1-500 | 501-831
Cantare, Verso
1 1, 1 | In principio era il Verbo appresso a Dio,~
2 1, 2 | ed era Iddio il Verbo e 'l Verbo
3 1, 3 | questo era nel principio, al parer
4 1, 17 | Era nel tempo quando Filomena~
5 1, 58 | e 'l più savio e famoso era Orlando;~
6 1, 65 | Era per pasqua, quella di Natale:~
7 1, 72 | v'era venuto, e 'l gentil Berlinghieri.~ ~
8 1, 77 | ch'era figliuol del tristo Ganellone:~
9 1, 78 | troppo lieto era il figliuol di Pipino,~
10 1, 101| io so che la vittoria era d'Almonte;~
11 1, 152| ch'era a' confin tra' Cristiani
12 1, 154| era del sangue disceso d'Angrante.~
13 1, 155| Di sopra alla badia v'era un gran monte~
14 1, 158| altro Alabastro, e 'l terzo era Morgante:~
15 1, 167| adora, ed era cristian battezato,~
16 1, 168| e come egli era alla badia arrivato.~ ~
17 1, 250| il qual non s'era partito da bomba,~
18 1, 376| Onde e' gli disse com'egli era Orlando.~ ~
19 1, 512| ch'era pien d'acqua, e non si muove
20 1, 585| Era Morgante come una montagna:~
21 1, 588| perché pure era omai di sua famiglia:~
22 1, 643| ci dètton, che la strada era smarrita~
23 1, 666| che d'armadure vecchie era copiosa;~
24 1, 672| mai più gnun forse glien'era aggiunto.~ ~
25 1, 676| v'era, se appunto questa storia
26 1, 677| ed era nelle mura istorïato~
27 2, 76 | ch'era caduta e stava sotto un
28 2, 138| l'uno era a piede e l'altro era a
29 2, 138| uno era a piede e l'altro era a cavallo;~
30 2, 203| veggo che son; quivi era pur la scala.~
31 2, 484| ch'era gentil, magnanimo e cortese,~
32 3, 49 | Era a cavallo Orlando risalito,~
33 3, 66 | Morgante che nella pressa era:~
34 3, 84 | e la corazza provata era anch'ella,~
35 3, 94 | ch'avea d'avorio, come era la guancia.~
36 3, 106| ch'era la gloria e l'onor di Levante,~
37 3, 151| Com'io cognobbi che l'era la dama,~
38 3, 156| così il Danese, e lieto era sol Gano,~
39 3, 254| v'era, e con esse pel camino entrorno:~
40 3, 255| era questa arme d'un gran saracino~
41 3, 264| era gigante e chiamato Brunoro,~ ~
42 3, 567| e sopra Vegliantino era salito~
43 3, 570| il quale era legato molto stretto:~
44 3, 592| s'era arrecato, e nell'uscir fuor
45 4, 9 | Era nel tempo ch'ognun s'innamora~
46 4, 25 | L'abate, ch'era prudente e saputo,~
47 4, 49 | Era dinanzi Rinaldo a cavallo~
48 4, 61 | Egli era quel serpente maladetto~
49 4, 101| perché il dosso era più che d'acciaio fino;~
50 4, 121| Fuggito s'era Ulivieri e Dodone,~
51 4, 142| che fatica era il sentiero osservare;~
52 4, 145| Era Ulivier tutto malinconoso~
53 4, 182| per aiutarti, come era ragione,~
54 4, 243| combatter co' giganti era maestro,~
55 4, 307| presso a un fiume ch'era lor vicino;~
56 4, 311| una gran turba che s'era fuggita,~
57 4, 433| Ulivieri era un gentil damigello~
58 4, 470| Era a vedere il popol saracino,~
59 4, 474| era salita in sur una bertesca.~
60 4, 549| Era Dodon già di terra levato,~
61 4, 554| veder come questo fatto era ito:~
62 4, 593| Il popolo era orrore e maraviglia~
63 4, 595| Era venuta, per veder, la figlia~
64 4, 615| ch'era apparita là mirabilmente,~
65 4, 632| dell'amor d'Ulivier s'era avveduta.~ ~
66 4, 694| Forse non era il me' che tu morisse.~
67 4, 700| ché da più crudo artiglio era trafitto.~
68 4, 754| era venuto, da un nostro abate,~
69 5, 49 | e ch'egli era uom ch'avea molto potere,~
70 5, 138| corse a vederla e giunse ch'era morta:~
71 5, 260| ch'era ciascun dalla sete costretto.~
72 5, 282| era da Montalban, si truova
73 5, 310| ch'era di fuoco e largo ben due
74 5, 314| petto e 'l corpo piloso era tutto;~
75 5, 328| e chiamato era il mostro da l'inferno.~ ~
76 5, 381| Era già l'ora passata di terza,~
77 5, 399| Rinaldo per disgrazia gli era sotto~
78 5, 423| e ritornossi dove era caduto~
79 5, 424| Rinaldo, che già s'era rïavuto.~ ~
80 5, 490| Rinaldo, tanto fitta era, la spada,~
81 5, 523| Era di notte: Rinaldo non vuole~
82 5, 532| d'un altro monte ch'era al dirimpetto;~
83 5, 537| Quivi era Manfredonio innamorato,~
84 6, 9 | Era il sol, dico, al balcon
85 6, 16 | dove era Orlando suo, famoso conte.~ ~
86 6, 57 | Meredïana, ch'era alla finestra,~
87 6, 59 | ché d'ogni gentile atto era maestra;~
88 6, 86 | con tutti i suoi baroni era venuto.~
89 6, 129| Era presente a quel Meredïana,~
90 6, 133| come era il viso di latte e di grana,~
91 6, 231| in questo tempo Rinaldo era armato~
92 6, 239| ch'era venuta per diletto fore,~
93 6, 251| tanto fiero era, animoso e gagliardo;~
94 6, 356| il suo cugin, quand'egli era adirato.~
95 6, 449| Era quel re pien d'alta gentilezza~
96 6, 463| era Ulivier che tanta fama avia~
97 6, 485| Morgante a ogni cosa era presente,~
98 7, 34 | l'un di costor, che dice era marchese;~
99 7, 37 | credo che 'l terzo anco era cavalieri,~
100 7, 82 | Re Caradoro in zambra era venuto.~
101 7, 99 | che Dodone era a Manfredon presente,~
102 7, 130| vide ch'egli era un padiglion da sogni;~
103 7, 173| ch'era ravvolto come il fegatello:~
104 7, 193| e intese tutto ciò ch'era seguito,~
105 7, 195| Re Manfredon, che s'era risentito,~
106 7, 198| e come uscito dell'acqua era fora;~
107 7, 199| e d'ogni cosa che gli era incontrato~
108 7, 243| Morgante, ch'era di potenzia caldo,~
109 7, 266| poi si volse ove Caradoro era,~
110 7, 284| ed Ulivier; ma non v'era Morgante.~
111 7, 292| ché come e' disse fare era disposto.~
112 7, 307| al ponte di Parisse era in effetto~
113 7, 314| Era sì grande e sì grosso il
114 7, 337| Egli era come a dare in un pagliaio;~
115 7, 351| era un diluvio la gente ch'è
116 7, 357| come Morgante era presso alla morte.~
117 7, 458| ch'era venuta con sua gente al
118 7, 483| del colpo della lancia era caduto~
119 7, 506| ch'era venuto tra cattive mane:~
120 7, 526| era pel campo colla spada in
121 7, 654| ed era stato alle parole attento~
122 7, 666| e intese come l'accordo era fatto.~
123 7, 668| inverso lor col battaglio era tratto~
124 7, 677| disse: - Orlando, questa era tra via -,~
125 7, 680| anco questo ne' patti non era.~ ~
126 8, 36 | certo non era la dama sovrana~
127 8, 74 | come era una sustanzia e tre persone,~
128 8, 113| E perché egli era maestro perfetto,~
129 8, 136| però ch'egli era il tempo a vendicarsi:~ ~
130 8, 191| era venuto sanza aver richiesta,~
131 8, 196| nel campo rosso era un'aquila bianca,~
132 8, 234| tutto pien d'allegrezza era quello;~
133 8, 349| Ma giunto ove era il campo, riscontròe~
134 8, 352| ch'era chiamato il fiero Lïonfante.~ ~
135 8, 394| Era quel Lïonfante un uom discreto:~
136 8, 447| o forse ch'era permesso dal Cielo~
137 8, 450| egli era contro Astolfo inanimato~
138 8, 466| e 'l suo caval d'acciaio era guernito.~
139 8, 532| dove era la sua gente sbigottita.~
140 8, 566| il Danese nostro prigione era;~
141 8, 569| Era Carlo a vederlo cosa oscura,~
142 8, 662| perché soda e verde la lancia era,~
143 8, 708| non per la punta, ché v'era la morte,~
144 8, 713| Era d'ogni eccellenzia e di
145 8, 726| era salvato Carlo e la sua gente;~
146 8, 736| era abbattuto, per vendicar
147 8, 756| presso alla terra, ove era il suo signore,~
148 9, 14 | era nel tempo che più scalda
149 9, 22 | dov'era un Macometto in puro argento;~
150 9, 47 | poi che non c'è colui ch'era il suo core,~
151 9, 281| Ma si dolea ch'e' non v'era con loro~
152 9, 284| ch'era rimaso con lei volentieri~
153 9, 309| e sopra il suo cavallo era montato,~
154 9, 323| gran quantità, ch'ognuno era contento~
155 9, 338| dove era la reina e' suoi figliuoli;~
156 9, 404| Intanto Caradoro era presente,~
157 9, 477| e non era caval, ma nondimeno~
158 9, 480| e molto destro e forte era e corrente.~ ~
159 9, 575| Ma Lïonfante era uom troppo dabbene,~
160 9, 578| La volpe un tratto molto era assetata:~
161 9, 618| a dire 'Astolfo, ch'era in Monte Albano,~
162 9, 619| che, perch'egli era di nobil legnaggio,~
163 9, 652| ma poi era la trappola scoccata,~
164 9, 658| che 'l tradimento doppio era ordinato.~
165 9, 662| ché così era ne' Ciel distinato;~
166 9, 667| Era per Pasqua; giunse la novella~
167 9, 691| ed era il campo, quand'io parti',
168 9, 709| Quivi era Salincorno, e lacrimando~
169 10, 9 | Era già presso a Parigi a tre
170 10, 10 | Faburro, ch'era innanzi all'altra gente.~
171 10, 41 | Per Parigi era levato il romore,~
172 10, 42 | e Carlo era montato in sul destriere.~
173 10, 153| Era venuta intanto Alda la bella~
174 10, 156| donava a questa, ove era stabilito~
175 10, 339| ch'era sua scorta come agli orbi
176 10, 356| ché 'l corpo feminile già era lasso;~
177 10, 358| perché e' non v'era onde fuggirsi il passo.~
178 10, 361| Ed era tutto da' dardi forato~
179 10, 369| L'un sopra l'altro morto era caduto~
180 10, 377| Meredïana assai s'era difesa,~
181 10, 381| tanto era stanca, perché troppo pesa;~
182 10, 443| quivi era tutto il popol saracino,~
183 10, 446| ch'era assediato, e saltò fuor
184 10, 452| ch'era il più fier pagan di nostra
185 10, 554| Erminïon, ch'era uom molto dabbene,~
186 10, 591| che per paura fuor s'era fuggito~
187 10, 601| ch'era scudier compagno di Terigi.~
188 10, 605| questo era, trasformato, Malagigi,~
189 10, 632| nella guaina ov'era Durlindana;~ ~
190 10, 633| così Baiardo ov'era Vegliantino;~
191 10, 667| ed era forte con seco adirato~
192 10, 721| Orlando, ch'era e discreto e gentile,~
193 10, 722| ma molto fier quand'egli era adirato,~
194 10, 749| Rinaldo era inquïeto e impazïente,~
195 10, 773| Gano il sapeva e molto n'era lieto,~
196 10, 785| tutto il popol rallegrato s'era:~
197 10, 812| vedi se sbergo era di fine maglia!);~
198 10, 897| nella quale era una lettera scritta~
199 10, 919| riguardando ove il lïone era ito,~
200 10, 920| non lo riveggon, ch'egli era sparito.~ ~
201 10, 955| ch'era stato allo assedio a Montalbano,~
202 10, 961| Ma il traditor di Gan, ch'era fuggito~
203 10, 963| egli intese come il fatto era ito,~
204 10, 42 | questo gigante, ch'era smisurato:~
205 10, 97 | Meredïana, ch'era alla presenzia,~
206 10, 167| Carlo risponde, ma non era inteso,~
207 10, 168| tanto ognuno era di furore acceso.~ ~
208 10, 177| Non era tempo adoperar la fromba:~
209 10, 185| Ulivieri era ritornato in sala~
210 10, 202| l gran Morgante, e' non era più forte.~
211 10, 204| ed a vedergli era tutta la corte.~
212 10, 220| ma Ulivier di ciò troppo era lieto.~
213 10, 223| perché pure era imbasciador mandato;~
214 11, 18 | che sapevo io chi drento era venuto,~
215 11, 19 | o se pur v'era gente d'altra razza,~
216 11, 89 | Rinaldo, ch'era tutto infurïato,~
217 11, 141| che consigliato s'era porgli assedio,~
218 11, 169| Quivi era Malagigi, e confermava~
219 11, 182| Non domandar se Gano era contento,~
220 11, 201| Questo era della schiatta di Maganza.~
221 11, 202| Orlando s'era di corte partito.~
222 11, 213| che in un bel gambo d'oro era legato.~
223 11, 237| fuor di Parigi, ch'era assai mendico:~
224 11, 247| di bianco drappo era la sopravvesta,~
225 11, 253| la giostra che cominciata era,~
226 11, 259| Rinaldo, ch'era armato come quello,~
227 11, 263| Ulivieri era già venuto al campo~
228 11, 288| ch'era mandato da Gan di Maganza.~ ~
229 11, 312| ch'era con Alda e con Meredïana.~ ~
230 11, 364| e Gan tutto era acceso di letizia,~
231 11, 365| Rinaldo, ch'era pien di passïone,~
232 11, 370| quale era stato per molti paesi,~
233 11, 375| ché in Agrismonte stato era di Buovo,~
234 11, 427| così Terigi, ch'era lo scudiere,~
235 11, 447| perch'ostinato era farlo morire,~
236 11, 451| questo era quel famoso Lïonfante~
237 11, 454| ma tutto il lor pregare era alfin vano.~
238 11, 490| s'era fuggito, per non veder,
239 11, 665| Avino era venuto per vedere~
240 11, 689| Era a vedere Astolfo cosa oscura;~
241 11, 738| non domandar s'egli era un nuovo Giobbe.~
242 11, 790| che quasi ignun non se n'era avveduto;~
243 11, 857| Ricciardetto era a Ganellone a' fianchi~
244 11, 865| sentendo come il fatto era ito,~
245 11, 866| e che in Parigi era Rinaldo e 'l conte,~
246 11, 873| Era Rinaldo già in piazza venuto~
247 11, 878| e seguitato n'era amaro frutto.~
248 11, 906| s'era fuggito, inteso la novella~
249 11, 907| come Rinaldo drento era alle mura;~
250 11, 909| che 'l dì venuta v'era per ventura;~
251 11, 944| Vedi s'Orlando nostro era discreto!~ ~
252 11, 949| perch'era vecchio, e lui pur suo nipote,~
253 11, 966| Orlando, ch'era savio a compimento~
254 11, 44 | allor che 'l Campidoglio era occupato. -~
255 12, 22 | perché Rinaldo non v'era, non teme;~
256 12, 68 | e lui in Pagania era arrivato;~
257 12, 73 | Rinaldo s'era un giorno dipartito~
258 12, 75 | e Ruïnatto con lui era gito~
259 12, 125| Tutta la corte di sdegno era piena.~
260 12, 127| intanto a Montalbano era tornato,~
261 12, 153| Era già presso il giorno diputato,~
262 12, 159| che Namo per nulla non v'era,~
263 12, 160| e per isdegno n'era ito in Baviera;~ ~
264 12, 166| era con Carlo pien d'afflizïone,~
265 12, 177| Rinaldo era venuto, come scrisse~
266 12, 184| e 'l buon Vivian, ch'era l'altro maestro.~ ~
267 12, 202| verso Vivian da Pontier ch'era presso,~
268 12, 215| Carlo era corso già insino alla porta:~
269 12, 220| Rinaldo drento in Parigi era entrato,~
270 12, 268| che di Rinaldo madre era, a Parigi,~
271 12, 275| ch'era figliuol del sir dello Scaglione;~
272 12, 284| gli amador, che non ve n'era pochi;~
273 12, 289| Era Rinaldo molto reputato~
274 12, 311| là dove era assediato l'amostante~
275 12, 321| ch'era detto per nome Marcovaldo,~
276 12, 331| sol un difetto avea, ch'era sboccata,~
277 12, 336| dov'era del gigante il padiglione,~ ~
278 12, 337| ch'era tutto di cuoio di serpente~
279 12, 375| Orlando a chi non era al fuggir destro~
280 12, 419| era di bocca, com'io dissi,
281 12, 547| ch'era già presso all'ultimo martoro,~
282 12, 572| dov'era l'amostante e sua corona,~
283 12, 579| ch'era più fresca che incarnata
284 12, 642| detto gli fu ch'egli era un vïandante,~
285 12, 644| sappiendo quanto era fiero il gigante.~
286 12, 650| ch'era maestro di somma dottrina,~
287 12, 655| e come egli era col grande amostante:~
288 12, 683| e di tal pace troppo era contento,~
289 12, 707| Orlando era di questo smemorato:~
290 13, 74 | la damigella, udendo ch'era Orlando:~
291 13, 106| e disse come il fatto era fornito.~
292 13, 120| che giunse ove non era Carlo Mano:~ ~
293 13, 122| ma col suo Ganellone era a Pontieri;~
294 13, 257| E Salamone, perch'era sapiente,~
295 13, 337| Marsilio era uom generoso e discreto;~
296 13, 370| Così Rinaldo, perché e' n'era sceso~
297 13, 407| ch'era sfrenato, e fu già di Gisberto,~
298 13, 490| che come il ghiro s'era inalberato,~
299 13, 554| ch'era già tutta di Rinaldo accesa.~
300 13, 566| ch'era tutto turbato in viso e
301 14, 27 | era a vederlo tutto il popolazzo.~
302 14, 41 | Era la sala piena di pagani;~
303 14, 103| ed accostossi ove era alcun barone;~
304 14, 174| madre e' padri, ognun n'era gaudente.~
305 14, 253| Era il gigante superbo e leggiero,~
306 14, 312| tanto era lavorato ricco e bello.~ ~
307 14, 345| Egli era in questo modo divisato:~
308 14, 347| in quattro parte, ov'era figurato~
309 14, 349| ch'era per modo ad arte lavorato~
310 14, 385| Quivi era lo sparvier, quivi la gazza~
311 14, 417| Il picchio v'era, e va volando a scosse;~
312 14, 443| l'uccel santamaria v'era e 'l piombino;~
313 14, 465| Quivi era calandra e 'l calderino~
314 14, 492| e molto dalle ninfe era onorata.~
315 14, 538| Alefe finalmente v'era scorto,~
316 14, 605| quiv'era il cavrïuol che molto ha
317 14, 614| quivi era il dromedario e la camella,~
318 14, 617| La volpe maliziosa era a vedere,~
319 14, 623| quivi era il tasso porco e 'l tasso
320 14, 645| futuro accorto già non s'era;~
321 14, 721| Ben s'accorse colei, ch'era pur saggia,~
322 15, 74 | e disse come il fatto era seguìto~
323 15, 135| e lecito operare era ogni ingegno~
324 15, 184| se l'un volava, e l'altro era un uccello.~ ~
325 15, 199| Era venuto a vedere il gigante~
326 15, 205| Orlando, ch'era insuperbito e caldo,~
327 15, 281| Era già sera, e 'l sol verso
328 15, 315| era montato in su 'n un suo
329 15, 359| e 'l suo fratel, ch'era ardito e gagliardo,~
330 15, 361| Era il gigante alla porta aspettare;~
331 15, 442| come Corante caduto era morto,~
332 15, 450| come questo era d'Orlando cugino;~
333 15, 462| di sua gran forza era ammirato ancora,~
334 15, 561| Rinaldo, ch'a questa opera era attento,~
335 15, 587| ch'era nel mezzo di questa baruffa,~
336 15, 598| gente si fuggì, che gli era appresso,~
337 15, 606| Era venuto un gigante pagano~
338 15, 680| ché da Copardo e gli altri era smarrita.~ ~
339 15, 685| Era tra lor delle persone dotte:~
340 15, 689| Era apparito in orïente il giorno,~
341 15, 717| sentì come era acceso un altro foco~
342 15, 718| e come egli era morta la Corona~
343 15, 724| ntese meglio il caso come era ito.~
344 15, 735| ed era un barbassor molto stimato~
345 15, 798| dunque non era questa donna umana:~
346 15, 817| Era tutta cortese, era gentile,~
347 15, 817| Era tutta cortese, era gentile,~
348 15, 822| ch'era di sangue e di cor generosa:~
349 15, 835| di Barberia, e in Arabia era nato,~
350 15, 839| tra fàlago e sdonnino era il mantello,~
351 15, 850| ch'egli era largo tre palmi nel petto,~
352 15, 867| e la sua armadura era incantata,~
353 15, 869| era in Domasco suta lavorata,~
354 15, 885| ch'era già avvezzo a mille antichi
355 16, 344| di' tu che 'l migliaccio era caldo?~ ~
356 16, 451| perché conobbe ch'egli era ostinato;~
357 16, 537| Veggendo questo Antea, ch'era gentile,~
358 16, 630| ch'era di poco di Francia venuto~
359 16, 644| Era già il sol caduto in Occidente,~
360 16, 664| e dèttesi a conoscer ch'era Gano;~ ~
361 16, 665| e disse che di corte era sbandito,~
362 16, 667| che pel mondo alcun tempo era gito~
363 16, 673| raccontò di Persia come era ito~
364 16, 681| E disse come al campo era venuto~
365 16, 683| e come Ricciardetto era caduto~
366 16, 705| Rinaldo con Orlando era tornato~
367 16, 707| Orlando s'era con lui riscaldato:~
368 16, 713| E forse che di questo era indovino.~
369 16, 724| tanto il foco d'amor drento era acceso!~
370 16, 746| ch'al suo Rinaldo era uscita del core:~
371 16, 770| ch'era signor della Bellamarina;~
372 16, 772| e molto la sua vita era meschina.~
373 16, 832| mentre ch'egli era la zuffa appiccata;~ ~
374 17, 65 | Era il Soldano uom molto scozzonato,~
375 17, 73 | Ella rispose al Soldan ch'era presta,~
376 17, 86 | vide che s'era a seder posto al rezzo~
377 17, 196| rispose che parata era a suo destro.~
378 17, 234| ch'era con essa a fargli compagnia:~
379 17, 340| quando e' sentì chi era quel signore;~
380 17, 358| ché lo schermire era l'arte sua vecchia;~
381 17, 388| ch'era a caval: pensa chi a piè
382 17, 403| era venuta con molta sua setta;~
383 17, 416| ché così era il costume di Francia.~ ~
384 17, 501| perché e' non era una foglia di cerro;~
385 17, 564| ch'Ulivier di prigion non era tratto~
386 17, 583| come dicemo, che s'era fuggita~
387 17, 665| Era del re Falcon costui nipote~
388 17, 674| Orlando intanto e l'oste era là corso,~
389 17, 681| Era con lui parecchi schiere
390 17, 707| Guarda se questo era uom pien di bontà,~
391 17, 708| guarda s'egli era un re discreto e saggio!~
392 17, 719| E mentre che 'l convito era più bello,~
393 17, 721| Era un pagan che pare un corbacchione,~
394 17, 731| quanto era meglio assai che tu morisse,~
395 17, 783| era a vedere la sua redenzione,~
396 17, 802| qual già disse alcun ch'era incantata,~
397 17, 949| ch'era uno abete saldo e naturale~
398 17, 956| perch'era dura e grossa e molto giusta;~
399 17, 31 | Mambrin dell'Ulivante, anco era nato~
400 17, 57 | Era vestito a nero la città~
401 17, 67 | era venuta: onde e' gli crebbe
402 18, 63 | si mostrava allegro, ch'era saggio;~
403 18, 118| non si stava anco, ché v'era faccenda;~
404 18, 120| ché, più che gente, era o ciurma o canaglia.~ ~
405 18, 123| ch'era più dura che quercia o che
406 18, 163| ch'era col re Costanzo un gran
407 18, 261| Ma poi che vide e' non v'era guadagno,~
408 18, 328| ch'era figliuol del loro imperadore.~ ~
409 18, 343| Questo non era il giustiziere usato,~
410 18, 353| Era a veder molta compassïone~
411 18, 414| La turba ch'era dallato si scosta,~
412 18, 457| Intanto Spinellon, ch'era caduto~
413 18, 491| ch'era pien tutto di sangue e d'
414 18, 513| Era il Soldan sopra un caval
415 18, 532| sùbito lo passò, ch'era pur grosso,~
416 18, 541| era così preveduto e disposto.~
417 18, 547| che non era di matto il suo temere!~
418 18, 726| e Mambrin, ch'era del mio sangue nato,~
419 18, 789| Era a veder la pagana canaglia,~
420 18, 823| e Frusberta di man gli era caduta,~
421 18, 825| l'elmetto pel colpo gli era uscito.~
422 18, 828| Orlando, ch'a vedere era daccanto,~
423 18, 883| dove era Orlando, e licenzia pigliòe~
424 18, 179| salvo ch'egli era fatto d'un certo osso~
425 18, 181| ed era molto grave e molto grosso,~
426 18, 242| ch'era sei libbre, o poco più o
427 18, 244| un quarto o manco, e non era anche pieno.~
428 18, 418| perché quivi era un gran borgo di case,~
429 18, 428| era per tutto appiccato già
430 18, 513| Morgante, che dallato era nascoso,~
431 19, 40 | e con una catena era legata.~ ~
432 19, 69 | era tornato il tempo fresco
433 19, 198| donzelle al servigio mio era!~
434 19, 269| questo era maggior bestia e assai più
435 19, 329| Ma Beltramo era sì fiero e sì alto~
436 19, 347| trar due calci, com'egli era usato;~
437 19, 373| ma d'atterrarlo ancor non era nulla,~
438 19, 398| che in dubbio e sospesa era quella,~
439 19, 414| però ch'ell'era ancor pure stordita~
440 19, 430| ché il lume della luna era scoperto,~
441 19, 533| andò dove e' vide ch'egli era~
442 19, 580| ch'era per certo il diavol tentennino.~
443 19, 589| Morgante guarda: egli era un lïofante~
444 19, 591| ch'era già sera, ed appoggiato
445 19, 664| d'ogn'altra cosa era fatta la festa.~ ~
446 19, 714| ch'era proprio il boccon rimproverarmi,~
447 19, 726| dove era una villetta ch'è assai
448 19, 751| ed arrostillo come egli era usato,~
449 19, 846| Margutte, che mal contento era:~
450 19, 881| Era già vespro, e son presso
451 19, 948| Morgante, ch'era d'allegrezza pieno,~
452 19, 961| cominciò dal dì ch'ella era uscita~
453 19, 967| e come ella era dal lïon guardata:~
454 19, 53 | Ma finalmente, quand'egli era stracco~
455 19, 59 | e quando egli era ubriaco e ben cotto,~
456 19, 109| e Florinetta con lui era a' ferri~
457 19, 113| Morgante rispondea ch'era contento~
458 19, 122| però ch'egli era più cotto che crudo.~
459 19, 192| vide ch'egli era per le risa morto.~ ~
460 19, 210| ch'e' si condusse pur dov'era Orlando,~
461 19, 249| Era già presso al campo a poche
462 19, 311| e che Gano era scacciato e in essilio,~
463 19, 338| ch'era tutta di ferro e molto forte.~
464 19, 353| Era una torre di mura sì grossa~
465 19, 359| ch'era tenuta cosa inespugnabile;~
466 19, 361| Orlando stupefatto era a vedello~
467 19, 383| era a veder sotto questa rovina~
468 19, 401| Era all'entrare un gran borgo
469 19, 414| però ch'egli era già la fiamma accesa,~
470 19, 426| era salito in su 'n un torrïone,~
471 19, 443| dov'era Antea, c'ha fatto imprigionare,~
472 20, 9 | Era tanto la mente mia legata~
473 20, 20 | però che sbandeggiato era da Carlo;~
474 20, 40 | alla sorella, ov'egli era aspettato.~ ~
475 20, 46 | ch'era il padre di tutti i malifìci,~
476 20, 56 | ch'era tra lor quasi fatto signore.~ ~
477 20, 65 | E 'l cavallo era d'un certo Rinaldo~
478 20, 129| Ganellon, ch'era malizioso e tristo,~
479 20, 144| dove era la lor madre in un castello.~ ~
480 20, 145| Era chiamata la madre Creonta;~
481 20, 164| perché la donna era rimasa in forse~
482 20, 211| questo era tanto dolce ch'egli è sciocco,~
483 20, 227| tanto era smisurato e sconcio e grave.~
484 20, 281| Era cosa crudel vedere il mare:~
485 20, 297| Orlando s'era in terra inginocchiato;~
486 20, 352| perch'era poco mare e fresco vento.~ ~
487 20, 369| e perch'egli era molto presso al porto~
488 20, 395| era presso alla riva un granchiolino,~
489 20, 397| vede che stato era un granchio marino;~
490 20, 433| dissi: «Certo, se Morgante v'era,~
491 20, 466| era andato in aiuto del Soldano;~
492 20, 471| v'era ed Orlando ed altri di sua
493 20, 491| però ch'ell'era bella e fassi amare~
494 20, 539| Rinaldo ritornato s'era al fuoco;~
495 20, 541| e perch'egli era pur ferito un poco~
496 20, 554| Orlando molto negli occhi era fiero,~
497 20, 556| ch'egli era un poco guercio, a dire
498 20, 626| medicava Rinaldo; e perch'ella era~
499 20, 632| era venuto, e pareva Minosso;~ ~
500 20, 638| ch'era più duro che piastra o che
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