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Giuseppe Parini Il giorno IntraText CT - Lettura del testo |
Poi che tant'opre e gloriose hai solo
Fatte in un giorno, almo signore or vieni
Meco e discendi ne la valle inferna.
Né il lusingante con la cetra Orfeo
Né l'armato di clava Ercole invitto
Ambo di mostri domatori un giorno
Sarien sì chiaro a scintillar saliti
Là per la volta dell'etereo polo,
Se non tentato giù per l'ombre eterne
Lasciato avesser l'ultimo periglio.
Né di te degno e dell'eterna Clio
Saria il tuo vate, se de gli altri al paro
Poi non guidasse il suo cantato eroe
Felice temerario in faccia a Pluto.
Vergine furibonda e scapigliata
De le cui voci profetanti tutta
Ne' prischi tempi, e che guidasti a Dite
Il timoroso degli dei Troiano,
Tu predinne le sorti e tu ne assisti
Mentre d'un semideo guidando i passi
Scendo uom mortale, e penetrar son oso
I ridotti dell'ombre e il regno avaro.
Ma oh dio già mi trasformo, ecco ecco un velo
Ampio nero lugubre a me dintorno
Si diffonde mi copre. In grembo ad esso
Si rannicchian le braccia, e veggio a pena
Zoppicarmi del piè la punta estrema
Sotto spoglie novelle. Orrida giubba
Di negro velo anch'essa a me dal capo
Scende sul dorso e si dilata e cela
E mento e gola e petto. Ahimè il sembiante
Sorge privo di labbra esangue freddo
E di squallore sepolcral coperto.