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Emilio Praga
Trasparenze

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  • 20 - VERSI SCRITTI IN UN GIORNO BUIO (AD ARRIGO BOITO)
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20 - VERSI SCRITTI IN UN GIORNO BUIO (AD ARRIGO BOITO)

 

-1-

 

S'anco accoglier dovesse indifferente

un sorriso o una celia il verso mio,

(giacché sta tra il passato ed il presente

o il disdegno o l'oblio),

 

voli il mio verso, Arrigo, ai versi tuoi!

S'amin tra loro almen, se più non m'ami;

se m'ami ancor, parlino insiem di noi

come tu meglio brami.

 

Qui vendemmian. Bei giorni, allegre notti.

Tripudiano le valli e le pendici;

si arrotondan nel gaudio, al par di botti,

mille pancie felici.

 

Son più i villici assai che i gelsi e i rovi,

curvi dell'uva al glorïoso acquisto;

sicché pei colli un angolo non trovi

dove sognar non visto.

 

E sotto a tanto azzurro e a tanto verde

(Dio! come i canti miei rammento mesto!)

guardo alla vita grama che si perde,

agli altri e a me molesto!

 

Veggo tutto attraverso a un velo bruno,

e scote appena la mia mente lassa

la forosetta dall'anche di Giuno

che mi sorride e passa.

 

La sua lieta canzon va via con lei,

e un lamento ne fan le lontananze...

Quante, oh! quante così gioie io perdei

di sogni e di speranze!

 

Unico, Arrigo, a me resti conforto

un cor d'amico, una pietosa fronte

che mi sorrida!... e crederò che morto

non m'ebbe ancor Caronte!

 

Te già non colse la terribil fronda

che uccide il canto, il riso e le carole:

e splende ancor sulla tua testa bionda

un bel raggio di sole.

 

E mentre io cerco a quest’etica Musa

che mi apparve matrona ed era ganza,

che il poema promise, ed or ricusa

perfino una romanza,

 

alcun nobile accento, un'armonia

che rimi a quelle che ti piacquer tanto;

mentre mi sdraio nell'inedia mia

senz'ira e senza pianto;

 

tu vivi e pensi e lotti e ardisci e speri,

e, gagliardo, rammenti altri gagliardi

che non dissero al Dio : « Mancasti ieri,

quest'oggi è troppo tardi!».

 

Oh! te lo invoco, o fratello, o poeta,

onnipotente te lo invoco il Dio!

Ché ai felici, per guidarti a mèta

ben ti avrei dato il mio!

 

Mi è fuggito e a te giunge. - Io, da lontano,

nella crescente mia ombra perduto,

quando, plaudendo, ti diran sovrano

del tuo duplice liuto,

 

esulterò come un eletto, e ai lieti

ripensando della nostra speme,

griderò: benedetti i due poeti,

s'anco non giunti insieme!

 

Ceredaottobre 1871.

 

 

 




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