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Francesco Maria Piave Rigoletto IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena Prima. Duca, Borsa
(Il Duca e Borsa vengono da una porta del fondo. Sala magnifica del Palazzo Ducale. Porte nel fondo che mettono ad altre sale, pure splendidamente illuminate; folla di cavalieri e dame in gran costume nel fondo delle sale; paggi che vanno e vengono. La festa è nel suo pieno. Musica interna da lontano e scrosci di risa di tratto in tratto.)
DUCA: Della mia bella incognita borghese toccar il fin dell'avventura io voglio. BORSA: Di quella giovin che vedete al tempio? DUCA: In un remoto calle; misterioso un uom v'entra ogni notte. BORSA: E sa colei chi sia l'amante suo?
(Un gruppo di dame e cavalieri attraversano la sala.)
BORSA: Quante beltà!... Mirate. DUCA: Le vince tutte di Cepran la sposa. BORSA (piano): Non v'oda il conte, o Duca... BORSA: Dirlo ad altra ei potria... DUCA: Né sventura per me certo saria. Questa o quella per me pari sono A quant'altre d'intorno mi vedo, Del mio core l'impero non cedo Meglio ad una che ad altra beltà. La costoro avvenenza è qual dono Di che il fato ne infiora la vita; S'oggi questa mi torna gradita, Forse un'altra doman lo sarà. La costanza, tiranna del core, Detestiamo qual morbo crudele. Sol chi vuole si serbi fedele; Non v'ha amor, se non v'è libertà. Degli amanti le smanie derido; Anco d'Argo i cent'occhi disfido Se mi punge una qualche beltà.
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