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Ferrante Pallavicino Il corriero svaligiato IntraText CT - Lettura del testo |
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Eminentissimo Signore. L'interesse di conservarmi nella grazia di V. Eminenza non permettendo che decada la memoria della mia servitù, mi commanda l'essere importuno in riverirla. Quanto più frequenti sono gli attestati della mia devozione, tanto più sono osequiose l'espressioni della mia osservanza. Co' desideri vado mai sempre accelerando le occasioni di servirla; così prego V. Eminenza ad affrettare i suoi commandi, accioché l'onore di questi m'assicuri delle solite pruove della sua singolare gentilezza; con che ricordandole i miei interessi, faccio fine, bacciando riverentemente la Sacra Porpora.
«Ecco — disse il Marchese — il termine dell'adulazione con cui si lambiscono le porpore de' Grandi per riportarne l'ostro, se fosse possibile, al fregiare gli abiti della propria ambizione». «A fé — soggiunse il Barone — che poco si guadagna con costoro, i quali, svenate le Murene per abbellire le vesti, vanno cercando mai sempre di smunger altri per arricchire loro stessi». «Che volete — ripigliò il Conte —, costoro si vanno pavoneggiando almeno del riflesso di quelle pompe, che servono talvolta a cuoprire i loro disegni, come sempre ad ammantare sceleratezze. Sperano pur una fiata d'avere qualche straccio di porpora, quando sia corrosa, e farsene un guardastomaco, a fine di renderlo buono al digerire i disgusti, e gli affanni, che suol tolerare un ambizioso per giungere a' suoi fini». «Credomi più tosto — replicò il Marchese — che se n'avvalerebbero per foderare le pianelle contro il rigore delle persecuzioni, a fine anche d'agevolarsi il conculcare quelle porpore che furono ad essi cagione di molti patimenti». «Orsù, finianla — disse il Cavaliere —. Io soglio chiamare questi tali tanti moccoli, i quali stanno vicini a queste fiamme ardenti nell'apparenza per accendersi, con intenzione di comparire quasi luminari doviziosi di luce. Ma si consumano e struggono senza avvertire che, quando ancora risplendessero, sarebbero quasi lanternoni, i quali servono al dar luce alle sale e alle anticamere di questi porporati». Per impedire più longo discorso in questa materia, copiosa di tratti di maldicenza, propose egli stesso l'argine d'un'altra lettera in cui così era scritto:
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