Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Emilio Praga
Trasparenze

IntraText CT - Lettura del testo

  • 21 - CALENDARIO
    • II - GENNAIO
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

II - GENNAIO

 

Gennaio! È il mese in cui la Dea Speranza,

la Dea che accanto a me più non ritrovo,

fanciulle mie, bussa alla vostra stanza,

                                   vestita a nuovo.

 

- Certo quest'anno giungerà uno sposo!

- Della miseria romperò l'artiglio!

- Ritornerai guarito all'aer gioioso!

                                   - Avremo un figlio!

 

Fanciulle mie, dalle cantine ai tetti

al nascere d'ogni anno è un coro uguale;

cantan l'atre galèe, cantano i letti

                                   dell'ospedale;

 

il mondo intier canta alla Dea loquace!

E, prima ancor che un altro mese scocchi,

il mondo intiero si ricrede, e tace

                                   col pianto agli occhi!

 

E che perciò? Gemendo accanto al fuoco

spesso io mi ammiro assai più che nel riso;

quell'esser triste e sol mi sembra un poco

                                   di paradiso.

 

I miei morti mi narrano segreti

di radici di fior, nei cataletti,

di zampilli che fan nei sepolcreti

                                   i ruscelletti.

 

La neve intanto, come chi dispone

una sorpresa, silenziosa e lenta

si va aggrappando intorno al mio balcone,

                                   e mi addormenta.

 

Sogno allor le scarpette esposte al vento,

i magi in viaggio ancor sui dromedari,

e il gioir delle madri, e lo sgomento

                                   dei nonni avari;

 

e te sogno, gentil mia creatura,

ti sogno addormentata in un giardino,

più soave, più candida, più pura

                                   di un gelsomino!

 

E le farfalle colle aluccie d'oro

dicon d'aprirsi al bottoncin di rosa,

e i fior già desti mormoran fra loro:

                                   «Che bella cosa,

 

che dolce vista un angioletto blando!...».

Tu schiudi gli occhi alle dolci parole,

e quello sguardo tuo somiglia un brando

                                   snudato al sole!

 

Mi desto anch'io. Penso ai monti agghiacciati,

ai pini incanutiti in modi strani,

ai mesti casolari abbandonati

                                   dai mandrïani.

 

E mi avvinghio alla stufa : oh! abbracciamenti

ch'io prodigo alla bianca ospite cara!

Essa è cortese senza far commenti,

                                   e mi prepara

 

l'intelletto al lavor meglio, assai meglio

che non faccia l'amor vivo dell'Eve,

dalle braccia di cui spesso mi sveglio

                                   col capo greve.

 

Ma cotesto è affar mio; poco v'importa,

e scusatemi assai se vado a sbalzi,

se fo com'un che viaggia senza scorta

                                   e a piedi scalzi.

 

Fra un sì ed un no tutto quaggiù tentenna:

la nube, il vento, il cuor dell'uomo e il mare...

Io mi son un che quando va la penna

                                   la lascio andare...

 

Amate i fior? di paglia circondate

la gracile vïola ed il giacinto;

alla camelia, alla azalea donate,

                                   e al variopinto

 

tulipano, ed all'ellera, ed al lilla

l'aure negate alle deserte aiuole:

certo anche ai fior pensò chi la scintilla

                                   rapiva al sole!

 

Gennaio 1872.

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License