19 - DA
UNA CAMERA AMMOBIGLIATA
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Quanti vivon
cercando un po' d'oblio,
quanti sono in
esilio e quanti in fuga!
Come si paga
d'esser nati il fio,
come ogni dì
novello è nuova ruga!
Si canta dagli
altar : « Lagrima e spera!»,
ma chi celebra mai
pianto conobbe,
né mai di Nesso la
camicia nera,
né il letamaio del
povero Giobbe.
Non credo più che
gioia franca esista,
che resti una fé
pura in questa terra!...
Fossi Cassandra
eternamente trista!
Fossi Diomede
eternamente in guerra!...
Oh! vi potrei
strappar, maschere oscene!
Vi spezzerei scudi
e freccie da nolo!...
E sapreste che sian
quaggiù le pene
che all'onestà fan
la perfidia e il dolo!
Ma i miei due
passerini han già l'aurora
indovinata e la
gabbia bisbiglia;
e il dolce avviso e
la pace dell'ora
a più lieta canzon
mi riconsiglia.
Scendi, nuova
canzon, vieni e diventa
la carezza materna
al capezzale!
Allontana la sfinge
che spaventa,
fatti color di
cielo e metti l'ale!
Rassomiglia a quei
poveri augelletti
che giammai non mi
han fatto un male al mondo,
che si appagan di
miglio e di confetti,
e ch'ebbi in dono
da un artier giocondo.
E canti il prete : «
Soffri!» e canti : « Spera!».
Se mi dai sol
quattro quartine buone,
le leggerò a un
poeta doman sera,
o giuntami
all'albor nuova canzone!
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