2 - LA
STRADA FERRATA (A CLETTO ARRIGHI)
Addio, bosco di
frassini ombrosi,
ondeggianti
campagne di biade!
del villaggio
tranquille contrade
dove giuocano i
bimbi al mattin.
Addio, pace de'
campi pensosi,
solitarie
abitudini, addio;
l'operaio sul verde
pendìo
già distende il
ferrato cammin.
Passerà nell'antico
convento,
sulle fosse dei
monaci estinti;
se all'inferno non
giacciono avvinti
lo sa Iddio che
stupor li corrà!
Dove il cantico,
inutile, lento,
si perdea per la
pinta navata,
volerà, dal suo
genio portata,
via, fischiando, la
scettica età.
Che terrori nel
nido latente
degli ignari
augelletti quel giorno!
Da tugurio a
capanna d'intorno
che susurro, che
ciancie, quel dì!
Che dirà questa
povera gente,
cui repente - il
miracolo appare ?
Vecchierelli,
aspettate a spirare
quando giunta la
strada sia qui.
Che diran gli
infelici cui preme
la tremenda miseria
del pane?
E cui nulla concede
il dimane,
nella vita, che
affanni e sudor?
Quando accanto
all'aratro, che geme
lentamente nei
solchi girando,
scorrerà, quasi ai
pigri insultando,
l'uragano del
nostro vapor?
Ahi l'aratro, il
congegno diletto,
che diventa al
confronto fatale?
Veh! Coll'oro si
fabbrican l'ale!
Veh, se i ricchi le
sanno pensar!
E, tornando al
miserrimo tetto,
scorderan per quel
dì la canzone,
e nei sogni la
strana visione
tornerà nuovi
enigmi a fischiar.
Ma le vispe
fanciulle dei campi,
che cullato ancor
bimbi non hanno,
e ancor tutti gli
stenti non sanno
che si sposano ai
cenci quaggiù;
ma i garzoni che
guardano i lampi
quando tuona, con
ciglia inarcate,
ma le donne,
filando invecchiate,
cinto il cuore di
arcigne virtù,
che clamori faran
sulla via,
quando giunge il
convoglio solenne;
chi dirà di vedervi
le penne,
chi Satàna a
tirarlo con sé;
e del fumo, che
lento si svia
mentre lungi già il
treno è trascorso,
seguiran quasi
estatici il corso
brontolando : « No,
fumo non è!».
Ma i più furbi
bisbigliano invece
« Sì, che è fumo, e
ai vigneti fatale:
la campagna di un
soffio letale
può colpir tutta
vasta quant'è.
Ah il Signor queste
cose non fece;
no, per me, non ci
vado in vapore.
Chi compar!
L'asinello è migliore;
questo almeno il
Signor ce lo die'».
Razza mesta, alle
celie bersaglio
della plebe, cui
sopra tu stai,
sul mio volto quel
dì non vedrai
insolente il
sorriso spuntar.
Ma deposto il mio
caro bagaglio
io verrò ne' tuoi
crocchi festivi,
non più in traccia
di baci furtivi,
ma coi maschi da
senno a parlar.
E dirò: « Questo
fischio fugace
gira il mondo e
affratella le genti,
rispondetegli
intorno plaudenti,
cospergete il gran
carro di fior.
Esso è l'arca
novella di pace,
che i futuri
destini rinserra,
non più stragi di
popoli in guerra,
non più schiavi di
avaro lavor!
Voleran da
villaggio a cittade
nuovi patti:
cultore e artigiano
stesa ai ricchi la
nòbile mano
insiem l'almo
edificio alzeran.
E tesoro di nuove
rugiade
l'umil scienza
anche ai cenci concessa,
vi dirà, benché in
veste dimessa,
sante cose, che i
preti non san.
Vi dirà che gli è
sacro al paese
il sudore dei volti
onorati,
come sacro è il
valor dei soldati,
come sacra è la
mente del Re.
Che non siete più
mandre indifese,
voi famiglie dei
solchi dìlette,
ma dal vostro
vessillo protette,
ma da legge che
ingiusta non è.
* * *
O Musa mia,
perdonami
se ti ho costretta
a far da moralista!
Ma sai quanto mi
strazii
dei miseri la
vista!
E poiché sì
cattolico e stecchito
promette poco il
parroco del sito,
Musa, a quel primo
fischio
bravi sarem, se
andremo in compagnia
nella turba dei
poveri,
sparsi lungo la
via,
a seminar qualche
parola onesta:
la mission
sacrosanta, o Musa, è questa!
Ma poi pagato
l'obolo,
chi niegherà, mia cara,
al tuo pittore
di spiegar l'ali a
sciogliere
l'inno del suo
dolore?
Deh guarda che
monotona pianura!
Ve' in che forma
han conciata la natura!
Il mio convento
gotico
sparve, e die'
passo a un muricciuola bianco
che dritto e ugual
due miglia
va della selva al
fianco.
Un ridotto di terra
alzò la fronte,
e questo è il
nostro fulgido orizzonte.
Dimmi, in che selve
vergini
anderemo a studiar,
Musa, dal vero?
Di pali il mondo
copresi
che pare un
cimitero;
si abbatton torri e
quercie e campanili,
il cielo è tutto un
rabesco di fili,
costumi e tipi
perdonsi,
presto la moda
viaggierà in vapore;
ammireranno i
ciondoli
villico e
pescatore.
Musa! E noi
pingerem carta bollata
e canterem... la
fisica applicata!
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