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Emilio Praga Trasparenze IntraText CT - Lettura del testo |
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2 - LA STRADA FERRATA (A CLETTO ARRIGHI)
Addio, bosco di frassini ombrosi, ondeggianti campagne di biade! del villaggio tranquille contrade dove giuocano i bimbi al mattin.
Addio, pace de' campi pensosi, solitarie abitudini, addio; l'operaio sul verde pendìo già distende il ferrato cammin.
Passerà nell'antico convento, sulle fosse dei monaci estinti; se all'inferno non giacciono avvinti lo sa Iddio che stupor li corrà!
Dove il cantico, inutile, lento, si perdea per la pinta navata, volerà, dal suo genio portata, via, fischiando, la scettica età.
Che terrori nel nido latente degli ignari augelletti quel giorno! Da tugurio a capanna d'intorno che susurro, che ciancie, quel dì!
Che dirà questa povera gente, cui repente - il miracolo appare ? Vecchierelli, aspettate a spirare quando giunta la strada sia qui.
Che diran gli infelici cui preme la tremenda miseria del pane? E cui nulla concede il dimane, nella vita, che affanni e sudor?
Quando accanto all'aratro, che geme lentamente nei solchi girando, scorrerà, quasi ai pigri insultando, l'uragano del nostro vapor?
Ahi l'aratro, il congegno diletto, che diventa al confronto fatale? Veh! Coll'oro si fabbrican l'ale! Veh, se i ricchi le sanno pensar!
E, tornando al miserrimo tetto, scorderan per quel dì la canzone, e nei sogni la strana visione tornerà nuovi enigmi a fischiar.
Ma le vispe fanciulle dei campi, che cullato ancor bimbi non hanno, e ancor tutti gli stenti non sanno che si sposano ai cenci quaggiù;
ma i garzoni che guardano i lampi quando tuona, con ciglia inarcate, ma le donne, filando invecchiate, cinto il cuore di arcigne virtù,
che clamori faran sulla via, quando giunge il convoglio solenne; chi dirà di vedervi le penne, chi Satàna a tirarlo con sé;
e del fumo, che lento si svia mentre lungi già il treno è trascorso, seguiran quasi estatici il corso brontolando : « No, fumo non è!».
Ma i più furbi bisbigliano invece « Sì, che è fumo, e ai vigneti fatale: la campagna di un soffio letale può colpir tutta vasta quant'è.
Ah il Signor queste cose non fece; no, per me, non ci vado in vapore. Chi compar! L'asinello è migliore; questo almeno il Signor ce lo die'».
Razza mesta, alle celie bersaglio della plebe, cui sopra tu stai, sul mio volto quel dì non vedrai insolente il sorriso spuntar.
Ma deposto il mio caro bagaglio io verrò ne' tuoi crocchi festivi, non più in traccia di baci furtivi, ma coi maschi da senno a parlar.
E dirò: « Questo fischio fugace gira il mondo e affratella le genti, rispondetegli intorno plaudenti, cospergete il gran carro di fior.
Esso è l'arca novella di pace, che i futuri destini rinserra, non più stragi di popoli in guerra, non più schiavi di avaro lavor!
Voleran da villaggio a cittade nuovi patti: cultore e artigiano stesa ai ricchi la nòbile mano insiem l'almo edificio alzeran.
E tesoro di nuove rugiade l'umil scienza anche ai cenci concessa, vi dirà, benché in veste dimessa, sante cose, che i preti non san.
Vi dirà che gli è sacro al paese il sudore dei volti onorati, come sacro è il valor dei soldati, come sacra è la mente del Re.
Che non siete più mandre indifese, voi famiglie dei solchi dìlette, ma dal vostro vessillo protette, ma da legge che ingiusta non è.
* * *
O Musa mia, perdonami se ti ho costretta a far da moralista! Ma sai quanto mi strazii dei miseri la vista! E poiché sì cattolico e stecchito promette poco il parroco del sito,
Musa, a quel primo fischio bravi sarem, se andremo in compagnia nella turba dei poveri, sparsi lungo la via, a seminar qualche parola onesta: la mission sacrosanta, o Musa, è questa!
Ma poi pagato l'obolo, chi niegherà, mia cara, al tuo pittore di spiegar l'ali a sciogliere l'inno del suo dolore? Deh guarda che monotona pianura! Ve' in che forma han conciata la natura!
Il mio convento gotico sparve, e die' passo a un muricciuola bianco che dritto e ugual due miglia va della selva al fianco. Un ridotto di terra alzò la fronte, e questo è il nostro fulgido orizzonte.
Dimmi, in che selve vergini anderemo a studiar, Musa, dal vero? Di pali il mondo copresi che pare un cimitero; si abbatton torri e quercie e campanili, il cielo è tutto un rabesco di fili,
costumi e tipi perdonsi, presto la moda viaggierà in vapore; ammireranno i ciondoli villico e pescatore. Musa! E noi pingerem carta bollata e canterem... la fisica applicata!
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