —, ha
singolare simpatia con la loro natura tirannica, e crudele, là onde non
sortirebbe l'esito stesso in questo misero cagionevole».
«Il granfo di costui — conchiuse il Barone — ha intirizzato il nostro
discorso con queste noiose freddure, rimemorando li mali, e ingiusti
trattamenti de' grandi. Cerchiamo però altro sogetto, che dia spirito per
muoverci ad altri sentimenti, e non communicare del male di chi scrisse la
lettera». In conformità di ciò così principiò a leggersi:
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