III -
FEBBRAIO
Coronato di rovi e
di pruina
ecco il Febbraio.
Buone madri, cui
desta alla mattina
la pioggia che vien
giù rapida e fina,
e il canto del
rovaio,
badate al
fanciullin di quando in quando,
se mai la coltre
allontanò sognando.
Triste si fa la
vita al cantoniere
ed al soldato
per gli spalti
perduto e le brughiere;
incertamente le
sembianze nere
sotto il ciel
sconsolato
osserva il
viaggiator dallo sportello,
e si chiude più e
più nel suo mantello.
Bimbi, dei frutti
dell'autunno amato
memori ancora,
e dell'ultimo
grappolo dorato,
sapete? è adesso
che ai campi curvato
il contadino
esplora
la vite, il gelso,
ed il pruneto e il pero
su cui cova la neve
il gran mistero.
È questo il mese in
cui più molce i cuori
l'idea fatale!
L'augello ai nidi e
l'uom pensa agli amori...
è così dolce un
crin che il crin ti sfiori
sullo stesso
guanciale...
e per le gronde il
miccio esulta e grida,
e par che ai freddi
letticciuoli irrida.
Esser due nel
tepor, due giovinezze -
Fantastichiamo!
due, l'un per
l'altra, due conscie bellezze,
che più cogli occhi
che colle carezze
si van dicendo « io
t'amo!»,
cullati dalla calma
e dall'oblio...
Chi non m'intende
non intende Iddio.
Quanti veglian
solinghi! e, mentre i balli
del carnevale
sdrusciscono
fanciulle e guanti gialli,
cercan la fonte
degli eterni falli
di quest'età mortale
e rugiada di
mistici conforti
in voi, poemi dei
poveri morti!
Beato l'uom che in
queste si ricetta
sante demenze!
Esausta all'alba la
sua lucernetta
tremola e
impallidisce, la stanzetta
s'empie di
trasparenze,
di visïoni e di
memorie pie
al suon delle
lontane avemarie.
Altri di bianche
nudità, di note,
di profumi briaco,
pallido il core e
pallide le gote,
il selciato di
ratte orme percote
nel crepuscolo
opaco,
mentre le belle si
tolgon di testa
gl'estinti fiori
dell'estinta festa.
Misere gioie! oh
datemi un giardino,
picciol, ferace,
per piantar
maggiorana e rosmarino,
e viole del
pensiero; e che al mattino
risvegliandomi in
pace
io possa dire
senz'ombra d'affanno:
è questo il mese
più corto dell'anno.
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