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Emilio Praga Trasparenze IntraText CT - Lettura del testo |
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-4-Mi chiaman pazzo le vicine, e infatti fra tanti matti posso esser matto anch'io. Ma, affé d'Iddio, io le sento russar, le donnicciuole; oppur, da sole a sole, ingiurïar la tepida stagione o il sol che va in Scorpione... se pur qualche burlevole compare dalla bettola giunto, a giusto punto, non le fa col bastone addormentare.
Pazzo! e sia. Gelo, il verno; nell'estate dalle inferriate mi piove olio bollente... Ma nella mente, sia verno o estate, io m'ho tante vaghezze, tante nel cor dolcezze, e so sì bene errar da me lontano, per entro al mondo arcano, che, dican tutti ciò che voglion dire, brilli piena la luna, sia notte bruna, non c'è mai caso ch'io possa dormire.
Piove ? fa vento ?... o m'ho un magro tizzone, e allor, le buone veglie! ancor io sfavillo udendo il grillo. Non l'ho? penso a chi è desto oppur sognante in un letto elegante; e dico: forse e i bambini e la sposa non ti sanno di rosa come sa a me di ambrosia l'esser solo sotto un povero tetto; ma non soggetto tranne che al mio soffitto e al mio lenzuolo.
Brilla limpido e puro il firmamento? Io mi sto attento all'usignuol che geme: cantiamo insieme agli olezzi, alla pace, alla frescura della molle natura; e mille udiam risposte intorno intorno fino al nascer del giorno!... E, dican tutti ciò che voglion dire, brilli piena la luna, sia notte bruna, non c'è mai caso ch'io possa dormire.
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