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Giuseppe Parini
Il giorno

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-2-

 

Signor che fai? Così dell'opre altrui

inoperoso spettator non vedi

Già la sacra del gioco ara disposta

A te pur anco? E nell'aurato bronzo

Che d'Attiche colonne il grande imìta

I lumi sfavillanti, a cui nel mezzo

Lusingando gli eroi sorge di carte

Elegante congerie intatta ancora?

Ecco s'asside la tua dama e freme

Omai di tua lentezza; eccone un'altra,

Ecco l'eterno cavalier con lei

Che ritto in piè del tavolino al labbro

Più non chiede che te; e te co i guardi

Te con le palme desiando affretta.

Questi, or volgon tre lustri, a te simìle

Corre di gloria il generoso stadio

De la sua dama al fianco. A lei l'intero

Giorno il vide vicino, a lei la notte

Innoltrata d'assai. Varia tra loro

Fu la sorte d'amor, mille le guerre

Mille le paci, mille i furibondi

Scapigliati congedi, e mille i dolce

Palpitanti ritorni, al caro sposo

Noti non sol, ma nel teatro e al corso

Lunga e trita novella. Alfine Amore

Dopo tanti travagli, a lor nel grembo

Molle sonno chiedea, quand'ecco il Tempo

Tra la coppia felice osa indiscreto

Passar volando; e de la dama un poco

Dove il ciglio ha confin riga la guancia

Con la cima dell'ale, all'altro svelle

Parte del ciuffo che nel liquid'aere

Si conteser dipoi l'aure superbe.

Al fischiar del gran volo a i dolci lai

De gli amanti sferzati Amor si scosse,

Il nemico sentì, l'armi raccolse,

A fuggir cominciò. Pietà di noi

Pietà gridan gli amanti: or se tu parti

Come sentir la cara vita, o come

Più lunghi desiarne i giorni e l'ore?

Né già in van si gridò. La gracil mano

Verso l'omero armato Amor levando

Rise un riso vezzoso; indi un bel mazzo

De le carte che Felsina colora

Tolse dalla faretra, e: Questo, ei disse,

A voi resti in mia vece. Oh meraviglia!

Ecco que' fogli con diurna mano

E notturna trattati anco d'amore

Sensi spirano e moti. Ah se un invito

Ben comprese giocando e ben rispose

Il cavalier, qual de la dama il fiede

Tenera occhiata che nel cor discende;

E quale a lei voluttuoso in bocca

Da una fresca rughetta esce il sogghigno!

Ma se i vaghi pensieri ella disvia

Solo un momento, e il giocatore avverso

Util ne tragge, ah il cavaliere allora

Freme geloso si contorce tutto

Fa irrequieto scricchiolar la sedia;

E male e violento aduna e male

Mesce i discordi de le carte semi,

Onde poi l'altra giocatrice a manca

Ne invola il meglio: e la stizzosa dama

I due labbri aguzzando il pugne e sferza

Con atroce implacabile ironia

Cara a le belle multilustri. Or ecco

Sorger fieri dispetti acerbe voglie

Lungo aggrottar di ciglia e per più giorni

A la veglia al teatro al corso in cocchio

Trasferito silenzio. Al fin chiamato

Un per gran senno e per veduti casi

Nestore tra gli eroi famoso e chiaro

Rompe il tenor de le ostinate menti

Con mirabil di mente arduo consiglio.

Così ad onta del tempo or lieta or mesta

L'alma coppia d'amarsi anco si finge,

Così gusta la vita. Egual ventura

T'è serbata o signor se ardirà mai,

Ch'io non credo però, l'alato veglio

Smovere alcun de' preziosi avorj

Onor de' risi tuoi sì che le labbra

Si ripieghino a dentro e il gentil mento

Oltre i confin de la bellezza ecceda.

 




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