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Emilio Praga
Trasparenze

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  • 27 - MONACI E CAVALIERI (AD ARRIGO BOITO)
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27 - MONACI E CAVALIERI (AD ARRIGO BOITO)

 

PROLOGO

 

Se fosse nostro, Arrigo, il secol bello

della fervida fede e dell'amore,

pensa che tu saresti un menestrello

di nordici lïuti animatore,

un giovin paggio

tutto pallido e biondo e triste e altero.

 

Però sul tuo passaggio

castellane, baroni e giovinetti

sorridendo dirian: « Dolce straniero

cui fan guerra gli affetti,

e il lungo peplo del pòeta ammanta,

fermati, e canta!».

 

Se fosse nostro, Arrigo, il secol bello

della fervida fede e dell'amore,

pensa ch'io sarei forse un fraticello

di tavole e di dogmi indagatore,

e che vivrei contento

scordando l'ora e contemplando il poi!

 

Però del mio convento

tu verresti a fermar spesso alle grate

il più tranquillo dei morelli tuoi,

e, per le vaghe arcate,

mediteremmo insiem messale ed arpa,

cilizio e ciarpa.

 

Inganniamo il destino: in una queta

stanzuccia di villaggio ecco la cella,

cella di solitario e di poeta!

- Da qui, fra l'oro delle bionde anella,

rivedo chine le tue gote smorte

sul pianoforte.

 

Leggi ancora Marcello ogni mattino?

Io vo a spasso col vescovo Turpino:

è un vecchio strano e pazzo

che mi parla in latino.

Gli fan codazzo

torri di foco e sibilanti draghi

e fantasimi e maghi,

e paladini e fate

innamorate.

Sulla sua mitra poi, spesso, pian piano,

compare un nano.

 

E il bel mar degli azzurri e delle calme

si popola di chiostri e di romiti,

ed ecco Abido e il suo serto di palme,

e il tempio di Memnone, e i monoliti,

e lontan, per le sabbie e fra gli abissi,

i crocefissi!

 

Oh! pallidezze, aureole, visioni,

amicizie coll'aquile e i leoni,

o colloquii con Dio,

o lotte, o tentazioni!

O templi, o tombe di profondo oblio,

o monaci guerrier, monaci maghi!

O visi smunti in mezzo a pergamene

e cantilene!

o intenti, al suon dei bronzi e dei flagelli,

penne e pennelli!...

 

Per gli occhi tristi della donna mia,

per l'amicizia degli amici buoni,

per l'allegrezza e la malinconia,

e per l'affetto delle mie canzoni

io dico e giuro

che nel mondo ho vissuto un'altra volta!

 

E fu in quel tempo oscuro,

e credetti e pregai, forse in delirio,

conie i bimbi e le vergini che han colta

la palma del martirio!...

Un soffio, ahimè! dell'anima d'allora

m'agita ancora...

 

M'agita ancora una pietà prodonda,

e, dal cinico ingegno al cor devoto,

il desiderio dell'Iddio m'innonda!...

Ma l'Iddio del mio tempo è il Nume Ignoto,

ma sull'altare

ride l'augure ancora e il sofo piange!

 

Arrigo, odo cantare

l'organo della chiesa... , è di festa:

l'armonia che al mio tavolo si frange

mi conturba la testa...

Non ti dissi che vivo in una cella ?...

- Musa, favella!

 

Noli (Riviera di Ponente) 1864 .

 

 

 




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