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Francesco Petrarca
Canzoniere

IntraText CT - Lettura del testo

  • -331-
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-331-

 

Solea da la fontana di mia vita

allontanarme, et cercar terre et mari,

non mio voler, ma mia stella seguendo;

et sempre andai, tal Amor diemmi aita,

in quelli esilii quanto e' vide amari,

di memoria et di speme il cor pascendo.

Or lasso, alzo la mano, et l'arme rendo

a l'empia et vïolenta mia fortuna,

che privo m'à di sì dolce speranza.

Sol memoria m'avanza,

et pasco 'l gran desir sol di quest'una:

onde l'alma vien men frale et digiuna.

 

Come a corrier tra via, se 'l cibo manca,

conven per forza rallentare il corso,

scemando la vertù che 'l fea gir presto,

così, mancando a la mia vita stanca

quel caro nutrimento in che di morso

die' chi 'l mondo fa nudo e 'l mio cor mesto,

il dolce acerbo, e 'l bel piacer molesto

mi si fa d'ora in hora, onde 'l camino

sì breve non fornir spero et pavento.

Nebbia o polvere al vento,

fuggo per piùù non esser pellegrino:

et così vada, s'è pur mio destino.

 

Mai questa mortal vita a ma non piacque

(sassel' Amor con cui spesso ne parlo)

se non per lei che fu 'l suo lume, e 'l mio:

poi che 'n terra morendo, al ciel rinacque

quello spirto ond'io vissi, a seguitarlo

(licito fusse) è 'l mi' sommo desio.

Ma da dolermi ò ben sempre, perch'io

fui mal accorto a provveder mio stato,

ch'Amor mostrommi sotto quel bel ciglio

per darmi altro consiglio:

ché tal morì già tristo et sconsolato,

cui poco inanzi era 'l morir beato.

 

Nelli occhi ov'habitar solea 'l mio core

fin che mia dura sorte invidia n'ebbe,

che di sì ricco albergo il pose in bando,

di sua man propria avea descritto Amore

con lettre di pietà quel ch'averrebbe

tosto del mio sì lungo ir desïando.

Bello et dolce morire era allor quando,

morend'io, non moria mia vita inseme,

anzi vivea di me l'optima parte:

or mie speranza sparte

à Morte, et poca terra il mio ben preme;

et vivo; et mai nol penso ch'i' non treme.

 

Se stato fusse il mio poco intellecto

meco al bisogno, et non altra vaghezza

l'avesse disvïando altrove vòlto,

ne la fronte a madonna avrei ben lecto:

- Alfin se' giunto d'ogni tua dolcezza

et al principio del tuo amaro molto. -

Questo intendendo, dolcemente sciolto

in sua presentia del mortal mio velo

et di questa noiosa et grave carne,

potea inanzi lei andarne,

a veder preparar sua sedia in cielo:

or l'andrò dietro, omai, con altro pelo.

 

Canzon, s'uom trovi in suo amor viver queto,

di': - Muor' mentre se' lieto,

ché morte al tempo è non duol, ma refugio;

et chi ben morir, non cerchi indugio. -

 

 




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