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Giuseppe Parini
Il giorno

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-4-

 

Poi che tant'opre e gloriose hai solo

Fatte in un giorno, almo signore or vieni

Meco e discendi ne la valle inferna.

Né il lusingante con la cetra Orfeo

Né l'armato di clava Ercole invitto

Ambo di mostri domatori un giorno

Sarienchiaro a scintillar saliti

per la volta dell'etereo polo,

Se non tentato giù per l'ombre eterne

Lasciato avesser l'ultimo periglio.

Né di te degno e dell'eterna Clio

Saria il tuo vate, se de gli altri al paro

Poi non guidasse il suo cantato eroe

Felice temerario in faccia a Pluto.

Vergine furibonda e scapigliata

De le cui voci profetanti tutta

Ululava l'Euboica riviera

Ne' prischi tempi, e che guidasti a Dite

Il timoroso degli dei Troiano,

Tu predinne le sorti e tu ne assisti

Mentre d'un semideo guidando i passi

Scendo uom mortale, e penetrar son oso

I ridotti dell'ombre e il regno avaro.

Ma oh dio già mi trasformo, ecco ecco un velo

Ampio nero lugubre a me dintorno

Si diffonde mi copre. In grembo ad esso

Si rannicchian le braccia, e veggio a pena

Zoppicarmi del piè la punta estrema

Sotto spoglie novelle. Orrida giubba

Di negro velo anch'essa a me dal capo

Scende sul dorso e si dilata e cela

E mento e gola e petto. Ahimè il sembiante

Sorge privo di labbra esangue freddo

E di squallore sepolcral coperto.


 

 




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