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Francesco Maria Piave
Rigoletto

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  • ATTO TERZO
    • Scena Seconda. Il Duca, Gilda, Sparafucile
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Scena Seconda. Il Duca, Gilda, Sparafucile

 

(Il Duca, in assisa di semplice ufficiale di cavalleria, entra nella sala terrena per una porta a sinistra.)

 

GILDA (trasalendo): Ah, padre mio!

DUCA (a Sparafucile): Due cose e tosto...

SPARAFUCILE: Quali?

DUCA: Una stanza e del vino...

RIGOLETTO: (Son questi i suoi costumi!)

SPARAFUCILE: (Oh, il bel zerbino!)

(Entra nella stanza vicina.)

DUCA: La donna è mobile

Qual piuma al vento,

Muta d'accento - e di pensiero.

Sempre un amabile

Leggiadro viso,

In pianto o in riso, - è menzogner.

È sempre misero

Chi a lei s'affida,

Chi le confida - mal cauto il cor!

Pur mai non sentesi

Felice appieno

Chi sul quel seno - non liba amor!

 

SPARAFUCILE (rientra con una bottiglia di vino e due bicchieri che depone sulla tavola, quindi batte col pomo della sua lunga spada due colpi al soffitto. A quel segnale una ridente giovane, in costume di zingara, scende a salti la scala. Il Duca corre per abbracciarla, ma ella gli sfugge. Frattanto Sparafucile, uscito sulla via, dice a parte a Rigoletto.):

È il vostr'uomo... viver dee o morire?

RIGOLETTO: Più tardi tornerò l'opra a compire.

 

(Sparafucile s'allontana dietro la casa verso il fiume.)

 

 




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