II -
GENNAIO
Gennaio! È il mese
in cui la Dea Speranza,
la Dea che accanto
a me più non ritrovo,
fanciulle mie,
bussa alla vostra stanza,
vestita a
nuovo.
- Certo quest'anno
giungerà uno sposo!
- Della miseria
romperò l'artiglio!
- Ritornerai
guarito all'aer gioioso!
- Avremo un
figlio!
Fanciulle mie,
dalle cantine ai tetti
al nascere d'ogni
anno è un coro uguale;
cantan l'atre
galèe, cantano i letti
dell'ospedale;
il mondo intier
canta alla Dea loquace!
E, prima ancor che
un altro mese scocchi,
il mondo intiero si
ricrede, e tace
col pianto
agli occhi!
E che perciò?
Gemendo accanto al fuoco
spesso io mi ammiro
assai più che nel riso;
quell'esser triste
e sol mi sembra un poco
di paradiso.
I miei morti mi
narrano segreti
di radici di fior,
nei cataletti,
di zampilli che fan
nei sepolcreti
i
ruscelletti.
La neve intanto,
come chi dispone
una sorpresa,
silenziosa e lenta
si va aggrappando
intorno al mio balcone,
e mi
addormenta.
Sogno allor le
scarpette esposte al vento,
i magi in viaggio
ancor sui dromedari,
e il gioir delle
madri, e lo sgomento
dei nonni
avari;
e te sogno, gentil
mia creatura,
ti sogno
addormentata in un giardino,
più soave, più
candida, più pura
di un
gelsomino!
E le farfalle colle
aluccie d'oro
dicon d'aprirsi al
bottoncin di rosa,
e i fior già desti
mormoran fra loro:
«Che bella cosa,
che dolce vista un
angioletto blando!...».
Tu schiudi gli
occhi alle dolci parole,
e quello sguardo
tuo somiglia un brando
snudato al
sole!
Mi desto anch'io.
Penso ai monti agghiacciati,
ai pini incanutiti
in modi strani,
ai mesti casolari
abbandonati
dai
mandrïani.
E mi avvinghio alla
stufa : oh! abbracciamenti
ch'io prodigo alla
bianca ospite cara!
Essa è cortese
senza far commenti,
e mi prepara
l'intelletto al
lavor meglio, assai meglio
che non faccia
l'amor vivo dell'Eve,
dalle braccia di
cui spesso mi sveglio
col capo
greve.
Ma cotesto è affar
mio; poco v'importa,
e scusatemi assai
se vado a sbalzi,
se fo com'un che
viaggia senza scorta
e a piedi
scalzi.
Fra un sì ed un no
tutto quaggiù tentenna:
la nube, il vento,
il cuor dell'uomo e il mare...
Io mi son un che
quando va la penna
la lascio
andare...
Amate i fior? di
paglia circondate
la gracile vïola ed
il giacinto;
alla camelia, alla
azalea donate,
e al
variopinto
tulipano, ed
all'ellera, ed al lilla
l'aure negate alle
deserte aiuole:
certo anche ai fior
pensò chi la scintilla
rapiva al
sole!
Gennaio 1872.
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